Dopo Continental, Pirelli prepara la riscossa di Valeria Sacchi

Dopo Continental, Pirelli prepara la riscossa Nei piani del gruppo cessioni e maxiaumenti di capitale. La vicenda tedesca ha pesato per 350 miliardi Dopo Continental, Pirelli prepara la riscossa La Bank Zurìch smentisce voci di scalata alla Sip di Basilea MILANO. Tra dieci giorni gli azionisti della Pirelli Spa saranno chiamati in assemblea per l'aumento di capitale di 526 miliardi, uno dei tasselli della riscossa finanziaria del gruppo, insieme all'aumento di capitale di Sip (300 miliardi circa), quello di Pirellina (87 miliardi) e un finanziamento a medio termine di 1500 miliardi. Tutte operazioni garantite da Mediobanca, grande regista dell'operazione di riassetto, dopo il fallimento della trattativa con Continental, e tese (insieme alla vendita dei Prodotti Diversificati) a ricondurre l'indebitamento alla soglia accettabile di 2100 miliardi. La vicenda tedesca ha pesato per 350 miliardi sul bilancio del gruppo che, a livello consolidato, chiude il 1991 con una perdita di 670 miliardi. Bisogna tuttavia aggiungere che il 1991 è stato un bagno di sangue per tutte le società di pneumatici, da Goodyear a Michelin, e che, con questo rosso, Pirelli ha voluto sanare tutte, e subito, le sue pendenze. Insomma, una sorta di catarsi purificatrice, coronata dal «mea culpa» di Leopoldo Pirelli. Certo, il sogno tedesco infranto è stato un colpo, ma perché questa autoflagellazione? Qualcuno sostiene che l'impervia strada sia stata imposta da Mediobanca, in un'ottica puramente finanziaria. Non del tutto illogica, se si tiene conto che, col suo intervento, l'istituto a medio termine è divenuto di fatto un importante (forse il più importante) azionista del gruppo della gomma. Altri aggiungono che questa via di lacrime e sangue preparerebbe la successione interna al comando, da Leopoldo Pirelli al più giovane Marco Tronchetti. Tutte ipotesi possibili ma non certe. Fedele al suo temperamento di persona che non si sottrae alle responsabilità, Leopoldo Pirelli si è addossato le colpe, ed è apparso provato. Ma non bisogna dimenticare che Leopoldo è anche un lottatore, come dimostra il fatto di avere mantenuto intatto negli anni il ruolo di «padrone», pur con una quota minore del capitale. E' quindi probabile che, passata la prima tempesta, in Piazzale Cadorna torni a regnare il lavoro di squadra tra Pirelli, Marco Tronchetti, Filiberto Pittini, Vincenzo Sozzani e il nuovo amministratore delegato Piero Sierra. Intanto, in attesa che si chiarisca la situazione, fioriscono le voci e le dicerie. L'ultima, dava l'istituto zurighese Bank Zurich, guidato da Martin Ebner, come padrone di una quota del 40% della Sip di Basilea, la società attraverso la quale Pirellina controlla Pirellona. Ebner ha smentito il fatto, precisando che «Bank Zurich ha risorse di capitale per 120 milioni di franchi, il che rende praticamente impossibile l'acquisto di una quota del 40% della Sip, che ha un valore vicino al miliardo di franchi». Ha solo aggiunto che la banca ha molti clienti che «potrebbero» avere quote Sip. Trattandosi di titoli al portatore, è difficile sapere a chi facciano capo le azioni Sip. Ma in Pirelli sono tranquillissimi. E' vero che Pirelli & C ha in portafoglio solo il 38% di Sip, ma in assemblea può contare su una solida maggioranza, raggiunta con amici italiani e stranieri. Anche sul versante svizzero, la rete di protezione esiste, ed è ben stretta. Quanto ai Prodotti Diversificati, non si fa più la holding che doveva presiederne la vendita. E' perché esistono trattative in corso, o perché si è deciso di non cederli tutti? Valeria Sacchi

Persone citate: Ebner, Filiberto Pittini, Leopoldo Pirelli, Marco Tronchetti, Martin Ebner, Piero Sierra, Vincenzo Sozzani

Luoghi citati: Basilea, Milano