L'Efim spacca la maggioranza

L'Efim spacca la maggioranza Bianco (de) e Battaglia presentano un nuovo emendamento per liquidare il gruppo presieduto da Mancini L'Efim spacca la maggioranza E ilprì attacca ifondi agli enti digestione ROMA. L'Efim deve scomparire. Una parte della de e i repubblicani compatti tornano all'attacco e, con una nuova serie di emendamenti, chiedono la soppressione del più indebitato tra i tre enti di gestione pubblica. E il pri contesta con forza anche la possibile concessione di nuovi fondi alle Partecipazioni statali. Nei piani del governo ci sarebbe infatti l'attribuzione di 2000 miliardi in tre anni (400 nel '92) ad Iri ed Efim. Si tratta degli accantonamenti per una legge, la n. 42 del 1991, che permetteva ai due enti di reperire fino alO mila miliardi con prestiti e obbligazioni, e poi dichiarata incostituzionale proprio per mancanza di copertura finanziaria. Se adesso venisse ripresentato un nuovo decreto legge in questo senso i due enti (o Tiri da solo) potrebbero usare i fondi per tornare a chiedere sul mercato quei 10 mila miliardi. E se così fosse, afferma la «Voce Repubblicana», organo del pri, si tratterebbe di «un rilevante equivoco» ingenerato dal governo, perché al termine dei tre anni si rischierebbe l'aumento del debito consolidato Iri. Oggetto privilegiato della battaglia politica, comunque, resta l'Efim. Fallito il tentativo di giovedì, quando il governo ha posto alla Camera la fiducia sulla conversione in legge del decreto relativo alle privatizzazioni, eliminando così ogni emendamento - compresi appunto quelli sugli enti delle Partecipazioni statali - l'occasione per ritentare l'attacco alla diligenza guidata da Gaetano Mancini arriverà mercoledì prossimo. In quella data la commissione Bilancio di Montecitorio dovrà discutere infatti il decreto legge varato dal governo il 2 gennaio che assegna i 400 miliardi: 210 all'Iri (di cui 100 per la Rai) e 190 all'Efim. Così ieri tre deputati democristiani, Gerardo Bianco, Luigi Grillo e Vito Riggio, insieme con il repubblicano Adolfo Battaglia hanno presentato tre nuovi emendamenti al disegno di legge. In pratica viene riproposto l'emendamento presentato da Bianco il 14 novembre scorso alla commissione Bilancio della Camera durante l'esame del primo disegno di legge sulle privatizzazioni, che fu bocciato con una maggioranza di tre voti. La proposta di Bianco prevede che l'ente venga messo immediatamente in liquidazione e che «le competenze già attribuite all'Efim, il relativo personale ed i beni, ivi compresi le lartecipazioni azionarie 11 onchè tutti i rapporti giuridici I facenti capo all'ente medesimo, sono trasferiti all'Iri ed all'Eni, intendendosi di conseguenza modificate le rispettive disci¬ pline legislative e statutarie, in base all'attinenza dei settori interessati al trasferimento rispetto a quelli attualmente gestiti dai due enti». Nel'intervallo tra il suo scioglimento e i decreti che attribuiscono le attività agli altri due enti, l'Efim dovrebbe essere - sempre secondo l'emendamento - «commissariato». Uno dei nuovi emendamenti stabilisce anche che venga abolito qualsiasi fondo destinato all'Efim: i 190 miliardi che spetterebbero all'ente andrebbero invece all'Iri che vederebbe così salire i suoi finanziamenti a 400 miliardi. Un'ipotesi che piace ai democristiani, ma molto meno al pri. Sull'ente guidato da Gaetano Mancini, comunque, i giudizi sono drastici e concordi. «L'Efim è un ente disastrato - afferma Bianco -, una situazione che è sotto gli occhi di tutti. Quindi credo che la sua soppressione sia una questione che deve essere chiusa definitivamente dal Parlamento per consentire allo Stato di risparmiare». E la «Voce Repubblicana» parla di «uno stato comatoso, che il governo alimenta attraverso nuovi ingenti finanziamenti» e di «una gestione fuori controllo che non consente più alcuna seria strategia di politica industriale, che vede un livello di indebitamento finanziario superiore al fatturato», [r. e. s.] Leon Brinati commissario Cee per la concorrenza. Bruxelles lancia un nuovo ultimatum sugli' aiuti di Stato

Luoghi citati: Bruxelles, Roma