La rabbia della gente Noi in balìa del Palazzo!
SPERANZE DELUSE IVREA. «E' la prima volta che nella storia mondiale dell'informatica si arriva, in un progetto di riorganizzazione, a spaccare in quattro le organizzazioni commerciali. Ma è questa la strada per creare un'autentica azienda di successo per gli Anni Novanta». Così, a fine settembre '88, Carlo De Benedetti spiegava le ragioni della nuova struttura del gruppo. La storia di questi anni è andata in maniera diversa. Non sorprende più di tanto in un settore quale l'informatica, caratterizzato da mutamenti repentini, dalla distanza tra previsioni e risultati effettivi. E, del resto, in casa Olivetti, ormai la prudenza è la norma. Ma la velocità del cambiamento aiuta a capire lo smarrimento di questi giorni. Solo tre anni fa Vittorio Cassoni spiegava che «l'obiettivo è fare della Ois una delle system house europee di testa entro il '92, delle dimensioni di Cap Gemini». Proprio quella Cap Gemini che, di questi tempi, pare là più interessata a stringere alleanze con Ivrea. Ma attenzione, da una posizione di forza: è cresciuta Ois, ma sono cresciuti gli altri, forti di attenzioni dei governi e di patti con i privati. E ancora, nell'aprile del '90, De Benedetti era drastico. «Entro la fine del '91 - dichiarava in un'intervista a La Stampa - ci dovranno per forza essere degli accordi e credo che l'Olivetti, con la posizione che occupa in Europa, debba essere per forza coinvolta». Ma sia la francese Bull che la tedesca Siemens-Nixdorf hanno stretto i denti (grazie ai governi). Nell'89, in Olivetti, si comincia a parlare di tagli, ma solo di dirigenti. «E' tanto difficile - spiega De Benedetti - collocare i prodotti ma anche i dirigenti. Quelli da distribuire nella nuova struttura sono 650 ma certe funzioni si possono eliminare». E per gli operai? Si parla ancora di integrativi, legati al Mol. La situazione esplode dopo. «Occorre tempestività - dice De Benedetti nell'inverno del '90 - la più grande azienda informatica del mondo, la Ibm, ha ridotto del 10% i propri addetti. Se non lo facesse l'Olivetti la gente dovrebbe chiedersi se facciamo seriamente il nostro mestiere». E il futuro? «Per il '92 - dice Cassoni nel gennaio '91 - il nostro obiettivo è di riprendere ad assumere. Spero che la stagione dei tagli sia finita». Speranza delusa, con profonda amarezza di tulti.
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