Koltès censurato a furor di popolo di Osvaldo Guerrieri

Koltès censurato a furor di popolo Chambéry cancella «Roberto Zucco», la storia di un giovane assassino che aveva ucciso e stuprato proprio in quella zona Koltès censurato a furor di popolo Le reazioni: giusto rispetto del dolore o atto politico? Koltès censurato dalla paura. E' successo a Chambéry. Nella Casa della Cultura doveva andare in scena «Roberto Zucco», una delle ultime opere del drammaturgo morto per Aids nel 1989, ma, poco prima della rappresentazione e cedendo a molte pressioni, il sindaco della città, Dominique Jambon, ha cancellato lo spettacolo. «Sono responsabile della sicurezza in sala; non posso correre il rischio che si faccia violenza sul pubblico, sugli attori e sul personale», ha detto. Una decisione clamorosa. In Francia i sindaci hanno il potere | di chiudere i teatri per questioni di ordine pubblico, ma lo esercitano in casi eccezionali. A Chambéry, evidentemente, era necessario, poiché «Roberto Zucco» è un dramma che ferisce la memoria di molti abitanti di questa città della Savoia. E' ispirato a Roberto Succo, un giovane di Mestre morto suicida nel 1988, dopo aver commesso proprio in questa zona della Francia ogni sorta di delitti e di stupri. Ecco perché, all'idea che quelle malefatte venissero in qualche modo glorificate con uno spettacolo teatrale, la gente è insorta. Di particolare violenza è stata la reazione della signora Castillo, vedova di un poliziotto ucciso da Succo. La sua protesta ha trova¬ to l'appoggio di una parte del sindacato di polizia. Un agente intervistato da un'emittente locale - TV8 - ha detto: «So che ci mettiamo nell'illegalità, ma bloccheremo tutte le entrate e taglieremo la gola a chiunque osi entrare». Propositi da brivido. «E' stata una provocazione gravissima», dicono alla direzio¬ ne del TNP, il teatro produttore dello spettacolo. Essi non credono alla spontanea e comprensibile protesta di chi si sente ancora offeso dai delitti di Succo, piuttosto parlano di manovra politica del sindacato di polizia militante nella destra, che ha cercato di impedire lo spettacolo anche a Lione e a Nizza, ma senza successo. E ricordano che «Roberto Zucco» non è l'apologia di un assassino psicopatico. Lo dimostrerebbe il fatto che finora è stato accolto con successo da 20 mila spettatori senza mai suscitare indignazione o scandalo. Una brutta storia. Si ripeterà a Genova, il 6 maggio, quando «Roberto Zucco» debutterà allo Stabile con la regia di Marco Sciaccaluga e l'interpretazione di Franco Branciaroli? Ivo Chiesa, direttore del teatro, dubita. «Sono due situazioni così diverse», dice. Eppure la reazione di Chambéry lo sorprende, gli crea comprensibile disagio. Conclu¬ de: «Faremo lo spettacolo e con lo. stesso spirito del TNP e della Schaubùhne, dove "Roberto Zucco" ha avuta la sua prima messa in scena». Dunque da noi non potrebbe accadere nulla di simile. Ma soltanto perché le situazioni sono diverse? Al Teatro Testoni di Bologna non esitano a dire che «se il testo di Koltès è leggibile come un'apologia, è giusto proibirlo: bisogna rispettare il dolore». Andrei: Ruth Shammah, direttrice del Franco Parenti di Milano, non è d'accordo con il provvedimento di Chambéry, anche perché «raramente le minacce hanno un seguito. Quando organizzai il secondo festival di cultura ebraica, il teatro fu ricoperto di scritte ostili, i vetri furono frantumati. Feci ugualmente il festival e non successe nulla. Per quanto l'episodio di Chambéry sia scandaloso, mi fa piacere che un evento teatrale possa suscitare tante passioni. E' bello che la vita dia al teatro il potere di scuotere. Bravo Koltès, che scuote anche da morto,/. «Qui non è censura, è furor di popolo», dice il regista Mario Missiroli, che di Koltès ha messo in scena «Negro contro cani». Aggiunge: «Posso capire che le autorità abbiano ritenuto di dover accontentare le folle. Ma vanno sempre accontentate le folle?». Tuttavia, quando il teatro nasce dalla cronaca nera, i principii a volte diventano labili. Ne sa qualcosa Missiroli che, quando mise in scena «A proposito di Liggio», si trovò vittima non di un caso di censura ma di autocensura. «Dopo un po' di recite gli attori fecero in modo di non andare più nelle città importanti». Per paura? «E' probabile. Lo spettacolo suscitò una grande eco, ma gli attori fecero marcia indietro. Che brutto colpo». Osvaldo Guerrieri Nella foto grande il drammaturgo Koltès, nella piccola Roberto Succo il giovane delinquente suicida alle cui gesta si ispira la pièce teatrale contestata

Luoghi citati: Bologna, Chambéry, Francia, Genova, Lione, Milano, Nizza, Savoia