«Mia figlia vive nell'inferno colpa del medico» di Renato Rizzo

«Mia figlia vive nell'inferno, colpa del medico» Processo a Pordenone, il dottore: ho taciuto per non aggravare la situazione psicologica della paziente «Mia figlia vive nell'inferno, colpa del medico» «Contrario all'aborto, non mi disse che sarebbe nata handicappata» PORDENONE DAL NOSTRO INVIATO Fabiana ha 19 mesi ed un'intelligenza pronta e vivace: eppure, ancora, non dice «mamma», non abbraccia i genitori, non corre loro incontro quando le portano un giocattolo. Fabiana non parla perché ha la lingua malformata, non si stringe ad un volto che le sorride perché le sue braccia finiscono sopra il gomito, non cammina perché è nata senza una gamba e con l'altra gravemente offesa. Questa bambina dai grandi occhi di velluto che, ancora, non hanno scrutato né la rabbia né la paura, è, oggi, il povero «oggetto» d'una polemica dove si intrecciano ragioni etiche e ragioni del cuore, scelte ideologiche ed obblighi morali: è venuta al mondo il 15 maggio del '90 e solo quel giorno sua madre, nonostante si fosse sottoposta in gravidanza a quattro ecografie, ha saputo d'aver partorito una bambina irreparabilmente handicappata. Oggi la donna, Franca Villanucci Pignat, 34 anni, con il marito Pierantonio, accusa il suo ginecologo Franco Maioni, aiuto primario all'ospedale di Sacile, di aver volutamente nascosto per tutti e nove i mesi le evidenti malformazioni di cui soffriva il feto: «Un professionista della sua levatura non poteva non accorgersene. Il problema, forse, sta nel fatto che è un obiettore di coscienza e che non avrebbe potuto accettare l'ipotesi di una interruzione di gravidanza». «Ma quest'uomo chi è? E' forse Dio? - urla il fratello di Pierantonio Pignat, Giuseppe, medico a Padova -. Chi è questo dottore che decide della vita degli altri?». Ed aggiunge: «Mia cognata è portatrice sana d'una pericolosa sindrome, la traslocazione Robertsoniana, che rende ad altissimo rischio le sue gravidanze. Questeril-detteF-Maioni lo sapeva perché era stato proprio lui a seguire Franca quando nacque Fabrizia, la prima figlia, che è sanissima». Ieri Franca Villanucci ha raccontato ai giudici del tribunale di Pordenone i suoi nove mesi di ansiosa allegria scanditi dai «tutto procede nel migliore dei modi» del medico e culminati nella terribile verità di quella sera di metà maggio quando il dottor Maioni le disse che la bimba, nata poche ore prima, non era normale: «Allora gli domandai come era potuto accadere. Mi rispose: 'Non me ne sono accorto'». E il cognato Giuseppe, chiamato a testimoniare, ha ricordato lo «scontro da medico a medico» avuto in quelle stesse ore con il ginecologo: «Subito lui mi disse: "Non l'ho visto, non l'ho visto". Poi confessò: "L'ho visto quando era troppo tardi"». Il perno di questo processo che sta dividendo l'opinione pubblica è proprio qui: nei tempi. La donna si è sottoposta ad ecografia alla settima, tredicesima, trentesima e trentaseiesima . settimana di gravidanza. Secondo il giudice delle indagini preliminari, il ginecologo avrebbe potuto e dovuto accertare le malformazioni del feto sin dal secondo esame (ai margini del quale il sanitario ha, comunque, riportato insieme ad altre misurazioni, quella d'un femore della piccola). Per la difesa, invece, un'ecografia alla tredicesima settimana non sarebbe in grado di porre in evidenza carenze fisiche di questa portata. Tali diversità di opinioni dovranno dirimere entro il 28 febbraio i tre periti nominati ieri dal tribunale e quelli di parte. Il dottor Maioni, un passato da sessantottino, per quasi tre anni medico in Mozambico e, oggi, consigliere de a Sacile, per bocca dei suoi difensori avrebbe osservato che Franca Villanucci ha inspiegabilmente «saltato» l'esame alla ventesima settimana quando l'ecografo avrebbe potuto mettere in luce senza ombra di dubbi l'evoluzione degli arti del feto. Ha ribattuto la donna: «Dopo la seconda visita non mi dette un appuntamento preciso. Si limito a dirmi: "Mi telefoni quando vuol tornare". Per questo motivo ho atteso tanto. E, poi, in ogni caso, perché non mi ha spiegato nulla dopo gli ultimi due esami quando avevo ormai superato il settimo mese di gravidanza e le malformazioni di Fabiana erano eviden¬ tissime? Allora non avrei potuto neppure più abortire, se era questa la sua preoccupazione. Ma lui, no, lui diceva che tutto andava bene. Perché?». Perché, dottor Maioni? «Mi sono assunto la responsabilità di tacere per non aggravare la situazione della mia paziente. Per lei sarebbe stato un peso psicologico insopportabile» ha confessato il ginecologo alcuni giorni fa. Ma il «peso psicologico insopportabile» di una parola non detta è arrivato ugualmente, poche settimane dopo: si chiama Fabiana, vive tra Pordenone, il piccolo Cottolengo di Rubano, vicino a Padova, gli ospedali di Trieste e Bologna. Questa piccola non saprà mai che la madre, in certi giorni, ha pregato per la sua morte. Ma, forse, già si domanda perché il padre venga a trovarla solo di tanto in tanto. Tra qualche anno le spiegheranno che lui non ce l'ha fatta a sopportare il peso psicologico d'un corpicino straziato e se ne è andato di casa. Renato Rizzo

Persone citate: Franca Villanucci, Franca Villanucci Pignat, Franco Maioni, Maioni, Pierantonio Pignat

Luoghi citati: Bologna, Fabrizia, Padova, Pordenone, Rubano, Sacile, Trieste