Due colpi di pistola per l'amore finito di Giuliano Marchesini

Due colpi di pistola per l'amore finito A Brescia ragazzo uccide l'ex fidanzata e si spara, è il secondo dramma in pochi giorni Due colpi di pistola per l'amore finito La giovane stava festeggiando il compleanno in casa Lui entra a sorpresa, la porta via in auto e l'ammazza BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO Era il giorno del suo compleanno, gli amici l'aspettavano per tagliare la torta. L'hanno trovata sul sedile di un'auto: uccisa con un colpo di pistola al capo. Accanto a lei, il suo ex fidanzato, un foro di proiettile alla tempia destra. Erano morti da ore. Lei, Laura Savoldi, 24 anni, lo aveva lasciato da poco. Ma lui, Nicola Alghisi, 25 anni, le stava addosso lo stesso, non voleva mollarla. Fino a che ha sparato, contro Laura e contro di sé. Brescia sgomenta, due tragedie in quattordici giorni. La notte tra il 27 e il 28 dicembre, Davide Cella ha ucciso la sua ex ragazza, Katiuscia Razio, 16 anni: quattro colpi di spranga alla testa, il corpo infilato nel bagagliaio di una «Golf», scaricato vicino a un canale poco lontano da Bedizzole, cosparso di benzina e bruciata. E lui che presto confessa: quella furia che era nata dal rancore per l'abbandono. Malessere giovanile che diventa violenza, che uccide. Ragazze vittime di gelosie forsennate. Laura Savoldi abitava a Montirone, un paese nella campagna bresciana. Suo padre, Walter, 62 anni, è un agente di commercio in pensione, adesso a Montirone fa il giudice conciliatore; la madre, Domenica Pè, 55 anni, bada alla casa, e «stava dietro» a quella figlia. Com'era Laura, lo dice la sua migliore amica, Patrizia Monella, che sta in una casetta in fondo al paese. «Una ragazza straordinaria. Eravamo quasi sempre insieme». E insieme lavoravano, in un'azienda di confezioni femminili. «Finito il lavoro, il tempo di farci una doccia e di nuovo ci si trovava». A fare che cosa? «Le solite cose che fanno le ragazze. E poi a parlare, di vita e di cantanti. In discoteca Laura non ci andava, diceva che non le piaceva. Ultimamente si era messa a studiare l'inglese, andava due volte la settimana in un istituto della città». Tutto qua, le giornate di Laura. Ma qualche tempo fa s'era messa con quel ragazzo. Uno poco raccomandabile, Nicola Alghisi, che gli amici chiamavano «Nicky». Un'adolescenza difficile, tormentata. E qualche episodio burrascoso, tra l'84 e l'86: un furto, poi una rapina alla Banca Popolare di Bergamo, un'altra in un istituto bancario bresciano. Nicola Alghisi era uno di quelli che chiamano «disadattati». Con la sua Golf, Nicky sfrecciava per le strade, spesso si «esibiva», al bar o nella piazza del suo paese, Ghedi. E teneva in casa una pistola. Ma forse Laura Savoldi gli si era messa accanto per cercare di tirarlo fuori da quel giro balordo. Lei paziente, sempre disposta al sorriso, premurosa. Non era bastato. «Sapevo - dice Patrizia - che da qualche setti- mana si erano lasciati. Ma lei non lasciava trasparire tristezze». L'altro ieri Laura compie 24 anni. E a casa di Patrizia, per la sera, le hanno preparato una festicciola. C'è, ad aspettarla, anche sua sorella, Maria Grazia, con il marito Paolo Piccoli. Ci sono i soliti amici: Fabio, Berto, Simonetta, Sabrina, Lorenzo. I pacchetti dei regali sul tavolo, vicino alla torta. Lei arriva raggiante. Ma qualche minuto dopo qualcosa la rende inquieta: Nicky telefona da Ghedi, e dev'essere piuttosto insistente. Trascorsa una mezz'ora, il giovane arriva a bordo dell'auto, frenando a stridore davanti alla casa. «Mi raccomando - dice Laura agli amici - non comincia¬ te a tagliare la torta». E ripete: «Sarò di ritorno a minuti». Non infila nemmeno la giacca di montone. «Tanto, son due passi». Esce e sale sulla macchina. «L'auto si allontana - racconta ancora Patrizia - e noi stiamo a guardare dalla finestra». Laura non tornerà più. «Si sarà messa a parlare - si dicono gli amici -. Sai, con quello là non è mica facile, il dialogo». La aspettano fino a un quarto alle due, poi si rassegnano. «La vedrò domani, in fabbrica», dice Patrizia. Sparecchia la tavola e mette da parte i regali. La mattina dopo, nel capannone nell'azienda, il posto di Laura è vuoto. «Chiamo subito al telefono sua sorella, a Rezzato». Lei avverte i genitori, che hanno passato una notte terribile. Due ore dopo, nello spiazzo antistante il passo carraio di una fabbrica di costruzioni meccaniche, a Montirone, un uomo si ferma davanti a una «Golf». I fari sono accesi. Si avvicina, dà uno sguardo dentro e si sente gelare: quei due corpi immobili. Le portiere sono chiuse, l'uomo va a chiamare i carabinieri. Si forza il cristallo laterale della macchina, si spalancano le portiere. Laura Savoldi ha il capo reclinato, il foro del proiettile alla nuca. Nicola Alghisi le è scivolato addosso, ha ancora stretta nella mano la pistola, una Beretta calibro 7,65 con la matricola abrasa. Forse Laura ha fatto un disperato tentativo di difesa, ha abbassato la testa quando s'è vi¬ sta puntare l'arma contro. Devono essere morti sul colpo. Si potrebbe anche prospettare l'ipotesi che un colpo sia partito accidentalmente dalla pistola, stroncando la ragazza, e che poi Nicola Alghisi, sconvolto, si sia tolta la vita. Ma come si fa a credere ad una simile supposizione? Laura e Nicky devono aver parlato a lungo, nella notte. Forse lui ha tentato, stravolto, di convincerla a rimettersi con lui, di festeggiare quel compleanno da «fidanzati». Respinto, ha fatto fuoco. Nel mangianastri, sull'auto, era inserita una cassetta. Avevano ascoltato «Simply the best», l'ultima raccolta di canzoni di Tina Turner. Giuliano Marchesini Parenti e amici l'hanno attesa fino all'alba per il brindisi L'auto sulla quale sono stati trovati i corpi senza vita dei due ragazzi Laura Savoldi 24 anni e Nicola Alghisi 25 anni (sotto)

Luoghi citati: Bedizzole, Bergamo, Brescia, Ghedi, Montirone, Rezzato