Un incidente stradale ogni due minuti

Un incidente stradale ogni due minuti Indagine Ispes, l'Italia quarta in Europa per infortuni. Su 7 morti uno è un pedone Un incidente stradale ogni due minuti Novemila vittime nel '91, prima causa è l'imprudenza ROMA. In Italia si muore più di incidenti che di crimini, di traffico più che malattie infettive. Soltanto l'anno scorso le strade hanno fatto 7000 vittime, 19 al giorno. Oggi l'emozione è legata alla nebbia. Eppure, dei 300.000 investimenti, uscite di strada, ma soprattutto scontri che capitano ogni anno in media (uno ogni due minuti), due terzi non sono stati causati dal tempo cattivo o dalla strada scivolosa ma dall'imprudenza o dagli errori commessi da chi guida una vettura. A dirlo è un'indagine «istantanea» dell'Ispes, che elabora dati Istat e dell'Automobile Club italiano. Fra le vittime sono comprese anche i pedoni. Un morto su sette è una persona travolta da auto o camion mentre attraversa la strada. Ma i morti in realtà sono ancora di più, perché le statistiche considerano solo le persone decedute nel giro di una settimana dal sinistro. Nei giorni successivi muoiono ogni anno per incidente altre 2000 persone. Non che l'Italia, una volta tanto, stia peggio degli altri paesi europei. Anzi. Non solo il numero degli incidenti è da anni in diminuzione ma, nella graduatoria Cee degli infortuni stradali il nostro Paese è quarto dopo Germania, Francia e Spagna. Cinque morti ogni ora, è il tragico bilancio europeo che nel 1989 ha contato un milione e 240.000 incidenti, e un milione e 740.0000 infortunati con 46.400 morti (cinque all'ora). Più delle vittime della bomba di Nagasaki (36.000), poco meno di quelle distrutte a Hiroshima (66.000). Ma sulle strade europee si muore ogni anno. Impressionante il fatto che un terzo di chi muore è costituito da giovanissimi sotto i 25 anni, la metà ha tra i 18 e i 64 anni, il 18% sono anziani ultrasessantacinquenni. Alla Germania spetta il primato dei feriti (449.000), alla Francia quello dei morti (10.500). Ci sono anche altre differenze. Danimarca e Paesi Bassi sono caratterizzati da un'alta percentuale di ciclisti feriti. Nella Repubblica Federale tedesca si muore soprattutto in scontri automobilistici. In Gran Bretagna e Irlanda, ma anche in Portogallo e in Grecia, sono i pedoni le vittime più frequenti (17%, un terzo dei quali muore). L'Italia resta prima nelle vittime mietute da motociclette e motorini. Subito dopo vengono Portogallo, Olanda e Grecia. Altri confronti sono a nostro vantaggio. In Spagna i morti da traffico sono in aumento, lo stesso è in Belgio e Olanda. Francia e Germania hanno cifre stazionarie. In Italia , sarà per i caschi, sarà per la migliore tecnologia delle auto o per l'accresciuta consapevolezza dei guidatori, fatto sta che i morti sulle strade diminuiscono, anche se il numero degli incidenti e dei feriti invece aumenta. Dal 1975 al 1990 il numero degli incidenti stradali è cresciuto in media di 1000 l'anno. Un altro elemento negativo è la tendenza all'aumento che negli Anni Ottanta tocca regioni, come Valle d'Aosta, Veneto, Trentino, Toscana e in generale il Mezzogiorno, tradizionalmente meno colpiti. Caso esemplare la Calabria che nell'ultimo anno ha visto un aumento del 25%. Drammmatico l'aumento degli incidenti in certe regioni. In testa il Lazio con 703 incidenti in più nell'ultimo anno. Seguito a ruota da Piemonte e Emilia Romagna, con incrementi di oltre 350 infortuni stradali, dalla Liguria ( + 252), dalla Lombardia (+175). Diversa è poi la mortalità. Se in Emilia e in Liguria aumentano anche morti e feriti (+144), in Piemonte gli incidenti mortali sono decresciuti (-40). Ma il primato assoluto dell'aumento degli incidenti - ed è una novità - riguarda le grandi città dove negli ultimi quindici anni sono avvenuti in media 100.000 sinistri, 413 in più ogni anno. Roma svetta con 41.694 sinistri ( + 600 l'anno), conferma del traffico indomito e indomabile della capitale. Più ordinata, Milano non arriva alla metà: 19.062, e negli ultimi due anni la diminuzione è stata del 20%: A Torino, pur registrando un trend negativo (-57 l'anno in media), dal 1987 al 1990 il numero degli incidenti è raddoppiato e si avvicina ormai ai valorio massimi del quindicennio pari a 4031 sinistri. Gli infortuni stradali crescono anche a Genova (+166), a Palermo ( + 61), a Bologna ( + 39). A Napoli invece negli ultimi tre anni il numero si è dimezzato. La ricerca ha individuato anche le stagioni dell'anno in cui ci si scontra, e si muore, con più facilità. Sembra che i pedoni muoiano di più d'inverno, che la maggior parte degli incidenti mortali avvenga d'estate (soprattutto quelli in motocicletta), che d'automobile si perisca di più durante i grandi esodi invernali, estivi o pasquali. Corollario: ci sono più incidenti il venerdì, ma più morti il sabato e la domenica. Niente più di quel che sugerisce il senso comune. Il momento della giornata cruciale è l'imbrunire, ma pericoloso è anche il primo pomeriggio, dopo le tre, e la tarda mattina. Che fare? Secondo l'Ispes prevenire gli incidenti è possibile migliorando l'informazione per gli automobilisti, la sorveglianza, la segnaletica stradale e la tecnologia di chi controlla le strade. Anche l'industria automobilistica può dare un contributo ma, secondo l'Istituto di ricerca, la parte maggiore devono fare gli automobilisti, visto che le auto in circolazione sono ormai pari alla metà della popolazione italiana. Maria Grazia Bruzzone L'EUROPA DEL TRAFFICO A RISCHIO [VALORI ASSOLUTI E VARIAZIONI0/» 1988/1989) NUMERO MINIMO, MASSIMO E MEDIO DI MORTI PER ANNO NEGLI INCIDENTI STRADALI IN CITTA1 [PERIODO CONSIDERAT01975-1990) CITTA' TORINO MILANO VERONA VENEZIA TRIESTE GENOVA BOLOGNA FIRENZE ROMA NAPOLI BARI PALERMO MESSINA CATANIA TOTALE MASS. MEDIA 151 85^ 148' 109 71 42 _354 283_ 70 47

Persone citate: Maria Grazia Bruzzone