Oddi: tutti i segreti del Conclave

Oddi: tutti i segreti del Conclave I RETROSCENA DELLE FUMATE BIANCHE Dopo l'ipotesi di traslocare dalla Sistina un prelato svela il «dietro le quinte» Oddi: tutti i segreti del Conclave «Luciani era spaventatissimo. Su Wojtyla pieno accordo» «Un residence? Soldi buttati, meglio cambiare in blocco» MORFASSO (Piacenza) DAL NOSTRO INVIATO «Era una vita terribile quella del Conclave così come io l'ho vissuta per due volte: poveri vecchi cardinali costretti a dormire con il pitale accanto al letto, il caldo soffocante, il grande frigo nel corridoio con l'acqua minerale, le finestre sbarrate, nessuna possibilità di uscire nei giardini, ma soltanto nel cortile... Davvero potrebbe cambiare tutto? Davvero vorrebbero preparare un residence? Fanno bene. Ma mi lasci dire che però secondo me sono soldi che potevano essere spesi meglio». Sua eminenza il cardinal Oddi, 81 anni portati da sessantenne, quarant'anni di diplomazia in Medio Oriente, nell'Est comunista, a Parigi, fino al porporato cardinalizio, è ora seduto nel suo studio della casa di Morfasso, sull'Appennino in provincia di Piacenza. Sta su una poltrona importante e curiale, di uno stile che non esiterei a definire cardinalizio, così come hanno colore e odore cardinalizio, in questa casa immersa fra le nebbie di un gennaio gelido e torbido, tutti i parati e le tappezzerie, che hanno l'aria di paramenti così come i legni austeri, è inevitabile, alludono a inginocchiatoi e balaustre. Il suo anello è un Cristo d'avorio. Le mani non gesticolano e questo anziano principe della Chiesa, quest'uomo traboccante di memoria, se ne sta composto, con la sua grande croce sul petto e l'importante catena d'oro. Perché, eminenza, fare un residence per ospitare il Conclave vorrebbe dire «buttare i soldi»? Perché quella del residence è una soluzione moderna, e per fortuna umana, di una concezione vecchia, segréta, misterica della Chiesa: a che serve ormai tutto questo rituale per eleggere un Papa? A nulla. E allora, forse, si poteva smetterla definitivamente con il vecchio Conclave e passare a un'elezione alla luce del sole. Comunque, io al prossimo non ci sarò. Sua. eminenza Oddi, di conclavi se ne è fatti due: quello che elesse papa Luciani, e il successivo («è rimorto il Papa») da cui uscì quello attuale, a quel tempo arcivescovo di Cracovia, scelto, anche in omaggio al cardinal Wyszynski, arcivescovo di Varsavia, che non poteva essere eletto per i limiti d'età introdotti da Paolo VI. Com'era il clima di quei giorni, intendo la calura? Crepavamo di caldo, l'asfissia sembrava prendere il sopravvento e io mi accorsi che alcune eminenze erano sull'orlo del collasso. Allora mi ribellai e dissi: vi ordino di aprire i finestroni. Alcuni risposero: eminenza, non è permesso aprire le finestra: dalla segreteria di Stato potrebbero udire gli applausi. Capitava spesso che applaudiste, oltre che per festeg- «TraEra Dovcol p giare l'elezione? Sì, capitava. Un cardinale diceva una battuta, un altro ne rilanciava una ancora più forte... Un clima da collegio: sacro e anche un po' goliardico, insomma? I cardinali sono persone serie, ma di carne e ossa. Hanno bisogno di dormire, di parlare, di scherzare. Comunque io risposi: e anche se sentono? E feci aprire le finestre. Sul volto dei moribondi tornò il colore. Eminenza, lei faceva parte del comitato di tre cardinali sorveglianti. Insomma, dirigeva il servizio segreto del Conclave? Ma quale controspionaggio vuole che facessimo. Io non so se qualcuno ci spiasse e francamente non credo. Ma mi dica lei se nell'epoca delle microspie, e dei microfoni direzionali, una misura come quella delle finestre chiuse all'ottavo piano per non far sentire quel che si dice, non fa ridere. E' possibile che qualche cardinale portasse indosso microfoni e altre diavolerie del genere? Chi può dirlo? Nessuno può andare certo a frugare sotto la tonaca delle loro eminenze... Per questo mi sembrerebbe più ragionevole che i cardinali dormissero a casa loro, o in albergo. Il vero baluardo contro le intrusioni esterne è soltanto nella co-, scienza dei cardinali. Dove vivevate esattamente? Non posso dirlo: oltre i due archi, dove tutto viene murato, nelle stanze in cui lavora d'abitudine il personale, da qualche parte, lì erano le nostre stanze. Sa, i cardinali sono quasi tutti persone d'età, con problemi di prostata, affaticati, con un bagno ogni dieci persone: io dormivo vicino alla toilette, ma vedevo dei poveri vecchi di notte fare 60 metri di corridoio per arrivare al bagno e poi trovarlo occupato. Una pena, un'umiliazione, sapesse. Come erano i pasti? Buoni. Preparati dalle brave suore, buone cuoche, gentili, silenziose. A tavola servivano sei o sette camerieri che facevano parte del personale. Che poi erano allontanati. Sì. E i cardinali dovevano anche rifarsi il letto. E la messa? Come facevate a dir messa tutti insieme ogni mattina? Altro problema: per fortuna si poteva dire la messa collettiva, anche in 50, divisi per lingua. Ma parlavate del Papa da eleggere? Avevate la sera conciliaboli segreti? Certo. Si parlava sempre, si discuteva. Però non vorrei deluderla: si parlava, ma senza alcuna vocazione al segreto, all'intrigo. Ci chiedevamo sinceramente che cosa fosse meglio fare e ne parlavamo, non parlavamo, si può dire, d'altro. Lei deve pensare che noi crediamo tutti che lo Spirito Santo in qualche modo si esprima attraverso di noi. E poi andavate a votare. Nella Sistina. E lì, silenzio assoluto. Sull'altare un grande calice in cui deporre la scheda. Ognuno di noi veniva chiamato... Un attimo, eminenza. Su che cosa votavate? Su quale foglio? Su una scheda scritta in latino, con una domanda che adesso non ricordo bene. Lì si scrive il nome. Poi si va all'altare, che è sorvegliato da tre cardinali: gli stessi che faranno lo spoglio e che cambiano ad ogni elezione. E si depone la scheda nell'urna. Non la si depone: la si lascia cadere un po' dall'alto. Che si veda bene. Nell'atto di votare si presta un giuramento ad alta voce: «Giuro davanti a Dio di aver scelto colui che in coscienza io ritengo più idoneo a guidare la Chiesa sulla cattedra di Pietro...». In che lingua? In latino. Tutto si svolgeva in latino. Non so che cosa sarà domani, visto che il latino non lo studia più nessuno. E poi lo spoglio delle schede. Quando tutti hanno votato, i tre cardinali si dispongono davanti al calice. Il primo rimescola bene le schede, poi ne estrae una, l'apre e non dice nulla. Non dice nulla? No. La passa al secondo, che la legge e pronuncia forte il nome. Il terzo la legge a sua volta in silenzio e la depone in un secondo calice di raccolta. Che cosa si prova in quei momenti? E'difficile da spiegare, anche se è molto chiaro quel che si prova: è la sensazione di agire realmente in nomine Domini. Anche quando si vede che l'eletto non è quello per cui si è votato, si è sicuri che quello è comunque il bene della Chiesa. E il cardinale che vede addensarsi i voti sul suo nome? Il cardinale che si sente diventare Papa? Io ricordo Luciani. Era preoccupato, angosciato. Le racconto una curiosità? La prego. Dopo avere eletto papa Luciani qualcuno di noi propose di fare una cosa molto poco tradizionale: di farci una foto ricordo. E la faceste? No. E perché? Perché alla fine si scoprì che non c'era un fotografo e che nessun cardinale aveva una macchina. Ma prima di fare questa scoperta ci mettemmo tutti in posa in cortile e chiamammo il Papa appena eletto... Luciani che ancora non si era vestito da Papa. Sì, era vestito già di bianco. Bè, lui uscì e cominciò a dire, vedendoci tutti insieme per la foto che non si fece: ma signori, che cosa avete fatto, che peccato avete commesso... era veramente afflitto. Lei ha mai creduto che papa Luciani fosse stato ucciso? Neanche un minuto. Quando morì io ero a fare una conferenza ad Avignone. Appena finita la conferenza mi si avvicinò una signora che mi disse: eminenza, io so di che è morto papa Luciani. E io: ah, e di che cosa? E lei: l'ho visto con i miei occhi. Il cardinale Villot gli ha dato una pozione di veleno. Avevo a che fare con una pazza. Le dissi: certo, certo, adesso vado a Roma e lo sistemo «Siama dAbbdi p io questo Villot. E andò a Roma. Mi precipitai. E trovai questa situazione pazzesca: tutti parlavano dell'assassinio di papa Luciani. Ma chi l'ha messa in giro questa scemenza? Sta di fatto che non si volle fare l'autopsia. Fui io a impedirla. Dissi: ma come si permette questa gente di insinuare che il Santo Padre possa essere stato assassinato? Era notissino che il Papa avesse avuto un malore nel pomeriggio prendendo un tè, che non avesse voluto un medico e che poi fosse morto nel suo letto verso le undici mentre leggeva un suo testo. Ha mai avuto indiscrezioni sui Conclavi precedenti, quelli cui non ha partecipato? Mah, voci. Per esempio la voce secondo cui Eugenio Pacelli, quando fu eletto volle che si ripetesse l'elezione per avere la certezza che non si trattasse di un errore. Che cosa disse Luciani uscendo dal Conclave? Disse: Maria Vergine* io non so nulla, non conosco neppure l'annuario pontificio. Al Conclave successivo parlaste di quella morte? Certamente. E fummo tutti d'accordo: quel povero Papa era stata sommerso da una fatica eccessiva, i piedi gonfi per la cattiva circolazione, e anche quella spia che gli morì fra le braccia... Una spia morì fra le braccia di papa Luciani? Sì: era il russo, quello era più comunista di Stalin e faceva il vescovo di Stalingrado, come si chiamava? Non so, eminenza. Ma certo: Nicodemo, l'arcivescovo Nicodemo. E perché è così sicuro che quel prelato russo fosse una spia? Ma scherza? Quello era uno che viaggiava in lungo e in largo per tutto il mondo, senza essere neppure accompagnato. Ma andiamo! Arcivescovo di Stalingrado! Certo che era una spia. Ma Luciani se ne era invaghito. Diceva che nessuno sapeva parlare così bene della Chiesa, come quel russo. E gli morì fra le braccia. Fu un altro dolore bruciante in quei pochi giorni di pontificato. Lei ha baciato la pantofola ai nuovi papi? No. Il bacio del piede è stato sostitutito dall'abbraccio, dopo le proteste del cardinale Saieg di Damasco che non lo trovava dignitoso. Eminenza, lei in Conclave aveva sonni turbati, insonnie ansiose... Io? Macché. Dormivo come un ghiro. Paolo (Suzzanti «Trasferirsi? Meno male Era una cosa terribile Dovevamo dormire col pitale sotto il letto» «Siamo persone serie ma di carne e ossa Abbiamo anche bisogno di parlare e di scherzare» Il cardinale Silvio Oddi. A sinistra, papa Luciani