L'ex Kgb per fermare la rivolta del pane

L'ex Kgb per fermare la rivolta del pane Ancora rissa sulla Flotta, il comandante della Marina agli ucraini: perfidi e vigliacchi L'ex Kgb per fermare la rivolta del pane In Russia truùùe sùeciali contro i moti di ùiazza MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nel suo viaggio di propaganda nella provincia russa Boris Eltsin ha chiesto appoggio e pazienza nel difficile periodo delle trasformazioni economiche. Ma per evitare sorprese, gli uomini della sua amministrazione hanno previsto anche la variante peggiore, quella delle rivolte per il pane, ed hanno iniziato a prepararsi. Il 28 dicembre, secondo la «Nezavisimaja gazeta», il capo del superministero che controlla polizia e servizi segreti, Viktor Barannikov, ha dato ordine di «rafforzare la difesa dell'ordine pubblico e la prevenzione di reati in relazione alla liberalizzazione dei prezzi». Il provvedimento, afferma il giornale, prevede la creazione di un «corpo di reazione rapida» costituito da reparti delle truppe degli Interni. Un piano sarebbe già stato elaborato per far fronte a eventuali rivolte popolari, suscitate dal malcontento per la situazione economica, e al progetto prenderebbero parte anche le unità per la lotta al terrorismo e per il controspionaggio dell'ex Kgb. Non tutto il fronte eltsiniano ha accolto con soddisfazione le misure repressive preparate dai falchi. L'agenzia di informazioni federale, sottoposta a Eltsin, ha rilanciato un'informazione della «Bbc», secondo cui Barannikov avrebbe affermato in privato: «Il popolo è stanco della perestrojka. Solo le unità armate potranno assicurare il successo delle riforme». L'idea di una riforma economica portata avanti col pugno di ferro guadagna del resto consensi tra i collaboratori di Eltsin. E la situazione è tanto grave da rendere quasi naturali tali inclinazioni. Malgrado le aspettative, il crollo dell'Urss non ha reso più agibili le vie della riforma. I due pilastri su cui dovrebbe poggiare l'edificio della Comunità di Stati, l'unione militare e quella economica, non sono ancora stati innalzati, ma già traballano. Ieri i ministri degli Esteri repubblicani si sono riuniti con tre obiettivi: preparare il prossimo vertice comunitario, concordare una divisione delle proprietà all'estero della vecchia Urss e raggiungere un compromesso sulle questioni militari, compresa la ratifica dei trattati internazionali sul disarmo. La questione più spinosa è quella della flotta del Mar Nero, ma il testo di un giuramento di fedeltà alla Russia che Eltsin ha fatto circolare in tutti i reparti non ha fatto che aggiungere benzina al fuoco. «Credo che non vi sia alcun conflitto», ha detto il ministro degli Esteri ucraino Anatolij Zlenko, dicendosi però «sorpreso» per la dichiarazione rilasciata da Eltsin alla vigilia («la flotta del Mar Nero era, è e sarà sempre russa»). «I negoziati devono portare a soluzioni accettabili, e noi siamo pronti a lavorare in questa direzione», ha aggiunto Zlenko, ed anche il suo collega russo Anatolij Kozyrev ha usato toni conciliatori. Ma le posizioni restano lonta- ne. Il capo della flotta del Mar Nero, Kasatonov, ha definito le pretese ucraine sulla marina come «assurde; inopportune -e -irrealizzabili», e ancor più duro è stato Cernavin, comandante della marina da guerra. Ha definito «perfidi e vigliacchi» i dirigenti ucraini ed ha affermato che neanche uno dei 70 mila militari della flotta del Mar Nero ha giurato fedeltà a Kiev. Prese di posizione a favore di Eltsin sono arrivate anche dalla flotta del Pacifico, dal distretto dell'Asia centrale e dai piloti di alcuni squadroni di aerei basati in territorio ucraino, che hanno minacciato di fuggire in Russia con tutti gli aerei. Secondo alcune indiscrezioni, una delegazione russa dovrebbe recarsi oggi a Kiev per parlare con il Presidente ucraino Kravchuk e, contemporaneamente, nella capitale «ribelle» è atteso il comandante in capo delle Forze armate, Shaposhnikov. Ma i margini negoziali sono strettissimi: Cernavin si è detto disposto a cedere all'Ucraina solo due squadre di corvette e una squadriglia di elicotteri e, secondo voci non verificabili, Eltsin sarebbe pronto a tagliare il nodo della discordia con un colpo di spada. Per l'apertura della conferenza degli ufficiali di tutte le Forze armate ex sovietiche, il 17 gennaio, il Presidente russo avrebbe preparato un decreto che, in attesa della creazione di un comando comunitario, affiderebbe alla Russia il controllo delle Forze armate. Se la battaglia per il controllo dell'armata è limitata agli scontri verbali, la guerra economica tra le Repubbliche sembra avviata. L'Ucraina ha introdotto ieri i primi «assegni riciclabili», stampati in Spagna, con un corso di uno a uno rispetto al rublo. Il presidente della Banca di Stato russa, Matjukhin, si era detto convinto che nessuna valuta repubblicana avrebbe potuto competere con il rublo, ma già ieri, a Kiev, i nuovi assegni venivano pagati 13 rubli ciascuno al mercato nero. La Bielorussia si prepara a introdurre propri «assegni» e il rischio che un'enorme massa di rubli inutili si riversi sul mercato russo diventa sempre più reale. Per questo Matjukhin ha annunciato l'introduzione di «assegni» russi entro la fine del mese. In questa situazione non sorprende il pessimismo di Egor Gajdar, vice premier del governo di Eltsin: il governo è destinato a cadere, ha detto, sottolineando che ogni gabinetto «post-comunista è destinato ad essere sacrificato sull'altare delle riforme». Fabio Squillante Qui accanto scaffali vuoti in un negozio di Kiev Ieri l'Ucraina ha cominciato a utilizzare coupon in sostituzione dei rubli russi Sotto, a destra Boris Eltsin sale su un jet a Ulyanovsk