NORD ALL'OPPOSIZIONE di Luigi La Spina

NORD ALL'OPPOSIZIONE NORD ALL'OPPOSIZIONE L j ATTO di morte della decima legislatura è stato già firmato al Quirinale durante una curiosa prima colazione funebre tra Cossiga e Andreotti. E l'attacco di Andreotti agli industriali del Nord, con relativa secca risposta, annuncia una campagna elettorale non solo accesa nei toni, ma con fronti contrapposti assolutamente inediti. Esperti e meno esperti hanno deciso quasi tutto: una diarchia dc-psi, con l'aggiunta di psdi e pli, condurrà il prossimo governo; si tratta solo di stabilire, cpme ha detto Forlani, a chi andrà Palazzo Chigi. Eppure una previsione elettorale, forse ancor più facile, non sembra finora essere stata raccolta e discussa nelle sue importanti conseguenze sul sistema italiano: nella prossima legislatura il Nord d'Italia passerà all'opposizione. 1 Se si guarda, infatti, alla tendenza costante delle ultime consultazioni, tendenza molto probabilmente esasperata da un notevole suffragio elettorale che le regioni settentrionali riverseranno sulle Leghe, si può ipotizzare che la maggioranza imperniata appunto sulla de e sul psi sulla quale probabilmente si reggerà il Paese, ci sarà solo nel Centro-Sud. Il brivido freddo del vento del Nord scorre, come è ovvio, soprattutto sulle schiene democristiane nerdiste. Ma anche il psi, partito d'immagine essenzialmente padana, basti pensare al terzetto di punta Craxi-Martelli-De Michelis, rischia di trasformarsi in uno strano «monstrum» politico formato da un corpo elettorale prevalentemente meridionale che parla il milanese. Emblematica, per questo discorso, la sorte del partito liberale che sembra più legata ai generosi apporti elettorali napoletani del ministro della Sanità, De Lorenzo, che non alle fedeltà subalpine degli eredi di Cavour e di Giolitti. E' chiaro che la suggestione dell'analisi geografico-elettorale non deve essere equivocata rozzamente in una visione razzistico-leghista che, tra l'altro, dimentica il concetto costituzional-giuridico fondamentale della rappresentanza nazionale dell'eletto in Parlamento. Né può e deve autorizzare banali e vecchi pregiudizi antimeridionalisti. Ma la diversa forza regionale dei partiti prevedibilmente governativi, dal punto di vista dei voti, avrà una rapida e del tutto legittima influenza sul potere dello Stato. E' legge basilare della democrazia che il comando sia in funzione del consenso: ministri, sottosegretari, dirigenti di alto livello meridionali nella struttura pubblica e parapubblica rappresenteranno plasticamente il vero centro di gravità della'Repubblica. Lo spostamento al Sud del potere governativo corrisponde del resto, se ci si pensa un poco, alla centralità nazionale dei due fondamentali problemi della prossima legislatura, problemi tradizionalmente del Sud: la criminalità organizzata e il rapporto tra economia assistita e quella più o meno autonoma rispetto allo Stato. E la crisi economica, indebolendo la forza contrattuale di sindacati e imprenditori, contribuisce di per sé in modo notevole ad accentuare la forza e l'influenza di quello che si può chiamare il complesso politico-burocratico-elettorale del sistema italiano. Si potrebbe dire cioè, al limite del paradosso, che dopo poco più di cent'anni dalle denunce di Giustino Fortunato, la questione meridionale si sia risolta. Si apre adesso per la futura classe dirigente italiana una questione settentrionale: come far rientrare il Nord del Paese nella maggioranza di potere della Repubblica. Luigi La Spina

Persone citate: Andreotti, Cavour, Cossiga, Craxi, De Lorenzo, De Michelis, Forlani, Giolitti, Giustino Fortunato

Luoghi citati: Italia