Su sette estorsori l'ombra del maresciallo

Su sette estorsori l'ombra del maresciallo Accusati di una serie di ricatti, di loro si era occupato il sottufficiale ucciso con la moglie in un agguato Su sette estorsori l'ombra del maresciallo Lamezia, in manette anche ex agente LAMEZIA TERME NOSTRO SERVIZIO Sette arresti per estorsione. E' la prima risposta dello Stato all'uccisione del maresciallo Salvatore Aversa. L'operazione compiuta ieri notte ha portato al fermo di sette persone che, dicono gli inquirenti, «non entrano direttamente nelle indagini sull'agguato al sottufficiale, anche se l'inchiesta su di loro può essere letta come una prima tappa, seppure significativa, verso l'accertamento della verità». Ieri mattina, al commissariato di Lamezia Terme, i vertici investigativi di magistratura (il procuratore della Repubblica, Giovanni Pileggi) e della polizia (il questore di Catanzaro, Raffaele Stella; il capo dello Sco, Achille Serra; il dirigente del locale commissariato, Arturo De Felice), pur non sottovalutando la portata dell'operazione - che avrebbe sgominato una delle più aggressive organizzazioni di estorsori della piana di Lamezia Terme - hanno voluto ribadire che tra le indagini sull'omicidio di Aversa e l'inchiesta su questa frangia del racket lametino esiste una contiguità «per materia». Infatti il primo rapporto sul quale la procura della Repubblica di Lamezia Terme ha deciso di emettere i provvedimenti restrittivi è stato redatto da Salvatore Aversa che, proprio negli ultimi mesi, aveva rivolto la sua attenzione di investigatore su una serie di danneggiamenti che avevano visto colpiti operatori economici della piana di Lamezia Terme. Il suo rapporto era finito dapprima sul tavolo del vicequestore De Felice e, quindi, su quello del sostituto procuratore D'Agostino. Il frutto di quel rapporto (che sottolineava un giro di estorsioni per centinaia di milioni) è stata l'emissione di nove provvedimenti restrittivi, sette dei quali eseguiti. Tra i fermati il personaggio forse più inquietante è Francesco Vescio, 38 anni, fino allo scorso anno sottufficiale della polizia. Più in particolare Vescio aveva prestato servizio nel distaccamento della «Polaria» del¬ l'aeroporto di Lamezia Terme. Poi era stato trasferito a Firenze quindi, nel 1991, l'uscita dalla polizia per motivi che ieri volutamente sono stati taciuti. Per lui e per Carmelo Bagalà, 50 anni, Agostino Sorrenti, 44 anni, Pasquale D'Elia, 29 anni, l'accusa è quella di estorsione. Per altri tre, Pietro De Marco, 50 anni, Antonio De Fazio, 30 anni, e Vittorio Vescio, 40 anni (solo omonimo dell'altro fermato), le accuse sono quelle di danneggiamento, estorsione ed associazione per delinquere. Tra i fermati spicca la figura di Bagalà, indicato come legato al clan mafioso dei Piromalli di Gioia Tauro. Nell'ambito delle persone fermate, ci si è chiesti, ci può essere qualcuno legato direttamente o meno all'agguato ad Aversa? Su questo punto Pileggi, Serra e gli altri hanno voluto chiarire che ancora molta è la strada che bisogna percorrere da un punto di vista investigativo. Lo stesso Serra, peraltro, ha voluto ribadire chiaramente che non è detto che la pista delle estorsioni sia quella più accredi tata nelle indagini sull'omicidio. Indagini che sembrano attraversare un momento di grande tensione, anche perché si attendono gli esiti di tutti gli accertamenti che sono stati eseguiti nelle ore immediatamente successive all'agguato. Su un punto comunque Serra ha voluto essere chiaro: non è vero che la «calibro 9» usata contro Salvatore Aversa e la moglie abbia fatto la sua apparizione in altri omicidi, esplicitamen- te di matrice mafiosa. Un solo elemento nuovo nell'inchiesta: un braccialetto d'oro, di foggia marcatamente maschile, trovato accanto alla Peugeot «205» di Aversa. Un esile filo che potrebbe portare al killer anche se, ammettono gli stessi inquirenti, non è detto che si riesca a risalire non già al proprietario ma quanto meno a chi potrebbe averlo venduto. Una venatura polemica ha caratterizzato la conferenza stampa nel momento in cui si è parlato delle misure che si adottano contro il crimine. Come ad esempio le misure di sorveglianza speciale che la polizia di Lamezia Terme ha proposto per 180 persone (compresi quattro dei fermati di ieri notte) e che la sezione del tribunale di Catanzaro ha accolto in minima misura. Infine il «numero antimafia» istituito dal commissariato di Lamezia Terme due giorni fa. Il telefono sino ad oggi è rimasto completamente muto. Diego Minuti Francesco Vescio, 38 anni ex poliziotto arrestato a Lamezia