Quei murati vivi nelle torride stanze di M. Tor.
Quei murati vivi nelle torride stanze Quei murati vivi nelle torride stanze Quando il card. Siri portava in clausura il cognac CITTA' DEL VATICANO. Sono stati, a volte, Conclavi «sudati», nel vero senso della parola. I cardinali che, ad ogni morte di Papa, si sono visti murare nella «piccola città», creata all'interno del Vaticano, con il compito di capire su chi volava lo Spirito Santo per scegliere il successore di Pietro, in certi casi, hanno desiderato invano una soffiata di «ponentino». Ma la brezza ha potuto accarezzare le sacre porpore solo quando, durante l'ora d'aria, le Loro Eminenze uscivano nel cortile di San Damaso, l'unico spazio verde a disposizione dei «grandi elettori». Per il resto, specie d'estate, la clausura è stata torrida. L'interno della Cappella Sistina è già scarsamente aerato, ma alla mancanza d'ossigeno occorre aggiungere anche il guaio della «fumata». Per procurare un segnale visibile dall'esterno, è necessario riscaldare preventivamente i 35 metri della canna fumaria, causando però un ulteriore surriscaldamento del michelangiolesco ambiente, inconveniente non proprio raccomandabile a porporati molti dei quali in età avanzata. Anche per questo, forse, nella assolata estate del 1978, l'«habemus papam» non s'è fatto attendere per molto tempo. Per eleggere Giovanni Roncalli al soglio pontificio, furono necessari, invece, undici scrutini. Ma era ottobre... E' sotto le volte della Sistina che l'allora cardinale di Genova Giuseppe Siri fuma la sua prima sigaretta, «lunga e sottile» (la confessione è sua), offertagli dal collega Tappuoni, porpora orientale. Ed è ancora Siri a confessare al vaticanista Benny Lai, prima del Conclave dal quale uscì Giovanni Paolo I: «Sa cosa porto in clausura? Una mezza bottiglia di cognac. Non per me, ma per l'eletto. L'ho fatto nei precedenti conclavi, ed è servito, mi creda». Ma, trovata rapidamente l'intesa sul nome di Albino Luciani, i porporati stappano champagne, «fatto portare a tavola dai più intraprendenti commensali». Poi, fra le mura della Sistina, subentra il silenzio. Giovanni Paolo I, in attesa di prendere possesso dell'appartamento pontificio, rientra nella «cella» toccatagli in sorte: uno dei locali normalmente adibiti a ufficio centrale di statistica, situato nell'ammezzato tra il secondo e il terzo piano del palazzo apostolico. Privo persino del suo segretario, il nuovo Papa sente il bisogno di conversare. Infagottato nell'abito bianco, più grande delle sue misure, esce dalla cella e, vedendo passare un prelato, chiede un bicchiere d'acqua. Le cucine sono chiuse; ma il monsignore trova bottiglia e bicchiere e torna dal Pontefice. «Stia un po' con me, sono solo», lo prega Luciani. Il pennello di Michelagelo, quella notte, non basta a dargli coraggio, [m. tor.]
Persone citate: Albino Luciani, Benny Lai, Giovanni Paolo I, Giovanni Roncalli, Giuseppe Siri, Luciani
Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Genova
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