I serbi: volo non autorizzato Gli Osservatori smentiscono

I serbi: volo non autorizzato Gli Osservatori smentiscono I serbi: volo non autorizzato Gli Osservatori smentiscono ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO «Da quel che ci risulta finora i controllori federali di volo non avevano accordato all'elicottero della missione Cee il permesso di volo da Kaposvar a Zagabria. Gli osservatori l'avevano chiesto ma senza ottenerlo da Belgrado». E' quanto ha dichiarato alla fine del suo incontro con i rappresentanti della Cee il generale dell'esercito federale Andrija Raseta, convocato nella sede della missione Cee a Zagabria. Il ritorno di Raseta all'Hotel I, sede della missione Cee, dove ha condotto per tre mesi le trattative con la parte croata, viene giudicato dagli osservatori come un segno della volontà dei militari di continuare il dialogo. «Siamo ancora scioccati dal tragico evento. Dobbiamo fare un punto sulla situazione, ma lo spirito generale per quanto riguarda il proseguimento della nostra missione è ottimista. Vogliamo essere costruttivi» dice il portavoce ufficiale degli osservatori, il portoghese Joao Da Silva. «Per il momento abbiamo interrotto le attività, prima di tutto per il grave lutto, per cui aspetteremo che finiscano le cerimonie funebri, ma anche perché chiediamo a tutte le parti, e soprattutto all'esercito serbo, una chiara e esplicita garanzia per la sicurezza dei nostri sul terreno». Anche se non ha voluto fare commenti sull'abbattimento dell'elicottero finché non verrà chiusa l'indagine, Da Silva ha indirettamente smentito le parole del generale serbo Raseta confermando che il corridoio di volo dell'elicottero Cee era stato concordato. Ma la tesi del volo vietato sta prendendo sempre più piede anche a Belgrado. Il cetnico Seselj ha detto che i responsabili della morte dei cinque osservatori della Cee sono la torre di controllo ungherese, e l'imprudenza della stessa missione europea che non ha avvertito i controllori di volo di Belgrado. Secondo Branko Kostic, vicepresidente della ex presidenza federale jugoslava, si è trattato di un errore. Kostic ha smentito che l'ordine di attaccare l'eli- cottero sia stato dato dalla cosiddetta linea dura dell'Armata per impedire il piano di pace Onu. Non c'è alcun motivo, dice, di dubitare della volontà dei militari di applicare il piano Vance. Che Belgrado stia facendo di tutto per smentire il colpo di Stato all'interno dell'esercito appare evidente dalla tempestiva reazione del ministero della Difesa federale alle presunte dichiarazioni che l'ammiraglio Brovet, viceministro della Difesa, avrebbe fatto a Vance. Un comunicato dei militari afferma infatti che Brovet non ha mai parlato di putsch tra i generali, collegandolo all'abbattimento dell elicottero Cee. Si tratta, dice la nota, di una notizia falsa e senza fondamento, una speculazione volta a danneggiare l'Armata e i suoi sforzi di risolvere la crisi in modo pacifico. Ma anche se la capitale della vecchia Jugoslavia cerca di minimizzare le dimissioni del gen. Kadijevic e l'avvento al potere del «falco» Adzic, la situazione appare drammatica. «L'uscita di Kadijevic apre la porta alla Jugoslavia dimezzata, il che significa la continuazione della guerra» afferma il leader del movimento del rinnovamento serbo Draskovic in un'intervista. «Kadijevic aveva garantito la pace alla Bosnia, adesso non darà più fastidio a Karadzic che potrà proclamare la Repubblica Serba della Bosnia e Erzegovina. Ma ciò porterà a nuovi bagni di sangue». La previsione di Draskovic si è realizzata ieri. Il Parlamento del popolo serbo a Sarajevo ha adottato la dichiarazione con la quale proclama la nascita della Repubblica Serba della Bosnia e Erzegovina, che farà parte dello Stato federale jugoslavo. I serbi si daranno al più presto una Costituzione ed eleggeranno tutti gli organi della Repubblica. Per quanto riguarda le divisioni territoriali, sono disposti a trattare con i croati e i musulmani, le altre due comunità, nel più breve tempo possibile. A differenza dei leader serbi della Bosnia, fedeli a Milosevic, il capo della Krajina croata, Milan Babic, si è ormai schierato apertamente contro il presidente serbo: «Milosevic sta usurpando poteri che non ha, non può parlare a nome degli interessi dei serbi fuori dalla Serbia. Noi considereremo l'arrivo dei Caschi blu come una nuova occupazione. La Krajina dispone di armi sufficienti per continuare la guerra per altri 4 mesi». Questi improvvisi scontri tra dirigenti serbi sono visti a Zagabria come un nuovo gioco politico di Milosevic, pronto a tutto pur di realizzare il progetto della grande Serbia. Ingrid Badurina Qui accanto l'ex ministro i Kadijevic e il suo vice Brovet Sotto l'ex premier Markovic