Pannella: un'Europa sbagliata di Pierangelo Sapegno
Pannella: un'Europa sbagliata Il leader torna dalla Jugoslavia: ovunque il potere è corrotto e imbecille Pannella: un'Europa sbagliata Molti politici croati si sono iscritti al partito radicale «Le elezioni? Se il sistema non mi vuole, peggio per lui» va onorata, e anche contesa al monopolio di coloro che credono alla violenza militare e al militarismo. Enzo Bettiza ha scritto su «La Stampa» che le organizzazioni pacifiste italiane sono finora latitanti, tranne l'isolato Pannella che coraggiosamente fa quello che può... Io non sono isolato. Il partito radicale è quello delle 700 mila firme per i referendum, altro che isolamento. Sono isolati i pacifisti, ma è anche vero che questa volta c'è censura sulle loro posizioni. Un soldato serbo schierato con i croati nella trincea di Osijek le fece questa domanda: perché la madre Europa ci abbandona proprio adesso che crolla il comunismo in tutto il mondo? Perché questa Europa non è ancora (o non è più?) quella dei suoi sogni e dei miei. E' geneticamente figlia nella classe dominante a Roma, a Parigi, a Londra, dell'Europa della vergogna e della tragedia degli Anni 30, divisa fra la politica vile, imbecille e corrotta, suicida, già partitocratica più che democratica, dei Daladier e Lavai, dei Chamberlain e della Società delle Nazioni da una parte; e quella intollerante, criminale, fanatica di nazismo, fascismo e comunismo dall'altra. Politici imbecilli e corrotti. Davvero tutti così? Intellettualmente corrotti, politicamente imbecilli e incapaci: potrei parlare perfino di Francois Mitterrand, ma limitandoci al bordello italiano, i nomi sono di tutti coloro che hanno concorso, dal governo e dalle opposizioni di potere, a produrre in questi decenni l'occupazione di Sicilia, Calabria, Campania e delle città da parte di un esercito di loro clienti e servi-padroni; le tragedie somale e etiopiche; un debito pubblico consolidato; via via fino alla ignobile solidarietà con i putchisti di Belgrado. Gianni De Michelis, purtroppo per il psi e per noi, è un nome che va fatto con assoluta convinzione. Senta, ma qual è secondo lei la posizione più ambigua dei nostri uomini politici? Io credo che - a parte la Germania - la sinistra e il centro degli altri Paesi, così come la classe dirigente nel suo insieme, hanno creduto di poter continuare a fare i propri affari e malaffari come se questo necessariamente avesse dignità di realpolitik. I fatti li smentiranno sempre più nettamente. Facciamo un'ipotesi più o meno assurda. Se lei fosse stato ministro degli Esteri avrebbe permesso ugualmente agli uomini del suo partito di andare sul fronte in divisa? Se uno di noi fosse stato ministro degli Esteri del nostro Paese, questo avrebbe significato che in Italia si stava affermando un po' di democrazia, a scapito della partitocrazia. Con l'opinione pubblica informata, da noi oltre che dagli altri, tutta questa crisi non ci sarebbe nemmeno stata. L'assurdo, me lo consenta, non è nell'ipotesi di un ministro degli Esteri radicale, ma di questi ministri di oggi, e dei loro partiti. Va bene. Torniamo indietro. Qual è il ricordo più forte che si è portato da Osijek? Mi creda: qui in Italia, ogni giorno, ogni ora, devo acquisirne altrettanti. Diciamo che quelle trincee di fango, in quella notte di Capodanno illumina- ta a giorno come a Napoli da ben altri mortaretti, con quella notte splendida con le stelle, le parole, i baci, i silenzi, il dolore e la felicità con le quali ci accoglievano i ragazzi di Osijek, con l'emblema del partito, Gandhi, d'un tratto da loro mutato in icona nella trincea, è certo un buon ricordo, di quelli che ti fanno vivere senza far troppo ribrezzo, a se stessi almeno. Pannella, parliamo un po' dell'Italia. Le elezioni e il suo partito. In quale lista troveremo Pannella? Non ne so nulla. La tentazione intellettuale, e anche un po' morale, è quella di non presentarmi. Il Paese, quello che è, non ci vuole, non mi vuole? Tanto peggio, non per me. Noi siamo una potenzialità di governo e di efficacia che fa paura a chiunque oggi è potente. Una paura individuale, prima che politica. Legittimare questo gioco al massacro come con¬ fronto democratico mi è sempre costato, e ho spesso esplicitamente tentato di non farlo. La nostra, la mia realtà è che siamo nei fatti una sorta di riserva di saggezza e di forza per il Paese. Per il resto: fai quello che devi, e accada quello che può. Beh, almeno si può consolare. Fra un po' il suo partito sarà più croato che italiano... E più romeno, russo, ucraino, cecoslovacco, rom... A Zagabria si sono iscritti il capo del governo Grecoric, il vice premier Tomac, decine di deputati e altri ministri, sindaci e parlamentari di tutte le città. Ma senza tanta più forza qui, anche qui e innanzitutto qui, tutto sarà troppo fragile. Ne parleremo nel nostro congresso italiano di questa settimana, che sarà cer: tamente clandestino, nella sua realtà, per gli italiani. Pierangelo Sapegno Marco Pannella con la divisa dell'esercito croato
Persone citate: Chamberlain, Daladier, Enzo Bettiza, Francois Mitterrand, Gandhi, Gianni De Michelis, Marco Pannella, Pannella
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