Una legge per pensionare l'austerity di Giorgio Ruffolo

Una legge per pensionare l'austerity Dopo una giornata di confusione, il governo approva il decreto contro lo smog nelle città Una legge per pensionare l'austerity «Targhe alterne solo in casi gravi» ROMA. Targhe alterne, ma solo in casi estremi. E' questo il faticoso compromesso raggiunto ieri a tarda sera a conclusione di un improvvisato Consiglio dei ministri dopo il pasticciaccio che aveva portato il ministro dell'Ambiente Ruffolo ad un passo dalle dimissioni. Il testo del nuovo decreto non si discosta molto da quello approvato ventiquattr'ore prima. Ma le targhe alterne, abolite di fatto mercoledì sera, tornano sia pure in «situazione di comprovata gravità». A decidere saranno i sindaci, ma le iniziative di restrizione della circolazione dovranno tener conto delle indicazioni in materia di misurazioni dell'inquinamento impartite dalle Regioni. Dovrà essere messa a punto una rete di monitoraggio nazionale: per realizzare la quale è presumibile ci vorranno dei mesi. E durante questo periodo i Comuni avranno di nuovo le mani legate. Il faticoso compromesso dovrebbe servire a normalizzare la situazione del traffico nelle grandi città dopo le incertezze e i disagi della giornata di ieri, dovute alle difficoltà di interpretare le decisioni del governo. L'improvvisato Consiglio dei ministri era stato preceduto da una lunghissima riunione a Palazzo Chigi presieduta dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Nino Cristofori, e alla quale avevano preso parte i ministri interessati: dell'Ambiente, Giorgio Ruffolo, delle Aree urbane, Carmelo Conte, e degli Affari regionali, Mino Martinazzoli. Un lunghissimo incontro, durato quasi quattro ore, durante il quale è stato praticamente riscritto il decreto antinquinamento. Il nuovo provvedimento si compone di soli quattro articoli. L'emendamento più significativo è contenuto al secondo pun to che recita testualmente: «Le restrizioni generalizzate della circolazione, ivi compresa quella a targhe alterne, sono adotta te ove non sussista altra misura alternativa, dai Comuni o dalle autorità competenti, sulla base di accertamenti che rilevino condizioni generali di comprovata gravità». L'articolo quat tro prevede gli interventi delle Regioni. Esse possono individuare «criteri per la raccolta dei dati inerenti la qualità dell'aria, zone a rischio del territorio regionale, comprendenti i Comu ni destinatari delle ordinanze nella quali possono verificarsi episodi acuti di inquinamento atmosferico. Per queste zone le Regioni provvederanno alla de finizione delle autorità compe tenti alla gestione delle situazioni di allerta». Il primo commento al nuovo decreto è giunto proprio dal presidente del Consiglio. La sciando la sala di Montecitorio dove si votava per la fiducia al governo sulle privatizzazioni e dove si era svolto l'improvvisato Consiglio dei ministri, An dreotti ha detto: «Le targhe al terne domenica non ci saranno questa è la cosa importante». E rivolto ai suoi collaboratori si è raccomandato: «Ora fate bene il comunicato, altrimenti si ricomincia». Austerity in casi estremi, dunque, e mai di domenica. «Gli italiani - è stato il malizioso commento di qualcuno - potranno andare domenica 5 aprile a votare in macchina». «Sono sempre rispettoso - ha commentato invece il sindaco di Roma, Franco Carraro, giunto a Montecitorio mentre era ancora in corso il Consiglio dei ministri.- delle decisioni del governo. Io non le discuto, le applico. Tuttavia noi siamo un Paese dove si fa prevenzione zero ma siamo i più severi nella repressione. A Roma e nelle altre grandi città, si era determinata una situazione - ha aggiunto - che obbligava i cittadini ad impostare la vita a seconda delle condizioni del tempo». Nel bene o nel male, ora, tutto sembra chiaro. Sbagliato o giusto, il provvedimento del governo questa volta è comprensibile. Ma le polemiche non si placano. Specie da parte degli ambientalisti ancora irritati per le dichiarazioni contrastanti di ministri, sottosegretario e presidente del Consiglio dopo il primo decreto che annullava la circolazione a targhe alterne. Ancora ieri mattina Andreotti negava che ci fosse stato un «giallo» e Cristofori spiegava, arrampicandosi sugli specchi, che «fino al 31 gennaio i sindaci possono operare liberamente in base all'ordinanza RuffoloConte. Dal 1° febbraio l'ordinanza verrà subordinata alle scelte che verranno compiute dalle singole Regioni». Un vero pasticcio, una ragnatela di interpretazioni che avevano disorientato anche i cittadini più attenti. E la reazione era stata furibonda: da parte di associazioni ambientaliste, partiti e sindacati. Per Wwf Italia e Greenpeace: «Siamo ormai alla farsa». Governo, ministri, sottosegretari e sindaci: ognuno dà la sua versione. Il pericolo ora è che nel rimpallo di responsabilità fra Regioni e Comuni, non decida nessuno e che il palliativo delle targhe alterne invece di essere superato da misure più efficaci divenga l'unico nodo del contendere». «Dopo il fallito golpe» la Lega ambiente chiede invece le dimissioni di Cristofori per «il falso annuncio della cancellazione dell'ordinanza RuffoloConte». Sul versante politico i repubblicani parlano apertamente di «mistificazione». «Secondo Andreotti - scrive La Voce repubblicana - non c'è stato nessun giallo. Raro senso del paradosso. Sulla base dei fatti il governo dovrà ora essere chiamato a risposte meno evasive e contraddittorie di quelle che ha dato in giro sino a questo momento». Dissenso profondo esprime anche Occhetto, segretario pds, secondo il quale sulla questione delle targhe alterne si è giunti «al limite del ridicolo». Ruggero Conteduca E adesso le Regioni dovranno istituire una rete per il controllo dell'aria Nuove regole degli esperti sulle marmitte catalitiche Traffico libero nelle grandi città: Milano è stata «ripulita» dalla pioggia, a Roma il sindaco Carraro ha deciso di cestinare l'ordinanza per domenica, Torino ha confermato la zona blu. A fianco il ministro per l'Ambiente Giorgio Ruffolo

Luoghi citati: Greenpeace, Italia, Milano, Roma, Torino