Via l'Unione Sovietica dalle strade d'Italia

Via l'Unione Sovietica dalle strade d'Italia Una proposta del segretario socialdemocratico Origlia provoca reazioni e polemiche tra gli storici Via l'Unione Sovietica dalle strade d'Italia «Scomparsa come Stato, non può più dare il nome a vie e piazze» ROMA. ((Adesso basta. L'Urss è scomparsa come Stato ed è giunta l'ora che sparisca anche dalle targhe di strade e piazze d'Italia». Il segretario del psdi Antonio Cariglia è categorico: «Consideriamo questo un dettaglio? Bene io penso che le democrazie sono tali se si sa guardare anche ai dettagli. Oltretutto lì in Russia hanno abbattuto le statue di Lenin ed è dunque una anomalia che qui da noi a quel nome continuino ad esser dedicate delle vie». Quante sono le vie dedicate all'Urss? Giriamo la domanda alla Seat, la Società elenchi ufficiali degli abbonati al telefono. L'ingegner Eskandar Naziri si tuffa nel lunghissimo tabulato coi 17.258 nomi di strada che rieprrono più di una volta nei 327 Comuni più importanti, e risponde: «Le vie sono 13: a Torino, Reggio Emilia, Firenze, Roma, Siracusa ecc.». Ma il gioco si complica, perché non è so¬ lo l'Urss a non esistere più. Che ne facciamo delle 10 vie Stalingrado, ora Volgograd, e delle 2 vie Leningrado, ora San Pietroburgo? Solo due Comuni preveggenti si sono già muniti di via Russia e ben tre Comuni di via Lituania e di via Estonia. Denis Mack Smith dal suo studio di Oxford ribatte a Cariglia: «Io spero che in Italia non cambiate questi nomi. Parlo come storico: è fastidioso perdere tempo a ricostruire le vecchie denominazioni. E parlo come inglese: da noi è più di un secolo che i nomi di piazze e strade non seguono le onde della politica. Non ci sono nomi di re e di primi ministri: nessuna Palmerston o Disraeli Street, che io sappia. Neanche Churchill compare. Prevalgono i numi locali, le piccole glorie di questo o quel luogo». Aggiunge: «Capisco naturalmente le ragioni che spingono al cambiamento, ma tutto sommato ritengo che è meglio lasciare le tracce della storia». Di diverso avviso qualche lettore di Torino che ha scritto a Lo Stampa: visto che l'Urss non c'è più, aboliamo corso Unione Sovietica e recuperiamo «la cara, vecchia dizione di corso Stupinigi». La proposta sembra nascere più che altro dalla nostalgia: «Un aspetto che non è da sottovalutare», secondo il filosofo Lucio Colletti. «Mentre il villaggio globale che è il mondo diventa sempre più globale, rispunta il gusto del localismo: è un fenomeno dei nostri tempi. Per me, le amministrazioni comunali devono essere flessibili, saper ascoltare i cittadini». Ma cosa pensano della questione gli amministratori? L'assessore ai servizi demografici e alla toponomastica del Comune di Torino, il repubblicano Giuseppe Lodi, si inalbera: «In un Paese civile proposte simili di cambiamento non si esaminerebbero neppure. Noi difendiamo la democrazia con le parole, con le targhe delle strade. Ma per piacere!». E giù dati ancora: «Si ha idea di quanto costerebbe alla collettività rifare patenti, libretti di circolazione, carte d'identità? E gli anziani, a cui per qualche mese non sarà recapitata la pensione? E i fastidi per le aziende commerciali?». Claudio Al tarocca

Persone citate: Antonio Cariglia, Cariglia, Churchill, Denis Mack Smith, Disraeli, Eskandar, Giuseppe Lodi, Lenin, Lucio Colletti