L'ultimo addio al «Neiro »
L'ultimo addio al «Neiro » Si sono svolti ieri i funerali di Tino Neirotti, vicedirettore del Corriere L'ultimo addio al «Neiro » Tra la folla, tanti colleghi e Giovanni Agnelli Un cuscino di orchidee bianche appena screziate di viola, tralci morbidi che ondeggiavano sulla bara come carezze e tanti colleghi dei tempi passati come dei giorni attuali, tanti capelli bianchi ma altrettanti giovani hanno accompagnato nel suo ultimo passo Tino Neirotti, vicedirettore del Corriere della Sera e per 30 anni a La Stampa. I funerali si sono svolti ieri mattina nella chiesa Sacro Cuore di Gesù, in una via Nizza che, per qualche attimo, all'arrivo della bara e dei partecipanti che facevano capannello oltre il marciapiedi, ha avuto il traffico meno convulso, nessun clacson. La moglie Flavia con i figli Claudio e Marco, stretti l'una all'altro, parenti, amici, colleghi. Nei primi banchi, in chiesa, l'avvocato Giovanni Agnelli, presidente della Fiat e de La Stampa, con l'amministratore delegato della Fiat Cesare Romiti e Giorgio Fattori, presidente del Gruppo Rizzoli-Corsera. Presenti, il direttore de La Stampa Paolo Mieli con il condirettore Ezio Mauro, il direttore del Corriere della Sera Ugo Stille con il vicedirettore Giulio Anselmi. E ancora il vicepresidente de La Stampa Umberto Cuttica, l'amministratore delegato Paolo Paloschi, i capiredattori, i giornalisti oggi in pensione che con il «Neiro» condivisero tante battaglie negli anni del dopoguerra, i più giovani che lo conobbero come un maestro di cui seguire l'esempio. Da Milano un autobus ha accompagnato molti colleghi del Corriere della Sera nell'ultimo saluto al «Neiro»: da Luca Goldoni a Gianfranco Piazzesi a Isabella Bossi Fedrigotti, per ricordare soltanto qualche volto. E sono giunti a Torino anche il direttore del Resto del Carlino Marco Leonelli e il direttore della Gazzetta dello Sport Candido Cannavo. C'erano uomini della cultura come lo storico Angelo Ventura e Saverio Vertone. Padre Maurilio ha officiato la cerimonia ricordando il cammino di vita del «Neiro»: professionista serio, gentiluomo, padre di famiglia. Chi gli voleva bene (ed erano tanti), ricordava i suoi gioviali «Ciao, vecchio mio», «Ciao, bella», «Ciao, sei grande» che lanciava dal fondo di un corridoio appena metteva a fuoco la figura dalle sue lenti spesse; e i suoi «Usteria!», quando scopriva un fatto che gli ricordava i tempi in cui lui, cronista, affrontava Torino su un tram o in bici alla ricerca della notizia. Tino Neirotti è stato sepolto ad Azzano (Asti), in quel cimitero del quale lui apprezzava il silenzio tra la quiete di boschi e vigneti. Là, ad attenderlo, erano in 150 con il sindaco. Perché tutti quelli che lo hanno conosciuto, così allegro, modesto e solidale, non potevano non volergli bene. Simonetta Conti
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