«Finiremo tutti come l'Urss» di Maurizio Assalto
«Finiremo tutti come l'Urss» Rosenau, timori per il 2000 «Finiremo tutti come l'Urss» STI TORINO " EX Unione Sovietica sta quaggiù, l'America i quassù: ma la china è la Lì stessa». James Rosenau, professore di scienza politica e relazioni internazionali alla University of Southern California, fissa nell'aria due livelli, poi li unisce facendo scivolare la mano lungo un immaginario piano inclinato. «Senza il partito comunista, che imponeva dall'alto l'unità, quella parte del mondo non ha al suo interno valori comuni in grado di tenerla insieme. Ma da noi non è diverso. Non c'è aspetto della realtà americana in cui non si manifestino i particolarismi. Il senso di appartenenza a un'unica comunità era radicato da una forte tradizione, ma gli anni di Reagan l'hanno intaccato. Così oggi non c'è una volontà politica che permetta di affrontare il problema del deficit, non si trova più l'accordo sulla divisione dei sacrifici». Rosenau, che negli Stati Uniti dirige il prestigioso Institut for Transnational Studies, è intervenuto ieri alla Fondazione Rosselli sulla «Turbolenza nella politica mondiale». Professore, che cosa intende per turbolenza? «Questo termine non è per me una semplice metafora. Lo uso con un significato ben preciso: si riferisce alla situazione di un mondo che è diventato estremamente complesso, dinamico, segnato da grandi cambiamenti, dalla trasformazione di fondamentali istituzioni, da una crisi planetaria dell'autorità. Accanto allo Stato, che aveva un tempo il monopolio del potere, si sono moltiplicati gruppi e sottogruppi sociali sempre più attivi. Viviamo in un'epoca di instabilità. James Rosenau James Rosenau eri a Torino Il 2000 è vicino, «appena due Presidenti Usa»: fra spinte alla globalità e frammentazione ci giochiamo i prossimi anni. Per Rosenau la strada che conduce al futuro è lastricata di «ma»: «Sarà un insieme di tendenze alla cooperazione, in campo economico, tecnologico, medico. "Ma" avremo nel contempo l'esplosione delle conflittualità. Gli stessi popoli che collaborano per l'ambiente si scontrano per il territorio. Lo vediamo nei Paesi ex comunisti. Ma la frammentazione non è destinata a cessare quando tutte le nazioni avranno conquistato la sovranità: all'interno della Russia si sviluppano sempre nuovi gruppi locali che aspirano alla secessione. E lo stesso accade altrove, dall'Asia all'America Latina. In Canada una spinta disgregativa viene dal Quebec, e nel Quebec dalle tribù Mohawks. In Italia il Nord si vorrebbe staccare dal Sud». Le spinte omologanti dei massmedia non potranno alla fine prevalere? «Certo, una tv come la Cnn, che sta realizzando il villaggio globale, l'interdipendenza delle economie e delle questioni ambientali rendono il mondo più piccolo, e tutto ciò potrebbe prevalere sulla frammentazione. "Ma" si può anche sostenere che gli interessi egoistici, i campanilismi saranno tali da controbilanciare le spinte alla globalità. La gente vede in tv le stesse immagini, ma le interpreta in modo differente. Prevarrà la frammentazione o l'altra spinta, opposta ma concomitante? Non so, con una battuta potrei dire che la mia risposta dipende da come mi sveglio la mattina». Maurizio Assalto , ie
Persone citate: James Rosenau, Reagan, Rosenau
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