Primi fischi per il capitalista Eltsin

Primi fischi per il capitalista Eltsin Contestato nella tappa d'avvio del tour russo dalla gente infuriata per l'aumento dei prezzi Primi fischi per il capitalista Eltsin Cresce lo scontro sull'Armata Rossa «L'Ucraina non avrà mai la Flotta» MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Se, come dice il proverbio, il bel tempo si vede dal mattino, Boris Eltsin ha di fronte a sé alcuni giorni difficili. Partito ieri mattina da Mosca per «tastare il polso» della gente e vedere da vicino come si sviluppa la riforma economica, è stato subito oggetto di qualche contestazione, fin dalla prima tappa, in quel di Engels, nei pressi di Saratov, Russia Centrale. Secondo la Tass una «folla eccitata» l'ha «circondato», durante la visita a un negozio, e il presidente «è stato costretto a sentire le opinioni della gente, scontenta per la liberalizzazione dei prezzi». Niente di preoccupante, almeno stando alle immagini mostrate dalla TV russa. Ma Eltsin è il primo a non nutrire illusioni. Appena sceso dalla scaletta dell'aereo aveva detto: «il periodo degli applausi è finito» e, uomo di coraggio, pare deciso a continuare. Alla gente che lo premeva ha promesso stabilizzazione «entro l'anno». Prossimi obiettivi: Ulianovsk e Nizhnij Novgorod (ex Gorkij), poi Briansk e San Pietroburgo. Al ritorno a Mosca Eltsin dovrebbe tenere un importante discorso, per fare chiarezza sui numerosi «buchi neri» della situazione politica: dai lineamenti della riforma in Russia ai rapporti tra gli Stati Indipendenti della Comunità. Ma ieri il tono brusco delle sue risposte ai giornalisti ha già anticipato che l'umore del leader russo tende al tempestoso. «La flotta del Mar Nero - ha detto Eltsin in esplicita contraddizione con Kravchuk, presidente ucraino - non può appartenere a una sola repubblica. E deve sottomettersi al comando unico della Comunità». «In ogni caso - ha tagliato corto - la flotta non è ucraina». La serie di pronunciamenti degli alti vertici militari - tutti decisamente ostili alla posizione ucraina - deve aver convinto Eltsin a uscire dal riserbo degli ultimi giorni. Infatti, mentre il presidente russo diplomaticamente taceva, il vice ammiraglio Alekseeev denunciava come «illegale» la pretesa di Kiev e rivelava che «la maggior parte degli ufficiali sono contro» le pretese ucraine sulla flotta del Mar Nero e un giuramento che spacca l'esercito. Mentre secondo l'ex capo delle truppe dell'ex patto di Varsavia, generale Lobov, «per dirla francamente, l'esercito è stato messo in una situazione molto ridicola», in cui «non sa a chi è subordinato, chi serve e per quali scopi». Il comandante della flotta, ammiraglio Kasatonov, rifiutava addirittura di presentarsi ai negoziati con il governo ucraino, prendendo le parti dei 75.000 ufficiali russi che sono di stanza sul territorio ucraino. La tv russa ha mostrato ieri, del resto, le immagini del primo contingente di 300 militari di leva che ha rifiutato il giuramento all'Ucraina e che è stato di fatto costretto a lasciare la repubblica. Confusione e tensione crescono, mentre domani dovrebbero riunirsi a Mosca i ministri degli esteri della CSI. E ferve la preparazione del «congresso degli ufficiali» che, martedì prossimo al Cremlino, radunerà la protesta collettiva degli alti e medi gradi dell'esercito. I presidenti delle undici repubbliche sono stati invitati. Difficilmente verranno, ma Eltsin ci sarà e non potrà esimersi dal dare una risposta. Quale sarà, per il momento non lo sa nessuno. Ma è illuminante la lettura del decreto di Eltsin - firmato il 5 gennaio e che sarà pubblicato solo il 17 gennaio - con il testo del giuramento di fedeltà alla Russia che i soldati dovranno pronunciare. «Giuro di non usare le armi contro il mio popolo e gli organi del potere da lui legittimamente eletti.... mi impegno a effettuare il servizio militare in qualsiasi luogo nella Federazione Russa o fuori dai suoi confini... e a rispettare le leggi dello stato in cui effettuerò il servizio militare». Nessun cenno né alla Comunità di Stati Indipendenti, né a forze armate congiunte. Eltsin stesso sembra aver perduto ogni speranza di tenere insieme il pasticcio di Alma Ata. Giuliette Chiesa Eltsin arringa la folla a Engels, vicino a Saratov, nella Russia centrale Il suo viaggio «di ispezione» nella Repubblica è iniziato tra fischi e contestazioni per il drastico aumento del prezzi