«Scusate, volevo attirare l'attenzione»

«Scusate, volevo attirare l'attenzione» Minuti di terrore per Bush al banchetto di Tokyo, poi il Presidente si riaba e scherza «Scusate, volevo attirare l'attenzione» //premier giapponese ha evitato che battesse la testa Choc e paura, poi la notizia: è soltanto un'influenza WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' stata una scena impressionante. Per fortuna a lieto fine, ma impressionante. George Bush, l'uomo più importante del mondo, che perde i sensi cadendo dalla sedia e sotto il tavolo proprio nel mezzo del pranzo ufficiale della sua visita più importante del lungo viaggio in Estremo Oriente, il Giappone: poteva sembrare una simbolica coincidenza. Le ore di differenza a causa dei fusi orari hanno attutito l'effetto drammatico presso gli americani che, mentre Bush veniva meno alle 20 e 20 della sera a Tokyo, si godevano in gran parte gli ultimi minuti di sonno alle 6 e 20 del mattino. E così, quando hanno avuto la notizia e visto il filmato, hanno saputo anche che il Presidente stava bene e che quel mancamento, per quanto spattacolare, era solo l'effetto di un'influenza intestinale, altrimenti nota come gastroenterite. Non hanno avuto il tempo di preoccuparsi né per Bush né per il suo possibile successore, Dan Quayle. Ma molti hanno sicuramente pensato che quel cedimento di Bush di fronte a tutta la classe dirigente giapponese sembrava l'allegoria di una resa economica. Bush ha cominciato a sentirsi male mentre, in piedi sulla soglia della residenza del primo ministro giapponese Kiichi Mi- yazawa, riceveva gli ospiti in fila stringendo ad uno ad uno la mano. Con ogni probabilità doveva già aver accusato qualche disturbo nei giorni precedenti, dal momento che, nella notte tra lunedì e martedì, si era spinto fino a inghiottire una mezza pastiglietta di Halcion, un sonnifero molto discusso negli Stati Uniti. Del resto, a sessantasette anni, un viaggio di dodici giorni e 2600 miglia, con decine e decine di incontri, riunioni, e proditori menu, non è uno scherzo. Bush, che per il giorno dopo aveva pianificato un notevole numero di interviste, poi regolarmente concesse, e una delicata partita a tennis in coppia con l'ambasciatore Michael Armacost contro l'imperatore Akihito e suo figlio, poi regolarmente persa, voleva essere certo di svegliarsi in forma. Ma, in serata, mentre stringeva quelle mani, ha sentito montare la nausea e calare la forza delle gambe. Il suo medico personale, Burton Lee, lo ha visto pallido, coperto da un velo di sudore, e con lo sguardo stralunato. Le formalità sono state interrotte e, accompagnato dal medico, Bush si è chiuso in un bagno, dove ha vomitato più volte per parecchi minuti. Ne è uscito che era uno straccio, ma intenzionato a presenziare al pranzo ufficiale. Il primo piatto gli è stato fatale. Tra la sorpresa e lo sgomento di tutti i presenti, il Presidente è caduto dalla sedia e solo la prontezza di riflessi del primo ministro giapponese ha impedito che battesse la testa per terra. Infatti, lo sbigottito Miyazawa ha fatto in tempo ad afferrargli il capo e appoggiarselo in grembo, mentre Bush ricominciava a vomitare e gli uomini del servizio di sicurezza accorrevano con tovaglioli. Terrea ma composta, in piedi e con il tovagliolo stretto tra le mani, Barbara Bush guardava quel gruppo di uomini che adagiavano suo marito sul pavimento dietro il tavolo, dopo avergli sfilato la giacca e slacciato il colletto della camicia mentre si davano da fare anche per pulirgli la bocca. Un'autoambulanza era nel frattempo arrivata all'ingresso principale della residenza, mentre una rete televisiva giapponese forniva già il nome dell'ospedale dove sarebbe stato ricoverato il Presidente degli Stati Uniti. Ma, dopo due o tre lunghissimi minuti, Bush si è rialzato, cinereo e scarmigliato, mentre tutti gli ospiti al pranzo applaudivano. Come svegliato dai battimani, è riuscito a trovare una discreta battuta. «Volevo solo attirare un po' l'attenzione», ha biascicato con una smorfia concepita come sorriso. Sostenuto e circondato, Bush ha comunque lasciato la sala sulle sue gambe e poi, dopo che il suo più stretto consigliere, Brent Scowcroft, gli ha amorosamente infilato il cappotto e un affettuoso guardiaspalle gli ha ravviato con una mano i capelli scarmigliati, si è diretto verso la «limousine» che l'avrebbe portato all'Akasaka Palace, la residenza degli ospiti ufficiali stranieri. Burton Lee aveva già deciso che né ambulanza né ospedale erano necessari. Solo un lungo sonno e un farmaco antinausea. «Sono lieto di annunciarvi che il Presi- dente sta bene», ha annunciato Miyazawa, invitando gli ospiti a riprendere il pranzo. Scowcroft si è incaricato di leggere il «brindisi» di Bush. Barbara, ammirata per la sua forza d'animo, aveva deciso di rimanere, attribuendo, con apprezzabile spirito, il malessere del marito alla sconfìtta subita in mattinata sul campo di tennis. Più tardi, nel confermare la diagnosi di Lee, gastroenterite, il portavoce Marlin Fitzwater ha assicurato che non esiste alcun rapporto tra il mancamento del Presidente e i disturbi cardiaci del maggio scorso. Virus e cattivo cibo i soli colpevoli. «Non è stato necessario avviare nessuna procedura d'urgenza, poiché si è capito subito che non era niente», ha detto. Certo la Casa Bianca era stata avvertita e Quayle si era precipitato nel suo ufficio nell'ala Ovest. Ma vi era rimasto solo pochi minuti. «Il Presidente mantiene la sua agenda», ha aggiunto. Oggi si vedrà se potrà farlo. In caso positivo, l'episodio potrebbe venire presto dimenticato. Ma quella caduta resta il simbolo di un viaggio che non ha dato i risultati sperati. «Le cifre che abbiamo concordato qui - ha commentato un alto funzionario giapponese - da sole non bastano a vincere una rielezione». Paolo Passarmi

Luoghi citati: Estremo Oriente, Giappone, Stati Uniti, Tokyo, Washington