Adesso Washington sogna il vicepresidente Barbara

Adesso Washington sogna il vicepresidente Barbara Entusiasmo per la sua freddezza, Quayle invece fa sempre tremare Adesso Washington sogna il vicepresidente Barbara WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Forse, se, come vicepresidente, al posto di Dan Quayle ci fosse Barbara Bush, gli americani sarebbero meno preoccupati. Il malore che ha colpito ieri George Bush sarà probabilmente senza conseguenze, ma, certamente, ha richiamato alla mente di tutti la fibrillazione atriale del maggio scorso e la temibile prospettiva di una successione resa automatica da gravi ragioni di salute. L'andamento della Borsa di Wall Street ieri, che, perduti subito parecchi punti, si è poi ripresa agevolmente appena chiaro che il Presidente stava bene, può essere il paradigma del sentimento comune: l'incidente è stato archiviato come un banale malessere. Ma proprio un agente di Borsa ha detto ieri che Wall Street teme due cose: i democratici per il loro protezionismo e Quayle perché è Quayle. Il vice, nonostante abbia recuperato in immagine, resta una spina nel fianco di Bush. Barbara, invece, è uno dei principali punti di forza del Presidente. Ieri, la «first lady», è stata capace di controllarsi molto bene in una situazione difficile. E' stata forte e anche spiritosa. «Non mi so spiegare cosa può essere successo a George perché non gli era mai capitato prima ha detto in un breve discorsetto agli ospiti giapponesi, mentre il marito veniva portato a letto malfermo sulle gambe -. Ma confesso che comincio a pensare che sia colpa dell'ambasciatore». E, mentre tutti ridevano alla battuta e l'atmosfera si alleggeriva, ha aggiunto: «Lui e George hanno giocato insieme a tennis oggi contro l'imperatore e il principe della corona e sono stati conciati per le feste. Noi Bush non siamo mica abituati a perdere. E forse George ne ha sofferto più di quello che pensassi». La «first lady» è molto amata dagli americani, proprio per quell'aria da anti-primadonna, da nonna bonaria, colta e intelligente. E' amata almeno quanto Nancy Reagan era detestata. Nei giorni scorsi ha conquistato anche i giapponesi, che l'hanno calorosamente applaudita mentre si aggirava per negozi con Yoko Miyazawa, moglie del primo ministro. Qualcuno ha cercato di farle domande serie, per spingerla a salire in cattedra. «Miglioreranno i rapporti economici tra Stati Uniti e Giappone?», le hanno chiesto. E lei, schivando: «Lo spero». Poi, una pausa e: «Del resto la sapete tutti che io sono in'autorità in campo commerciale». Le hanno mostrato uno dei pochi prodotti che gli americani sperano di piazzare in Giappone: una minacciosa Harley-Davidson con draghi dise¬ gnati sul serbatoio. E Barbara: «Non mi avete mai visto a cavallo di una di queste Harley? A casa ne guido una al giorno». A Quayle non vengono addebitate particolari nefandezze. E' leale, diligente, sta al suo posto. Ma continua a essere considerato pericolosamente «inadeguato». Soprattutto se Bush... Anche il vicepresidente, però, sta recuperando qualche punto. Una lunga serie di articoli su di lui pubblicata dal «Washington Post», che ha mobilitato due «penne sacre», David Broder e Bob Woodward, sta migliorando la sua immagine. Forse la serie era stata pensata con lo scopo contrario: adesso che Bush sem¬ bra non avere più ostacoli alla rielezione, perché non insistere sul suo punto debole, Quayle?. Ma gli articoli offrono l'immagine di una persona tutto sommato normale. Molto legato alla famiglia, molto legato agli amici, appassionato di sport. In fondo, quella che poteva essere la punta avvelenata degli articoli, la ricostruzione di come Qualye pianificò attentamente la sua nomina, appare un titolo di merito. Che cosa altro dovrebbe fare un politico? Vuol dire che Quayle, almeno, sa pianificare qualcosa. Ma non da solo. Il cervello della sua carriera si chiama Marilyn. Anche per Quayle il punto forte è la moglie. [p. p.| Barbara Bush è amata dagli americani almeno quanto era detestata Nancy Reagan

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