Il match scudetto va in tv

Il match scudetto va in tv Le reti Fininvest appoggiano il Milan? Boniperti sceglie i canali della Rai Il match scudetto va in tv EBiscardifa la corte alla Juve L'ultimo incidente tra la Juventus e le reti televisive della Fininvest è scoppiato domenica al Delle Alpi dopo la partita con il Parma. A provocarlo ò stata una domanda della giornalista incaricata delle interviste negli spogliatoi: «Scusi Trapattoni, non le sembra che la Juve se la sia cavata con un po' di fortuna?». Il tecnico bianconero si è risentito. E ha risposto con una serie di espressioni colorite e qualche parolaccia, il tutto poi tagliato nel servizio trasmesso nella stessa serata a «Pressing». In precedenza il club bianconero aveva avuto altri problemi con la Rai al tempo delle polemiche per i commenti e le moviole al famoso gol annullato a Turone in Juve-Roma del campionato '80'81. In seguito, ai tesserati della Juve era stato vietato di partecipare al «Processo del lunedì», poi anche alla «Domenica Sportiva» sempre per episodi legati alla moviola. Negli ultimi tempi ai giocatori è permesso partecipare a qualunque trasmissione purché ci sia il consenso preventivo della società. Con le reti Fininvest gli attriti sono iniziati l'anno scorso per i giudizi di Sivori su Julio Cesar dopo la sconfitta a Napoli in Supercoppa. Quest'anno sempre i giudizi di Sivori hanno provocato la reazione del Trap dopo JuveFiorentina (presunto rigore per fallo di mano di Julio Cesar) e anche dopo Juve-Milan. Un altro «caso» scoppiò per il commento di Maurizio Mosca al gioco dei bianconeri contro la Cremonese. Le luci dell'ultimo set televisivo si sono spente ieri sera su uno scenario di blocchi contrapposti, comunque rivali: da un lato c'è la Fininvest, che il Trap accusa di tenere una linea filomilanista in omaggio a Berlusconi; dall'altra la Juventus con un nuovo e imprevedibile alleato: il «Processo del lunedì». Il match-scudetto si gioca sui tavoli della tv, come negli stadi. Sul filo dell'audience. E può accadere che Boniperti per rompere l'accerchiamento dei fininvestiani si rivolga a quello che è stato per anni il demonio nell'immaginario bianconero: Aldo Biscardi. I due hanno parlato nei giorni scorsi. Biscardi a Torino si è incontrato con l'amministratore delegato della Juve, ufficialmente per scambiarsi gli auguri. In realtà il colloquio è servito a sbloccare definitivamente una situazione che si era in parte risanata e a stringere una nuova amicizia utile alla Rai ma indispensabile alla Signora per garantirsi uno sfogo fraterno in tv. Anche Boniperti, che non ha mai curato con zelo le pubbliche relazioni e l'accesso ai «media», si è accorto che il panorama è cambiato. E che neppure la Juve può chiamarsi fuori dal giuoco. E' normalissimo che la Rai in qualche modo si decida, dopo un lungo periodo di conflitto assurdo, a juventinizzarsi almeno in un suo settore, intanto che la Juventus decide di concedersi alla Rai, dopo tanti veti ai suoi giocatori: la Juventus è istituzionalmente contro il Milan di Berlusconi, cioè del nemico istituzionale della Rai. Un avvicinamento è almeno fisiologico: e se poi si pensa a cosa la Juventus rappresenta in popolarità e gloria calcistica, si capisce che la Rai non deve fare neanche un minimo sforzo per andare alla Juve. Tutto questo senza entrare nel merito dell'ultima querelle scoppiata domenica pomeriggio con la reazione del Trap alle domande di una intervistatrice di Italia 1. L'importante è vivere queste realtà serenamente. Accettarle per quelle che devono essere. Senza negarle. Ci sono troppi tifosi-teppisti che stanno in fervida minacciosa attesa di un pungolo, di un pretesto, di un alibi, per rovesciare magari un'auto della Fininvest o della Rai. Parlare chiaro non è mai un brutto affare. Esiste anche nella televisione una pluralità di informazione. Ci sono tre telegionali di stato esplicitamente connotati. La stessa pluralità che esiste nella stampa scritta. Ci sono i diritti dei lettori, degli utenti, e sono diritti di scelta, di partecipazione, di condivisione di tesi, di opposizione. La stampa sportiva italiana ha prodotto quattro quotidiani con aree di diffusione e ideologie ben precise. Persino fra i giornalisti è possibile un'esibizione di tifo, che non vada a scapito della correttezza nell'interpretazione di un evento. Marino Bartoletti, responsabile dello sport Fininvest, e Irma D'Alessandro, la sua inviata domenica scorsa a Torino, ci hanno parlato ieri di Trapattoni con comprensione dei suoi atteggiamenti e con difesa dei loro atteggiamenti. Ha detto Bartoletti, fra l'altro: «Più di voler bene a Trapattoni cosa posso fare? Ho persino mancato all'etica di lavoro non mandando in onda le sue parolacce nell'intervista alla nostra inviata. Gli chiedo di pensare ad alcune cose: se le televisioni pesano sui risultati, quando lui vinse lo scudetto con l'Inter quale televisione aveva dietro? E quale per gli scudetti con la Juve? E per finire, lui pensa davvero che i mass media possano fare i gol?». Va tutto bene, se si è chiari, sinceri. L'ipotesi di un «Processo del lunedì» che risponde a «Pressing», poi di un «Appello» che risponde al «Processo» (un po' ci siamo già), e avanti così, non ci scandalizza. Mal che vada, spegnarne.) il video. Basta che sia tutto chiaro. Di contro, l'ipotesi di una televisione, così come di una stampa scritta, completamente asettica non solo non ci convince quanto a realizzabilità, ma non ci piace. Pensiamo che, nella situazione attuale, il calcio possa fare, praticando la sincerità, soltanto un buon affare, e non solo dal punto di vista morale, ma anche da quello materiale. Trapattoni la pensa così, si vede perseguitato da una televisione di parte? Lo dice, prende le sue responsabilità. Bartoletti si offende con lui, nonostante una lunga amicizia? Lo dice, come ce lo ha detto, e colpisce di rimessa: «Trapattoni è il primo a sapere che certe sue reazioni sono nel copione, per difendere i suoi giocatori». Siamo in attesa della risposta del Trap, e che sia forte e chiara come lui è. In fondo, proprio questa è la sdrammatizzazione. Più si parla di certe cose, più esse perdono la forza esplosiva. Il problema vero sta negli schieramenti non definiti, negli atteggiamenti anguuilleschi, nelle mezze parole. Il problema vero non sta nel modo diverso di vedere un fenomeno, il gioco del calcio, che proprio perchè visitato da molti occhi rivela così tante sfaccettature e cosi tante attrazioni. Il contrario sarebbe la noia, l'informazione di regime, il tifo di massa e di stato. Gian Paolo Dimezzano detto va in tv orte alla Juve

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