Il governo è pronto alla fiducia di Lucio Libertini
Il governo è pronto alla fiducia Il governo è pronto alla fiducia Maggioranza d'accordo: venerdì vota la Camera ROMA. Ogni mezzo è buono. Il governo sta tentando in tutti i modi di ottenere l'okay per il decreto legge che rende possibili le privatizzazioni. E' possibile che venga posta la questione di fiducia, una procedura che blocca automaticamente eventuali richieste di modifica. Il numero degli emendamenti proposti sarà noto alle 13 di oggi, quando scadrà il termine per la presentazione da parte dei deputati. Per il momento la maggioranza e il governo si sono impegnati a non chiedere ritocchi. Con una dichiarazione di Angelo Tiraboschi, presidente della commissione Bilancio della Camera, anche il psi, tutt'altro che entusiasta del decreto, ha sollecitato la conversione in legge senza ritocchi. Ma resistenze e perplessità non abbandonano mai un provvedimento molto contrastato. Un precedente decreto è decaduto per la mancata conversione in legge nei 60 giorni concessi dalla Costituzione. Questa volta i tempi sono nuovamente molto ristretti: il nuovo decreto scade il 3 febbraio. La conferenza dei capigruppo della Camera ha così deciso che da questa mattina l'assemblea dei deputati si occupi solo di questo argomento. L'obiettivo è arrivare al voto finale entro venerdì prossimo. A scanso di equivoci, i presidenti dei gruppi si sono limitati a fissare il calendario dei lavori solo per tre giorni: l'attenzione è concen¬ trata solo sulle privatizzazioni. Ma dopo la Camera tocca al Senato. E da Palazzo Madama arrivano già segnali bellicosi. I senatori non hanno alcuna intenzione di esaminare sbrigativamente un decreto tanto controverso e così poco amato. La loro conferenza dei capigruppo ha perciò stabilito che è necessario spendere tutta la prossima settimana per l'esame in commissione. Dal 21 gennaio l'aula dovrebbe essere in grado di cominciare la discussione generale. Se non spuntano nuovi intoppi, la conversione appare possibile. Ma i tempi sono così ridotti che è già irritato un privatizzatore come il ministro per i Rapporti con il Parlamento, il libe¬ rale Egidio Sterpa: «Ci sarà qualche problema - si rammarica - perché il senato rivendica la necessità di discutere il provvedimento in commissione». Sterpa avverte che «se il decreto non fosse approvato si creerebbe una situazione senza precedenti»: il governo avrebbe un buco di 15 mila miliardi, la somma preventivata per il 1992 con le privatizzazioni. Ma Vincenza Bono Panino, capogruppo del psdi al senato, obietta che è opportuno «esaminare il decreto con una' certa serietà». E Lucio Libertini, capogruppo di Rifondazione comunista e fermo oppositore, rivela che nella de e dalla Sinistra indipendente affiorano riserve. [r. ipp.]
Persone citate: Angelo Tiraboschi, Egidio Sterpa, Sterpa, Vincenza Bono Panino
Luoghi citati: Roma
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