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A Tbilisi la guerra continua A Tbilisi la guerra continua Fuoco su un corteo pro-Gamsakurdia TBILISI. Un gruppo di uomini armati ha aperto ieri il fuoco a Tbilisi su una folla di migliaia di persone che manifestava in sostegno di Zviad Gamsakurdia, l'ex presidente georgiano fuggito dal Paese nella notte tra domenica e lunedì, dopo aver resistito per due settimane nel palazzo del Parlamento all'assedio delle forze di opposizione. Secondo le prime testimonianze, numerose persone sono rimaste ferite. Un giornalista della «Cnn», Steve Harrigan, ha raccontato di essere stato bloccato con altri tre reporters da un gruppo di uomini che, con le armi puntate, li ha costretti a consegnare i filmati sulla dimostrazione che avevano appena girato. Il Consiglio militare che ha assunto il potere in Georgia, tuttavia, pur ammettendo di aver ordinato di bloccare la manifestazione, ha smentito che vi siano stati dei feriti. «Sono stato io che ho dato l'ordine di disperdere la folla e lo rifarei domani e dopodomani», ha dichiarato Dzhaba Ioseliani, uno dei dirigenti del Consiglio. «Siamo in stato di emergenza, abbiamo vietato tutte le manifestazioni», ha aggiunto, definendo i dimostranti «sperimentati provocatori». Il corteo era cominciato dalla stazione ferroviaria di Tbilisi e, via via che si snodava per le strade, si è ingrossato, fino a raccogliere oltre quattromila persone. I dimostranti hanno raggiunto la sede della televisione repubblicana, dove è installato il governo provvisorio, prima di ritornare verso il centro. La folla gridava «Viva Gamsakurdia», tra gli applausi della gente ai balconi e alle finestre. Improvvisamente, è apparso un gruppo di uomini armati, alcuni dei quali avevano il volto coperto, che hanno sbarrato la strada al corteo. Dopo aver sparato alcuni colpi di avvertimento in aria, hanno puntato le armi sulla folla che, in preda al panico, si è dispersa. Quello di ieri è stato il secondo attacco in pochi giorni contro una dimostrazione pacifica pro-Gamsakurdia. In quello di venerdì scorso, il bilancio fu di due morti e 25 feriti. Il Consiglio militare, che ha preso il potere, si è impegnato a creare un governo di coalizione che dovrà indire nuove elezioni. Ma il primo ministro ad interim Tengiz Sigua ha denunciato la gravità della situazione nell'ex Repubblica sovietica: bande di teppisti armati e di sostenitori dell'ex presidente si aggirano nella capitale e spesso ingaggiano conflitti a fuoco con unità della Guardia nazionale, schieratasi con l'opposizione. L'altro ieri, uno di questi scontri ha provocato 10 morti e 20 feriti. Gamsakurdia, intanto, eletto presidente nel maggio scorso e fuggito dopo 16 giorni di combattimenti, è riparato in Armenia, ma il governo di Everan ha precisato che non gli concederà asilo politico. Stando alla tv russa, una delegazione del nuovo governo georgiano è partita per l'Armenia per discutere con le autorità della vicina Repubblica caucasica sulla sorte di Gamsakurdia, probabilmente con l'intenzione di farsi consegnare l'ex presidente. Un'agenzia russa, la «Ria», sostiene che Gamsakurdia - dall'altro ieri nella città armena di Idzhevan, al confine con l'Azerbaigian - ha chiesto alle autorità armene di aiutarlo a partire per l'Occidente. [e. st.]

Persone citate: Dzhaba Ioseliani, Sigua, Steve Harrigan, Zviad Gamsakurdia

Luoghi citati: Armenia, Azerbaigian, Georgia, Tbilisi