«E' terrorismo ma gestito dalla mafia» di Giovanni Bianconi

«E' terrorismo, ma gestito dalla mafia» Caso Lamezia, chieste le dimissioni d'un sottosegretario psi. Craxi: troppe scarcerazioni «E' terrorismo, ma gestito dalla mafia» Un avvertimento la bomba al treno ROMA. Un sovrintendente di polizia ucciso a Lamezia Terme, una bomba fatta esplodere a Surbo, in provincia di Lecce: due Comuni, quelli in cui si sono verificati l'agguato e l'attentato, sciolti appena tre mesi fa per le infiltrazioni mafiose che ne impedivano un funzionamento trasparente. Per gli investigatori, dietro l'omicidio dell'ispettore Aversa in Calabria così come dietro l'esplosione dei binari in Puglia, c'è la mano della criminalità organizzata. E' dunque scattata l'offensiva contro l'iniziativa del governo che tenta di spezzare i legami tra mafia e politica locale? «Finché le indagini non dimostreranno che c'è un collegamento tra i recenti fatti e lo scioglimento dei Comuni - risponde il ministro dell'Interno Scotti - non si può sostenere che questo esista con certezza. E' chiaro però che tutti i fatti vanno visti in un quadro complessivo, e in questo quadro rientra anche quell'importante iniziativa». Dal letto dell'ospedale di Brunico in cui è ancora costretto, Scotti ha fatto diffondere nuovamente, ieri, i dati sui Consigli comunali sciolti per mafia. Sono ventuno in tutto (7 in Campania, 2 in Puglia, 6 in Calabria e 6 in Sicilia), «e sono tuttora in corso - precisa il ministero dell'Interno - indagini volte ad acquisire concreti e validi elementi per procedere all'applicazione delle misure di rigore nei confronti di altre amministrazioni locali». La pista imboccata dagli inquirenti per sciogliere l'enigma dell'attentato ai binari ferroviari, dunque, è decisamente quella che porta alle cosche mafiose. «Allo stato attuale dell'inchiesta - dice Scotti - non ci sono elementi per parlare di una strategia terroristica, mentre ce ne sono per ricondurre il fatto alla criminalità organizzata». Dalle gabbie di un'aula di giustizia, ieri, uno dei presunti boss della Sacra Corona Unita pugliese ha dichiarato che mai la malavita organizzata avrebbe fatto saltare un treno provocando centinaia di vittime innocenti. Ma il capo della Criminalpol, Luigi Rossi, aveva già risposto a questo tipo di autodifesa. Dai primi risultati dell'indagine, infatti, si deduce che chi ha messo la bomba non voleva provocare una strage, bensì dare un avvertimento. «La sistemazione dell'esplosivo - ha spiegato il prefetto Rossi alludendo al fatto chr l'ordigno era collocato a lato e non al centro dei binari - farebbe "scludere le finalità proprie J jll'attentato. Così pure manta qualsiasi elemento per avvicinare l'episiodio a fatti di terrorismo: siamo nell'ambito della criminalità organizzata e anche frammentata del Salentino, dove c'è un processo in corso nei confronti del gruppo della Sacra Corona Unita». Anche il capo della polizia Parisi certifica: «Non si è cercata la strage, è stato un gesto di intimidazione». Pur senza stabilire un collegamento diretto tra attentati e scioglimenti dei Comuni «ad alta densità mafiosa», gli uomini del Viminale sottolineano che quei decreti rappresentano un momento di svolta nella strategia anti-cosche, che può aver rotto gli equilibri preesistenti. «Il problema - dice ancora Scotti - è che in quelle zone non c'è il senso dello Stato. Le forze dell'ordine stanno lavorando come non mai, mentre è dalla comunità civile e politica locale che ci manca l'appoggio. A me hanno scritto addirittura dei preti per protestare contro lo scioglimento dei Comuni». Scusi ministro, ma sembra che il problema esista anche dentro il governo di cui lei fa parte, visto che il sottosegretario socialista ai Trasporti Petronio non era d'accordo con quella misura. Ce l'ha anche con lui? «Beh, io ho parlato della comunità civile e politica, mi riferisco a tutti. Comunque questa è una questione che riguarda Andreotti, non me». Il «caso Petronio» è destinato a sollevare altre polemiche per le interpellanze e le richieste del pds. 11 sottosegretario, proclama il responsabile dell'area «diritto e sicurezza» della Quercia Massimo Brutti, «dev'essere licenziato in tronco dal governo. E' assolutamente scandaloso che questo esponente politico continui a stare al suo posto dopo aver capeggiato la protesta contro i provvedimenti antimafia a Lamezia e dopo aver arbitrariamente attaccato le forze dell'ordine di quella città». Sull'attentato alla linea ferroviaria di Lecce, ieri, sono intervenuti molti esponenti politici, e al governo sono state rivolte numerose interpellanze e interrogazioni parlamentari. Per il presidente del Senato Spadolini «ogni azione criminale accresce il clima di sfiducia», mentre per Bettino Craxi «bombe e treni evocano ricordi tremendi. Quella di Lecce - aggiunge il segretario socialista - ha tutta l'aria di una sfida criminale allo Stato, che mi auguro riesca a reagire e a colpire con fermezza e con efficienza». Craxi parla anche dell'ultima ipotesi sollevata da Cossiga («A leggi eccezionali dice - è meglio non ricorrere se non in casi assolutamente estremi»), e batte nuovamente sul tasto della polizia che arresta e della magistratura che scarcera: «Oltre duemila assassinii sono stati compiuti da delinquenti già incriminati per omicidio, oltre ventunomila responsabili di reati sono in libertà perché i processi non sono stati fatti. Occorre mettere riparo con coraggio, coerenza e lungimiranza a tutte le sostanziali inefficienze del nostro sistema giudiziario». Giovanni Bianconi Polizia e esperti sul tratto di ferrovia dove è scoppiata la bomba Il binario divelto dall'esplosione dell'ordigno |FOTO IL QUOTIDIANO DI LECCE]

Persone citate: Andreotti, Bettino Craxi, Cossiga, Craxi, Di Lecce, Luigi Rossi, Massimo Brutti, Parisi, Spadolini

Luoghi citati: Calabria, Campania, Lamezia Terme, Lecce, Puglia, Roma, Sicilia, Surbo