Tutti i mondi ebraici a Berlino

Tutti i mondi ebraici a Berlino A 50 anni dal decreto di sterminio, un festival per ricordare Tutti i mondi ebraici a Berlino Teatro, musica: 175 manifestazioni LBERLINO A capitale tedesca si apre alla cultura ebraica. «E' il luogo al mondo J che maggiormente porta il peso della storia nei confronti degli ebrei», dice Torsten Mass, organizzatore dei «Jùdische Lebenswelten», il più grande festival di musica, teatro, arte e cultura ebraica mai presentato, che si svolgerà dal 12 gennaio al 26 aprile: oltre 200 mila prestiti dai musei di tutto il mondo, 175 manifestazioni teatrali e musicali, alle quali si aggiungeranno dibattiti e letture, documentari e filmati. Un'altra scelta scomoda dei «Berliner Festspiele», l'associazione culturale promotrice del festival. I Jùdische Lebenswelten, letteralmente «Mondi di vita ebraica», nascono dalla commemorazione dei due eventi più catastrofici nella storia del popolo ebraico. Il 20 gennaio di cinquantanni fa nella villa sul lago berlinese di Wannsee, le SS decretarono il genocidio degli ebrei in Europa. Nella riunione minuziosamente protocollata da Adolf Eichmann tutti i presenti si «accordarono allegra- mente» di evacuare 11 milioni di ebrei dall'Inghilterra al Portogallo, dalla Svezia alla Turchia. Il secondo evento commemorato è l'editto firmato cinquecento anni fa, il 31 marzo 1492, dal re cattolico Ferdinando, in base al quale gli ebrei spagnoli dovettero scegliere tra due possibilità, andarsene o convertirsi. La cultura ebraica non può e non vuole liberarsi dell'Olocau- j sto. Il festival si terrà nel Martin Gropius Bau, il grande edificio, fino a poco tempo fa a ridosso del Muro, che ospiterà anche la mostra «Topografia del terrore», un funesto percorso nella Berlino nazista, con illustrazioni di come quegli stessi edifici nel centro della capitale tedesca furono usati durante i 12 anni in cui essa fu la capitale del Terzo Reich. «Vogliamo soprattutto concentrarci sull'incredibile ricchezza della cultura ebraica dice Torsten Mass -, il pensiero, le tradizioni, l'operato di questi Mondi di vita ebraica, sono veramente sparsi in tutta la terra, da Nord a Sud, da Est a Ovest». Non c'è angolo del mondo in cui non siano presenti, da Bombay a Salonicco, al Marocco, alla Galizia. Anche gli oggetti esposti testimoniano l'internazionalità del popolo ebraico. Gli organizzatori non hanno voluto solo mostrare pezzi pregiati da esposizione, come un libro di preghiera del 1300, proveniente dai Sudeti o un cofanetto intarsiato indiano per la sinagoga, ma anche oggetti di uso quotidiano come una vecchia macchina per cucire Singer o addirittura kitsch come il candelabro ebraico americano fatto di statue della Libertà a stelle e strisce. Aprirà il festival un pezzo teatrale italiano, il Golem di Moni Ovadia e Daniele Abbado. Il golem è una delle figure più note della tradizione ebraica, la gigantesca creatura di argilla, plasmata dal rabbino Low di Praga per proteggere la gente del ghetto. Ma non si può giocare impunemente a fare il creatore: il golem impazzisce e si trasforma in una macchina di distruzione che seminerà morte e terrore nel ghetto. 11 lavoro di Ovadia e Abbado, per la prima volta in Germania, è un dramma cantato in tedesco e yid¬ dish. Alla prima di Milano nel marzo scorso, era addirittura trilingue: c'era anche una voce italiana. L'uso di lingue diverse è quello che Moni Ovadia chiama il «suono dell'esilio», l'essere cosmopolita dell'ebreo errante, che particolarmente si adatta ad introdurre un festival che cerca di presentare la cultura ebraica proprio in questa sua molteplicità. Fianco a fianco quindi le tradizioni e la musica degli scuri ebrei sefarditi del Marocco o della Turchia, accanto al cinema degli ebrei newyorkesi o al teatro yiddish degli ebrei di Galizia. Simbolicamente saranno proprio i rotoli della Torah al centro del festival, nella sala centrale del Martin Gropius Bau, che ospita le 22 stanze dell'esposizione. Gli appuntamenti salienti del programma saranno il 29 febbraio e il 1° marzo, quando Ythzak Perlman eseguirà il concerto per violino ed orchestra di Brahms con i Berliner Philharmoniker diretti da Daniel Barenboim. Francesca Predazzi Un'altra sfida scomoda dei Berliner Festspiele Topografia del terrore: volti della città capitale del Reich Nel riquadro, un'immagine del film «Golem» girato nel '20 da Raul Wegener