Fuga in Mercedes dalla Georgia di Foto Afp

Fuga in Mercedes dalla Georgia Gamsakurdia respinto dall'Azerbaigian ripara in Armenia ma non ottiene asilo Fuga in Mercedes dalla Georgia 7/ Presidente bloccato nel centro termale di Idzhevan L'opposizione adombra un ritorno di Shevardnadze MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Zviad Gamsakurdia è fuggito: con famiglia, scorta di fedeli e accompagnamento di 700 milioni di rubli delle casse statali. Alle 4 del mattino diversi gruppi .di veicoli sono riusciti ad allontanarsi dal palazzo del parlamento ormai ridotto a un ammasso di rovine. L'opposizione aveva cambiato tattica durante la notte di domenica. Invece di continuare assalti dal basso - costati un gran numero di vittime - aveva cominciato a bombardare il palazzo con mortai pesanti e cannoni piazzati sulle alture della città. Il presidente ha allora preferito, ad una morte eroica, una saggia ritirata. Ma le cose non sono andate lisce. La Mercedes di Gamsakurdia (con la moglie Manana e i tre figli) è passata indenne, insieme ad altre tre o quattro vetture, un autobus e due blindati leggeri, dirigendosi verso il confine azerbaigiano. Un'altra colonna, invece, è stata intercettata e mitragliata dai ribelli. Bilancio dell'ultimo scontro: cinque morti e decine di feriti. Nel palazzo del parlamento i vincitori si sono abbandonati all'entusiasmo ma anche - secondo testimoni oculari ad atti di rapina, oltre che a selvagge violenze contro i difensori. L'odissea notturna di Gamsakurdia era però solo all'inizio. Dopo aver attraversato la frontiera azerbaigiana, alle 6 del mat- tino, inseguito da un elicottero della guardia nazionale georgiana, il presidente deposto si è trovato di fronte a un cortese ma fermo diniego delle sorprese autorità di Baku. L'imbarazzante trattativa si è svolta, per ore, nella città di Ghiandzhà, e alla fine un secco comunicato del governo azero faceva presente che «l'arrivo di Gamsakhurdia non era stato preso in considerazione», come pure «la questione di concedergli asilo politico». La scarsa simpatia politica che il presidente azero Mutalibov manifesta verso il suo ex collega georgiano è spiegabile facilmente: Baku non vuole irritare i nuovi governanti di Tbilisi e preferisce garantirsi la neutralità della Georgia cristiana nel conflitto tra Armenia e Azerbaigian. Così Gamsakurdia è stato messo alla porta. Alle 15 di ieri la sua Mercedes, con altre cinque macchine al seguito, ha attraversato un'altra frontiera: quella che separa l'Azerbaigian dall'Armenia. E qui è cominciata un'altra difficile trattativa. Da Tbilisi fonti incontrollate avevano fatto sapere che il presidente armeno Levon Ter-Petrosian avrebbe promesso asilo politico a Gamsakhurdia. Ma la notizia era stata subito smentita dai portavoce armeni sia a Mosca che a Erevan. La Tass trasmetteva che «rappresentanti della direzione armena sono in contatto con Tbilisi per coordinare le posizioni sull'at¬ teggiamento verso Gamsakurdia», ma anche che un'eventuale decisione di «offrire temporaneo riparo» all'ex presidente e alla sua famiglia, sarebbe stata presa solo «previo appropriato consenso di Tbilisi». In ogni caso le autorità del distretto di Idzhevan, noto luogo di cura e riposo a 140 chilometri da Erevan, hanno sbarrato il passo ai circa 100 uomini della guardia armata di Gamsakurdia. Questa, almeno, era la situazione nella tarda serata di ieri, mentre l'ambasciata turca a Mosca negava che alcuna richiesta di asilo politico fosse giunta ai suoi uffici, o a quelli del consolato turco a Baku, e mentre altre fonti annunciavano già il fallimento anche del secondo negoziato e la partenza di Gamsakurdia, in aereo, alla volta di Baku, per una terza, imprecisata destinazione. A Tbilisi, intanto, il plebiscitario consenso che, appena sette mesi fa, aveva portato Gamsakhurdia alla presidenza, sembrava già volatilizzato. La gente in giubilo (nonostante gli oltre 200 morti e i quasi 1800 feriti) si è riversata nelle strade del centro, per dare occhiate spaventate alla centralissima via Rustaveli, sede dei combattimenti più feroci. I leaders vincitori - tra cui spiccano per autorità militare Zhaba Joseliani (comandante della banda armata Mkhedrioni, i «Cavalieri»), e Tenghiz Kitovani comandante della «Guardia na¬ zionale» - hanno subito lanciato segnali concilianti in diverse direzioni. Verso la Russia, in primo luogo, interrompendo subito le ostilità contro l'Ossetia del Sud. Ma il Consiglio Militare di Kitovani-Joseliani ha anche annunciato la sua prossima dissoluzione e il passaggio dei poteri ad un «consiglio politico consultivo» che dovrebbe indire nuove elezioni democratiche entro la prossima primavera e che dovrebbe essere composto da rappresentanti di tutti i partiti. Le personalità più in vista per assumere la leadership di questa difficile fase di riflessione, appaiono essere Tenghiz Sigua e Georghi Khoshtaria, rispettivamente ex primo ministro e ministro degli Esteri del governo che fu di Gamsakhurdia, ma da questi estromessi al primo segno di autonomia. Ma la novità forse più interessante è stato il cenno di Joseliani alla possibilità che Shevardnadze «torni a svolgere un ruolo nello sviluppo dei processi democratici in Georgia». E' quanto Shevardnadze aveva adombrato in un'intervista tv (realizzata nei giorni scorsi ma andata in onda ieri sera alla tv della «Comunità»): «se ciò che deve accadere avverrà (cioè se Gamsakurdia si dimetterà, ndr) allora aiuterò il mio popolo e, prima di tutto, il movimento democratico». Giulietta Chiesa Miliziani esultano davanti al Parlamento di Tbilisi A fianco: la località dove si è rifugiato il presidente Gamsakurdia (a sinistra) [FOTO AFP]

Persone citate: Gamsakhurdia, Giulietta Chiesa Miliziani, Mutalibov, Shevardnadze, Sigua, Zviad Gamsakurdia