Il killer sapeva dove trovare «Piero»
Il killer sapeva dove trovare «Piero» Mistero sull'omicidio del calabrese coinvolto nel giro delle bische e delle scommesse Il killer sapeva dove trovare «Piero» E'fuggito senza lasciare traccia protetto dall'omertà La vittima aveva un «rifugio» in Barriera Milano? Che faccia ha il killer di «Piero il calabrese»? L'uomo che giovedì sera in Barriera Milano ha ucciso Domenico Trunfio, pregiudicato calabrese coinvolto nel giro delle bische e delle scommesse, è ancora senza nome. Due giorni di perquisizioni e interrogatori non sono bastati per identificare la persona che ha teso l'agguato, ha agito senza errori ed è fuggita senza lasciare tracce dietro di sé. I carabinieri del Nucleo operativo e della compagnia Oltredora hanno passato al setaccio il fascicolo di Trunfio, battuto la zona che lui frequentava, scavato nelle sue amicizie. Bisultato: zero. Su questo omicidio, che ha inaugurato a Torino le attività della mala per il 1992, poche certezze e molta omertà. E ora si cerca la «base» torinese di Trunfio: un alloggio, un magazzino, il posto in cui l'uomo poteva rifugiarsi, quando le cose si mettevano male. Forse è proprio nella zona intorno a largo Giulio Cesare, probabilmente a pochi passi dall'incrocio tra via Feletto e via Montanaro, do¬ ve è stato ucciso. Il killer? E' un professionista. Cinque colpi, quasi certamente calibro 38, e via: un lavoro pulito. Nessuno ha visto, pochi hanno sentito gli spari, e quei pochi hanno pensato che si trattasse degli ultimi petardi di Capodanno. Ha usato una pistola a tamburo: nessun bossolo a terra, quasi nessuna possibilità di risalire all'arma utilizzata. Sapeva dove trovare il suo uomo, conosceva tutti i suoi movimenti: ha aspettato che salisse in macchina, che avviasse il motore. Ha affiancato la Uno, ha fatto fuoco. Era a piedi? Oppure in auto? Non ci sono testimoni. Pregiudicato per truffa (l'ultima, a Vercelli, pochi mesi fa), rapina e gioco d'azzardo. Il segreto della morte di Trunfio è nascosto nel suo passato, e nella sua passione per le bische. Ufficialmente commerciante ambulante di corredi da sposa, lenzuola e tovaglie. Ma senza essere titolare di licenze, senza possedere un magazzino o un furgone. La moglie, Bosalba Caon, di 41 anni e i figli, Boberto di 23, elettricista, e Massimiliano, 21, carrozziere, difendono con i denti la sua memoria, neppure ai carabinieri hanno raccontato molto di lui. Vivono nella villa di Pavarolo, sulla collina dietro Superga, in via Miravalle 5, fuori dal paese. I vicini non parlano. E i Trunfio in paese ci andavano poco. Qualcuno ricorda che lui «era una persona gentile, ma di pochissime parole». E che a casa ci stava poco. La moglie lo ha visto per l'ultima volta giovedì mattina, alle sette. E poi? La sua auto è stata notata in via Montanaro alle 16,30. E alle 21, su quell'auto, c'era pure lui, morto. Addosso, un rotolo di biglietti di banca, tre milioni in tutto. Una piccola cifra, per quelli come lui, abituati a giocare pesante.
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