Sindaco, è guerra nella dc di Giampiero Paviolo

Sindaco, è guerra nella dc Crisi dai tempi lunghi: l'incertezza in Comune rischia di coinvolgere la stabilità di Regione e Provincia Sindaco, è guerra nella dc Bonsignore lo chiede. Lega: rispettiamo i patti La crisi del dopo Zanone si complica con lo scontro interno alla de. Così la trattativa che alle 17 di venerdì pareva aver risolto tutto - riconferma dell'accordo del '90 e sindaco ai laici - si allunga a chissà quando. Il segretario de Francesco Bruno, andreottiano, prima ha sottoscritto l'accordo poi ci ha ripensato. E, ritirando quella firma, ha dato il via alla «guerra» fra le correnti de. Tra chi (Vito Bonsignore) chiede un sindaco scudocrociato e chi (Silvio Lega) propone di rispettare i patti del luglio '90. «Ma quali patti - ha detto ieri Bonsignore ai suoi, riuniti d'urgenza in via Piffetti -. Alle trattative del '90 Bruno non c'era. E venerdì gli altri ne hanno approfittato. Ma io quelle lunghe notti di confronto le ho vissute. Ho detto lealmente sì a Zanone. Quando chiesi cosa sarebbe accaduto se l'ex ministro se ne fosse andato, nessuno mi rispose». Ha aggiunto: «Chi insiste sull'intesa fantasma per il dopo Zanone deve uscire allo scoperto, dire con chi, come e quando l'ha discussa. Certo non ufficialmente. Soprattutto, se ne assuma la responsabilità». Un sindaco de scombinerebbe gli equilibri faticosamente costruiti in Begione e in Provincia, ma Bonsignore non si preoccupa: «Se gli altri partiti vogliono ridiscutere tutto, il tavolo è aperto». Immediata la replica di Giampaolo Zanetta, segretario pro¬ vinciale vicino a Lega: «Per noi l'accordo del '90 esiste. Comune, Provincia e Begione hanno lavorato bene. Perché cambiare?». Bibatte Bonsignore: «Torino vive una congiuntura negativa, con rischio di recessione. Ha bisogno di un sindaco forte: la de, partito di maggior peso nella coalizione in Comune, è in grado di offrire uomini capaci». Zanetta non cede: «I vertici di Provincia e Begione non si toccano, mentre per il Comune bisogna dare in fretta un segnale di stabilità ai cittadini». Gianfranco Morgando (Forze Nuove) è d'accordo: «La decisione di Zanone ha dimostrato la debolezza della scelta del '90. Non aggiungiamo errore ad errore rimettendo in discussione enti dove si è lavorato bene». Il tentativo di salvare il presidente della giunta regionale rischia di dividere la sinistra, che vede un esponente del gruppo Goria - il vicesindaco Franco Pizzetti - in corsa per la poltrona di primo cittadino. Pizzetti tace. Parla a malincuore il ministro dell'Industria Guido Bodrato. Osserva: «Gli accordi programmatici del '90 vanno rispettati. Ma il sindaco si può ridiscutere». Poi invita i dirigenti de ad evitare la polemica fuori dagli organi di partito. L'appello è raccolto dagli uomini del terzo polo (Picchioni, Calieri, Botta, Bossi di Montelera e Angeleri). Definiscono «personale» l'atteggiamento assunto dal segretario cittadino e chiedono che si riunisca la direzione. «Non vogliamo valutare la validità o meno delle intese raggiunte nel '90. Ma l'elezione del sindaco non può essere riservata ereditariamente a quei partiti che non sono stati pari alle attese della città». In attesa del chiarimento una cosa sola pare certa: la de chiederà agli alleati di spostare la data del prossimo vertice di maggioranza, perché il 12 ha già un impegno. E che impegno: l'incontro con il cardinale, monsignor Saldarmi. Giampiero Paviolo Giuseppe Sangiorgio Vito Bonsignore, de Lega: «Rispettare i patti del '90» Bodrato: «Ma il sindaco si può ridiscutere»

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