Al Caffè con Paulucci e Quaglino

Al Caffè con Paulucci e Quaglino Personaggi di città: i ricordi del pittore Adriano Sicbaldi che si definisce «ultimo affreschista» Al Caffè con Paulucci e Quaglino Quando il Nazionale era ritrovo degli artisti C'era una volta il Caffè Nazionale, tempio di pettegolezzi e fucina di idee. C'era una volta la Torino degli artisti, che intorno a un tavolo discutevano e si confrontavano. Adriano Sicbaldi, classe 1911, pittore («sono l'ultimo affreschista»), già docente all'Accademia Albertina, rimpiange quegli anni. Nostalgia? No, non si tratta soltanto di questo, di «vaghi cigolìi dell'anima», come li descrive il poeta: la città dice - ha perso molti degli antichi entusiasmi culturali, dei fervori che l'hanno alimentata per decenni, facendone un crocevia di iniziative, di volta in volta capitale del cinema e della radio, dell'industria e della moda, dell'arte e dell'editoria. Di quei giorni formidabili resta un quadro - Artisti al caffè che Sicbaldi ha dipinto nel '41 «un po' sull'esempio dei pittori francesi dell'800». Un tema che hanno ripreso anche Palazzi con i suoi «Frequentatori di Bagutta» e Renato Guttuso con il celebre «Caffè Greco». La tela, 180 per 120, troneggia nello studio che l'ex docente dell'Accademia ha ricavato in una soffitta di piazza Vittorio spalancata sul Po. Sull'Europa infuriava la guerra ma, nonostante feroci avvisaglie, sembrava ancora lontana da Torino. E ai tavoli del Nazionale, dove si poteva anche pranzare («ristorante ottimo, il conto non superava mai le due lire»), si sedevano i pittori di una stagione irripetibile. Il caffè, affacciato sui portici di via Po 20, era ricco di forme neoclassiche, marmi, dorature, velluti rossi e specchi che s'indovinano anche nei toni tenui del dipinto. E, poi, appena discosti, ecco Enrico Paulucci e Alberto Cravanzola, che si attardano a chiacchierare in piedi; in primo piano, Gigi Morbelli, Massimo Quaglino, Ermanno Politi, Giulio Benzi, Miradio Pasquali e Michele Guerrisi. Sicbaldi si è ritratto seduto tra loro e conta ora, elencando sulle dita magre, chi c'è, chi non c'era e chi non c'è più. Mancano, tra gli abituali frequentatori d'allora, Luigi Spazzapan e Mino Rosso, Giulio Da Milano e Teonesto Deabate. E manca Italo Cremona in quel tempo a Roma per impegni cinematografici: «Era creatore straordinario di scenografie». «Aveva lo studio all'ultimo piano, proprio sopra il Nazionale». Qui Cremona ha dipinto «interni» e «vedute» di via Po, «alcuni dei suoi lavori più significativi». Un paio di stanze, in passato, erano state lo studio fotografico Dall'Armi, celebre per i ritratti di laureandi e di insegnanti («le foto venivano esposte per strada, una celebrazione che oggi farebbe come minimo sorridere»). Nel corso di un bombardamento, uno spezzone incendiario investì l'edificio di via Po 20, demolì lo studio di Cremona («per fortuna, la moglie, Danila, spinta da chissà quale misteriosa forza premonitrice, aveva ritirato le tele, mettendole in salvo») e, insieme, danneggiò in modo irreparabile il Caffè Nazionale. Restano di quel ritrovo di artisti e intellettuali vecchie foto con ufficiali ed eleganti signore, simbolo d'una Torino compassata. E soprattutto, significativo, resta il quadro di Sicbaldi. «Lo donerò alla città», annuncia. Un «come eravamo» che sa di storia, non di sterile rimpianto. Adriano Sicbaldi, 80 anni, e il quadro «Artisti al caffè» dipinto nel '41

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