Nelle mani del signor Rossi
Nelle mani del signor Rossi Torna la A con Milan-Napoli, dove avrà un peso anche il portiere antidivo Nelle mani del signor Rossi «Non conta la notorietà, valgono le parate» MILANO DAL NOSTRO INVIATO Dopo venti giorni l'Italia torna allo stadio. Campo principale San Siro, Milan capolista contro Napoli terza forza. La seconda, la Juve, aspetta un Parma che ha ancora ambizioni. I confronti Baresi-Blanc, Albertini-Zola, Van Basten-Careca hanno riempito i giornali. Ma la partita chiave è (anche) nelle mani del signor Rossi. Ce ne sono quattro nell'annuario del calcio. Sebastiano, che sta fra i pali del Milan, è l'ultimo in ordine alfabetico. Un giovane uomo (28 anni a luglio) silenzioso, con un solo credo. «Le parole valgono poco, conta giocare per vincere. Faticare mi piace, ma se non vinco non mi diverto». Il mondo del calcio è avvertito. Sebastiano Rossi che vive nella pace di Castellanza a pochi minuti d'auto da Milanello, dove Capello forgia i destini rossoneri, ha le stesse idee di Berlusconi. Che cosa dice al signor Rossi questa partita? Che se vinciamo lasciamo gli azzurri a sei punti, fuori gioco. Ci resterebbe la Juve, da staccare. Ma noi siamo una squadra unica, che fa di ogni partita una finale di Coppa Campioni. Adesso il rispetto è per il Napoli, squadra solida e in forma. Ma della Juve parliamo spesso. E' sempre lì, ci diciamo. I bianconeri non credano di essere snobbati. Ma il primato non logora, se tieni gli occhi aperti. Tutti vi guardano, mentre aspettate il Napoli. Che si gioca i sogni in 90 minuti. Non è presunzione, o snobismo, ma noi guardiamo alle nostre necessità di far punti. Gli interessi degli azzurri sono cose loro. Mi dispiace, ma non collimano con i nostri. Lei ha avuto una carriera strana. Molta panchina, tanta serie C. Come è arrivato alla Scala del pallone? I viaggi via da Cesena, dove sono nato, li ricordo legati alla stantia battuta «è giovane, deve farsi le ossa». Il Milan è stato un colpo di fulmine. Nell'estate '90 dovevo andare proprio al Napoli. Avevo già parlato con Moggi e Bigon, quando mi telefonò Oscar Damiani, il mio procuratore: ti vuole anche una squadra ancora più grande. In dieci giorni sono diventato rossonero. Ariedo Braida è venuto al mare per la firma. Ero in spiaggia, in bermuda. E in bermuda ho firmato il contratto. Soddisfatto? Diciamo felice. Anche se l'impatto non è stato semplice. La panchina dietro Pazzagli, 90 mila spettatori, il peso della critica. Tutto compensato largamente da un ambiente societario con programmi semplici: qui bisogna vincere. Unico lato negativo, siamo sempre in aereo. E' un fastidio, che attenuo andando spesso in cabina di pilotaggio. Ma spero di volare di più la prossima stagione, per la Coppa campioni. Molta provincia, poi il Milan. Compagni famosi, chiacchierati, mentre di lei si parla poco. Non nego che qualche titolo di giornale in più farebbe piacere. Ma solo in cambio del rispetto della verità. Rifiuto molte interviste non per maleducazione, per prudenza. E poi ho accanto compagni che sono esempi di comportamento, di vita. Prendete Tassotti. Un uomo eccezionale, un giocatore che da anni non ha rivali fra i numeri due. Eppure si dice poco di lui, e non ha mai visto l'azzurro. E Franco Baresi? Un grandissimo che parla pochissimo. Lei è il più alto portiere della A. Del suo metro e 94 si parlava già a Cesena. La disturba l'essere valutato a centimetri? Ma no. Il Milan ha già avuto Cudicini, un metro e 91. E poi la statura di chi sta fra i pali è aumentata nel tempo. Braglia del Genoa ha un solo centimetro meno di me. Essere alti ha un solo svantaggio, non abbiamo un bello stile. Ma godiamo vantaggi in un football che privilegia sempre di più i cross dall'esterno. Sui palloni bassi nessun problema, basta stare attenti, farsi trovare a gambe piegate sui tiri rasoterra. Chiamarsi Rossi è un rischio inevitabile di anonimato. Siete tanti, migliaia negli elenchi telefonici. Lo so. Quando uno dice il signor Rossi intende uno dei tanti, uno che non conta. Suona da presa in giro. Ma non è un problema. Nel calcio è arrivato Paolo a portare con i suoi gol il mondiale '82. Come portiere non potrò catturare mai tante attenzioni. Ma un sogno lo coltivo. Finale di Coppa campioni ai rigori. Io che paro i primi tre mentre i compagni li realizzano... Per lei il Milan è paradiso. Nient'altro nel cuore? La stagione a Firenze nella Rondinella. Una società seria, gente simpatica, una città allegra e bellissima. Allora capisce la nostalgia di Roberto Baggio? Sì, la capisco. Ha vissuto a Firenze più di me. Il suo feeling può essere molto più profondo. La vita non è solo fatta di pallone. Smetterò quando il calcio non mi offrirà più le motivazioni che sento oggi. Brano Peracca «Sono un metro e 94 di anonimato ma faccio parlare i risultati» Sebastiano Rossi, 28 anni, poche parole e molta dedizione «Qualche titolo in più sui giornali mi piacerebbe, ma mi consolo al pensiero di essere in una grande squadra» IPIU'ALTI ROSSI [Milan] 1,94 BRAGLIA [Genoa] 1,93 CERVONE [Roma] 1,91 ALBERGA [Bart] 1,90 MAREGGINI [Fiorentina] 1,89 IELP0 [Cagliari] 1,88 PAGLIUCA [Sampdoria] 1,88 TACCONI [Juventus] 1,88 ZENGA [Inter] 1,88 G. GALLI [Napoli] 1,87
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