Diogene e i programmi di servizio si muovono dove lo Stato manca

Diogene e i programmi di servizio si muovono dove lo Stato manca TIVÙ' & TIVÙ' Diogene e i programmi di servizio si muovono dove lo Stato manca NON ci sono più quei bei programmoni che raccoglievano le folle davanti al video: i quasi sette milioni di telespettatori che hanno ottenuto, l'altra sera, «I fatti vostri» di Fabrizio Frizzi, probabilmente grazie all'effetto trainante di Craxi, sono da considerare un grande successo. Forse soltanto il Festival di Sanremo riuscirà a riportare l'audience agli antichi fasti. Se non ci sono più i programmoni, prosperano però i programmi e i programmini di servizio, una serie di trasmissioni che basano la loro popolarità sulle cose negative che succedono in Italia. Là dove lo Stato non arriva mai, non arriva più, la televisione spesso può fare qualcosa. Può smuovere un ente, può accelerare i tempi eterni di un'istituzione pachidermica, può organizzare una «gara della solidarietà» più potente di quanto riusciranno mai a fare gli altri media. Ma si tratterà sempre, per forza, di soluzioni estemporanee, che non cambiano nulla. Resta il fatto che un personaggio, una storia, un problema esistono se passano per il video: anche quando si tratta di far beneficenza, truccarsi gli occhi, difendersi dalle truffe degli idraulici, scegliere l'olio, aiutare un bambino malato, trovare lavoro a un disoccupato. Come se soltanto attraverso I la televisione, ormai, si potesI sero mettere in pratica le sette opere di misericordia corporale e le sette di misericordia spirituale che ci insegnavano al catechismo. Ieri sono ricominciati su Raiuno due classici del genere, «Il mercato del sabato» di Luisa Rivelli e «Più sani più belli» di Rosanna Lambertucci. E continua su Raidue «Detto tra noi», rotocalco pomeridiano dedicato a consigli di bellezza, fatti di cronaca, giochi, opere di bene, lotta ai soprusi. Il pubblico dovrebbe essere tradizionalmente femminile, ma non solo: in studio ci tengono a mandare in onda anche le telefonate degli uomini. La trasmissione è divisa in sezioni: si comincia alle 15,35 con «Tua», sottotitolo «bellezza e dintorni», conduce Viviana Antonini. Si parla di depilazione, della pelle grassa e della pelle secca, della cellulite e dei muscoli addominali. Buon ritmo, poche idee e chiare. Poi si passa alla «tranche» gestita da Patrizia Caselli: ci sono ospiti in studio, quiz, si tratta un caso di cronaca. Il venerdì si fa, come la chiamano loro, la «cronaca del bene», cioè si portano alla ribalta casi umani da aiutare. La Caselli sembra una piazziste, che ripete in continuazione, in modo persino un po' nevrotico, il numero di telefono dello studio. Chiede con enfasi solidarietà, la «grande solidarietà di "Detto tra noi"», e «Detto tra noi» sembra una brutta copia dei programmi simili che si fanno la sera. Poi arriva «Diogene». Conduce Mariella Milani, cui bisogna dare atto di sapere stringere d'assedio i suoi ospiti: l'altro giorno, per esempio, si parlava dei corsi di formazione professionale, e la Milani metteva alle strette l'assessore della Regione Campania, dove questi corsi non si fanno, nonostante siano stati stanziati miliardi. Dopo la trasmissione, è chiaro, non succederà nulla. Si parla sempre del potere della tv: ma la televisione non può sostituirsi allo Stato. Non deve, e se anche volesse, non ce la fa. Alessandra Coma zzi Mariella Milani a «Diogene»

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