Montagna sovraffollata e violenta

Montagna sovraffollata e violenta In Trentino Alto Adige gravi incidenti per scontri nelle discese e «spedizioni punitive» Montagna sovraffollata e violenta Caos e tanti pericoli nel grande ingorgo sulle nevi TRENTO DAL NOSTRO INVIATO Un ragazzo vien giù scriteriato, gridando: «Pista!». Evita per un soffio un uomo ed il figlioletto, fermi a metà della discesa, poi piomba sulla piazzola della seggiovia. Due sciatrici, nella parte alta; finiscono una tra le braccia dell'altra, cadono e formano un viluppo che scivola a valle. Un bambino inciampa negli sci dello zio e fa una capriola. Difficile sciare, durante le feste. E' avventuroso, rischioso. Con l'invasione dei centri di montagna, anche il grande ingorgo sulla neve. Dalle località del Trentino a quelle dell'Alto Adige, dal Bondone alle valli di Fiemme e Fassa, a Selva di Val Gardena, a Corvara: nell'affollamento gli spintoni, gli investimenti, i ruzzoloni e le imprecazioni. Persino le «spedizioni punitive», come è accaduto sul Bondone: quello studente di 13 anni inseguito e scaraventato contro uno di quei cannoni che sparano neve, perché era finito addosso ad una signora. La funivia che porta a quota 2100, sopra Madonna di Campiglio, è un lungo dondolare di grappoli di sciatori. Quelli che vengono giù, nel tardo pomeriggio, raccontano di intasamenti e di discesisti spericolati. Dice uno: «Nei giorni scorsi quasi non si poteva sciare. Roba da matti». Ed una ragazza: «Bisogna esser fortunati oltre che bravi». Qui e là gli incidenti, le disavventure non si contano. Un giovane, lungo una delle piste sopra Pinzolo, è sceso «a uovo», vertiginosamente, e non è stato capace di scansare la gente che scendeva con meno ardimento: un groviglio di sci e di bastoncini, qualche contusione, e per qualcuno fine della vacanza. In mezzo alla folla, uno sciatore piuttosto avanti nell'età si lancia veloce per il pendio, perde fatalmente il controllo e finisce per buttar giù due ragazzi, che riportano danni minori rispetto all'investitore. Anche per questo anziano turista le feste sulle nevi devono essere troncate. «Molti vengono qui - dice una studentessa - e non sanno nemmeno sciare. Ti tagliano la strada e non c'è niente da fare». Lei, qualche giorno fa, ha rischiato la vita: travolta da un «forsennato», è rotolata fino a pochi metri da un burrone. «E' stato un miracolo, se mi sono fermata davanti al precipizio». Un'altra ragazza ha voluto frequentare per la prima volta una pista, su nel Trentino. Nella discesa ha perso uno sci, in mezzo alla baraonda, e la caduta è stata rovinosa. «Ci penserò, prima di sciare ancora in una bolgia simile». Alla stazione della funivia una sciatrice racconta: «Due giorni fa, quella che scendeva davanti a me è stata investita da un incosciente: l'hanno portata via con la barella». «Qui, sotto le feste - dice un'altra - ci si rompono le gambe». Un uomo rientra turbato in albergo: «Anch'io ho assistito ad un incidente: uno è ri¬ masto seriamente ferito, nel tratto dell'Alpe di Grual. Quando sono arrivato giù, ho visto che si era spezzato una gamba, e forse aveva altre fratture. Qualcuno gli era andato addosso. Lo hanno portato via con la barella i carabinieri». «Di incidenti come quello - dice un giovane - io ne ho visti parecchi, in questi giorni. C'è anche gente che fa piste impossibili e finisce per sbattere contro le persone». Nell'awiarsi verso la piazzola della funivia, un bambino si infila un casco. «Se no mio padre non mi lascia andare a sciare». Qualche giorno fa è finito contro un albero, ha battuto la testa, gli hanno dato cinque punti di sutura. Una donna è ancora spaventata: «Stavo scendendo tranquillamente da quella pista là, quando uno mi è piombato addosso. Non ho fatto nemmeno in tempo a vederlo, tanto forte veniva giù. Questi scambiano le piste di sci per autostrade». Certi incidenti, commenta Pio Maturi, direttore della funivia di Pinzolo, sono inspiegabili. «Le ore più pericolose sono quelle verso il mezzogiorno e quelle dell'imbrunire, prima della chiusura. Io credo che sia complice anche la stanchezza». Qualche volta è sfiorata la tragedia. Claudio Sala, un bambino milanese, è stato in fin di vita per una caduta a Passo Coe di Folgaria. Ora è fuori pericolo. Deve la salvezza anche all'intervento di uno sciatore, Carmine D'Ambrosio, di Firenze. «Ho sentito un tonfo, mi sono voltato ed ho visto quel bambino a terra». Claudio, otto anni, era finito contro il palo di sostegno delle reti laterali di protezione. «Era cianotico, non respirava più. La gente intorno non sapeva cosa fare. Io l'ho messo in posizione di soccorso, mi sono fatto aiutare a tenergli aperta la bocca, poi gli ho disteso la lingua che stava ostruendogli la trachea». Poco dopo sono arrivati il medico di guardia e l'ambulanza. Diego Valenti, maestro di sci, osserva che molti incidenti, specie nei periodi di grande affollamento, sono provocati da «persone che non sono all'altezza». E riferisce di quel che gli è toccato mentre insegnava, su a Madonna di Campiglio: «Ero fermo sulla pista, con due bambini. E' arrivato giù come un proiettile uno che non sapeva sciare ed ha preso in pieno i bambini: uno ha avuto le gambe fratturate». Diego Valenti non può far altro che protestare: «C'è davvero poca disciplina, sulle piste. Ci vorrebbero anche regolameni i più precisi, per gli sciatori» Da ima delle funivie scende un ragazzo che porta in braccio la fidanzata: urtata dei uno degli sciatori «spericolati», ha una gamba malconcia. Poco distante una donna sulla cinquantina sta per imboccare un'altra pista, pianeggiante. «Meglio - dice - fare fondo. Più tranquillo, più ecologico, più contemplativo». Si aggiusta gli occhiali e va ad infilarsi in un boschetto di larici. Giuliano Marchesini E' stagione di neve. Anche il generale Norman Schwarzkopf, eroe del Golfo, si è lasciato tentare dallo sci

Persone citate: Carmine D'ambrosio, Claudio Sala, Diego Valenti, Fassa, Giuliano Marchesini, Norman Schwarzkopf, Pio Maturi