A Brescia il pds corregge Occhetto di Francesco Cevasco

A Brescia il pds corregge Occhetto Il leader ha bloccato la trattativa dei dirigenti locali, che adesso tentano un'altra strada A Brescia il pds corregge Occhetto Governissimo, ma senza sindaco de BRESCIA. Sembrava fatta: «governissimo» dc-psi-pds più chi ci stava, e anche Brescia, nonostante gli sfracelli della Lega lombarda, poteva uscire dalla crisi politica. E, invece, ci si è messo di mezzo Achille Occhetto. Il segretario del pds, proprio mentre il suo vice Massimo D'Alema stava viaggiando per raggiungere Milano e incontrare lo stato maggiore lombardo del partito, se n'è uscito con un decisivo: «Governissimo? Non ci sarà: né a Brescia né a Milano». Così i volonterosi pidiessini padani sono stati costretti a trovare una soluzione per salvare capra e cavoli, almeno per il momento. E si sono inventati un'ipotesi di lavoro per Brescia che potrebbe portare dritti filati alle elezioni-bis. La proposta è: sì a un accordo tra de, psi e pds, ma con un sindaco non democristiano. Da queste parti la de occupa quella poltrona da quarant'anni, il psi le ha già detto che non gliela vuol soffiare, figuriamoci se molla perché lo chiede il pds. Quindi: o cambia qualcosa o si torna alle urne. Con una speranza: Umberto Bossi, il leader della Lega lombarda, è malaticcio e non può sobbarcarsi lo sforzo psico-fisico di un'altra campagna elettorale. E una illusione: la gente ha capito che votare Lega non porta a niente e, se si rivotasse, i partiti tradi- zionali potrebbero recuperare qualcosa. Lo sforzo di rendere convincenti le tesi dell'ultim'ora in casa pds se lo prende il segretario provinciale bresciano Pierangelo Ferrari: «Vi prego di credere che non è un tentativo patetico di dissimulare la realtà: è proprio vero, tra pds bresciano e Botteghe Oscure non ci sono contrasti. Siamo tutti d'accordo su questa lettura dei fatti: il psi ha semplicemente proposto di aprire la vecchia maggioranza con de, pli e pri anche a noi. Una specie di benevolente cooptazione. E noi rispondiamo: così non va bene». Che vogliono i pidiessini bre¬ sciani? In politichese suona così: «Creare un polo di sinistra con psi, pri, Rete e da qui trattare con la de». In italiano «normale» si può tradurre: ci stiamo, ma con un sindaco non de. Facile prevedere che la risposta dei democristiani sarà: «No». E se fosse davvero «no»? «In tal caso sappiano, democristiani e socialisti, che stanno percorrendo con gli stivali delle Sette leghe la strada che porta alle elezioni anticipate», risponde Roberto Vitali, segretario regionale del pds. E spara, polemico: «Non sappiamo che farcene della generosità pelosa del psi». Già che siamo in polemica, si scatena anche Ferrari: «Per fortuna noi non abbiamo un GianPietro Borghini (l'ex pds candidato per il psi a sindaco di Milano, ndr). A Brescia c'è il fratello (Gianfranco, dirìgente nazionale del pds, ndr) che vende scarpe e in consiglio comunale non può votare». Ma qualcuno che, anche a Brescia e pure dentro il pds, non nasconde i problemi c'è. Dice Francesco Loda, migliorista, ex deputato, oggi nel consiglio federale pds bresciano: «Le dichiarazioni di Occhetto contro il governissimo rischiano di aprire una frattura nel partito. Mi auguro che, indipendentemente dalla presa di posizione del segretario, qui si trovi un accordo tra de, psi e pds». Il numero uno del pds bresciano, però, è su tutt'altra sponda. Proclama Ferrari: «Ha ragione Giorgio La Malfa: tra de e psi c'è un patto scellerato. Per incassare un sindaco socialisteggiante a Milano, il psi è disponibile a subire un sindaco democristiano a Brescia». Parole pesanti che, insieme con quelle di Occhetto, hanno gelato Vincenzo Balzamo, commissario straordinario del psi e artefice del governissimo. Aveva già quasi venduto a Craxi l'accordo fatto quando gli è piovuto addosso il «niet» di Occhetto. E lui se l'è presa a male: «Pretestuoso veto!», ha tuonato e s'è augurato che i pidiessini bresciani siano più ragionevoli del loro capo romano: «L'augurio mio è che il pds bresciano possa essere lasciato libero di continuare nella sua autonomia le trattative per risolvere una crisi che se perdurasse avrebbe come sbocco inevitabile un nuovo scioglimento del consiglio comunale appena eletto. E la responsabilità sarebbe tutta di Occhetto e del pds». Tempo massimo per uscire da quest'imbroglio: 26 giorni. Sennò Brescia tornerà a votare. Francesco Cevasco Massimo D'Alema ha incontrato i dirigenti lombardi del pds