Boskov chiede ai suoi monelli di festeggiarlo a Firenze

Boskov chiede ai suoi monelli di festeggiarlo a Firenze cin cin wmmm Il tecnico blucerchiato, a un passo dalla pensione, domani raggiunge il bel traguardo delle 200 panchine in serie A Boskov chiede ai suoi monelli di festeggiarlo a Firenze «Come giocatore in Italia ho fallito, però mi sono vendicato come allenatore» GENOVA. Duecento partite in serie A. A come Ascoli, che gli affidò la panchina a metà della stagione '84-'85. Sono passati 7 anni e Boskov si è conquistato un suo spazio fra vittorie e polemiche. Verrà ricordato come uno dei personaggi più significativi del calcio italiano degli Anni 80 e 90.1 successi e la lingua sciolta ne fanno un personaggio di prima grandezza. Tra i suoi nemici più illustri spicca il nome di Diego Maradona, poi ci sono i battibecchi con Scoglio, Sivori e con il suo pupillo Roberto Mancini. Oggi Boskov, a 61 anni, sembra aver perduto parte della sua «vis polemica». Si tratta di sindrome da appagamento oppure di prudenza in vista di un difficile rinnovo contrattuale? Lui dice d'essere un uomo realizzato: «Il mio obiettivo è sempre stato quello di lavorare in Italia. Ed ero certo che sarei diventato l'allenatore della Samp. Avevo un debito con lei. Quando la Samp mi ingaggiò per sostituire Ockwirk. Ma fece un pessimo affare. Io avevo solo 30 anni, ma per una doppia frattura a una gamba ero già un ex calciatore. Venni a fare il turista». Già, 13 presenze e 1 gol: «Una miseria, una macchia da cancellare. Ma ora sono finalmente sereno, credo di aver pagato quel debito». Con Boskov la Samp ha vinto uno scudetto, una Coppa delle Coppe, due Coppe nazionali e una Supercoppa italiana. Con questo «palmarès» le 200 partite in panchina potrebbero rappresentare un traguardo definitivo. Ma lui non si arrende. E' testardo il signor Vujadin: «Dopo la retrocessione dell'Ascoli, volli rimanere nonostante altre offerte allettanti. Fra me e Rozzi c'era un debito d'onore. Lo saldai riportando la squadra trionfalmente in A». E adesso dove vuole arrivare? «Semplice: alla Coppa dei Campioni. Il trofeo che mi manca». E poi? «Poi deciderà Mantovani». Il presidente, pare che abbia però scelto: via Boskov anche se arriverà il trofeo più prestigioso d'Europa. Secondo Mantovani, dopo tanti anni c'è bisogno di una rinfrescata. A partire dal tecnico (il nome nuovo è Lucescu) e dai 3 stranieri per ricominciare un ciclo vincente. Vujadin non si preoccupa. Sotto sotto è sicuro di convincere l'impresario a mantenere il suo nome sul cartellone del teatro blucerchiato, in caso contrario non farebbe drammi. Anche perché le richieste non gli mancano. L'anno scorso fu contattato dal Real Madrid, giorni fa si è fatto avanti il Bayern di Monaco, che sta cercando un demiurgo per ricostruire la squadra dopo 2 stagioni fallimentari. Boskov ringrazia, ma rifiuta: «Non ho più l'età per ricominciare da capo. Mantovani mi licenzia? Non è un problema. Ormai ho deciso di stabilirmi in Liguria. Mi dedicherò alla caccia, hobby preferito». Alla Samp c'è il progetto di affidargli la direzione del complesso sportivo che sorgerà a Bogliasco. Accetterà? Boskov non risponde. Pensa agli obiettivi che la Samp ha davanti da qui alla fine della stagione, come la Coppacampioni: «Siamo sulla buona strada e possono bastare 8 punti per vincere il nostro gironcino. L'altro credo proprio che se lo aggiudicherà il Barcellona. E sogno la rivincita con gli spagnoli che 3 anni fa a Berna ci batterono nella finale in Coppa delle Coppe. Ma quella non era la vera Samp, mancavano Vierchowod e Mannini, mentre Vialli giocò menomato». E in campionato? «Ci troviamo in una posizione disonorevole, che non ci compete. Dobbiamo perciò recuperare presto il terreno perduto per riportarci in zona Uefa. E' il minimo che possiamo fare per i tifosi». E anche per la duecentesima volta su una panchina italiana, il tecnico jugoslavo ha un obiettivo ben preciso: «Quest'anno non abbiamo mai vinto in trasferta. Se cominciassimo proprio domenica a Firenze sarebbe davvero un bel modo per festeggiare il mio piccolo traguardo». Renzo Cerboncini E' SESTO IN CLASSIFICA allenat0re J^serie" s0uadre 0,rette >" serie a TRAPATT0NI 512 Juventus [314], inter [162], Milan [36] RADICE 468 Torino [268], Bologna [58], Fiorentina [39], Roma [34], Inter [30], Cagliari [23], Milan [16] BAGK0LI 314 Verona [248], Genoa [48], Como [18] GIAGNONI 238 Torino [79], Roma [36], Cagliari [30], Milan [30], Pescara [25], Cremonese [14], Bologna [12], Udinese [12] BIANCHI 223 Napoli [124], Roma [48], Como [30], Avellino [21] BOSKOV 199 Sampdoria [176], Ascoli [23] Sono sei i tecnici jugoslavi che hanno allenato in serie A: Brocic (Juventus), Bencic (Bologna) Marjanovic (Torino), Ciric (Lazio) Boskov (foto) e Ivic (Avellino); in B Milutinovic e Vaselinovic