La Befana porterà una nuova Consob

La Befana porterà una nuova Consob Si riapre la stagione delle nomine, la de spinge Andreatta o Berlanda e Capaldo chiede Tiri La Befana porterà una nuova Consob Andreotti vuole Maccanico MILANO. Il nome che Giulio Andreotti si prepara a giocare per la presidenza Consob è quello di Antonio Maccanico. Al presidente del Consiglio, infatti, spetta di diritto la proposta, e Maccanico è uomo che raccoglie in sé quelle doti preziose che, soprattutto in questo momento, potrebbero consentire al Governo che sta per dimettersi di chiudere la legislatura con un altro punto a favore. E poiché il 9 gennaio, ossia a metà della settimana prossima, scadono i quattro commissari Consob, compreso il presidente Bruno Pazzi, i tempi per questa designazione dovrebbero essere rapidi. E così sarà, a meno che non sorgano impedimenti. Veti al candidato Maccanico potrebbero infatti venire dai partiti della coalizione. Le incognite maggiori riguardano i socialisti e anche una parte della democrazia cristiana quella, per intenderci, che insiste sui nomi di Beniamino Andreatta ed Enzo Berlanda. Ma sia Andreatta che Berlanda, pur avendo la competenza necessaria al ruolo, stanno benissimo dove sono, nei loro due seggi senatoriali. Comunque, il presidente del Consiglio sembra intenzionato a fare il possibile per risolvere il nodo Consob nei tempi stabiliti, al fine di evitare l'ennesima, avvilente prorogatio. Una decisione rapida consentirebbe infatti ad Andreotti di terminare il mandato con un altro segnale di fermezza. Già il varo della tormentata finanziaria è stato letto in questo senso dai mercati esteri, tanto è vero che, immediatamente, ha riportato in Piazza Affari gli investitori stranieri. Una Consob rinnovata, rafforzerebbe questa impressione. Ma perché Maccanico? Perché Maccanico riassume una serie di caratteristiche che ne fanno il candidato in certo senso ideale. Egli è persona di alto profilo istituzionale, conosce le funzioni amministrativoburocratiche, ha un curriculum di tutto rispetto e, elemento non da trascurare, è anche un animale politico. Per la sua appartenenza all'area laica, e per la passata presidenza in Mediobanca (dove, tuttavia, è rimasto solo il tempo di garantire la privatizzazione dell'istituto, decisa in sede politica), Maccanico è ben accetto al mondo imprenditoriale e finanziario privato. D'altra parte non si può negare che egli sia soprattutto un «grand commis» dello Stato. Infine, la sua collocazione politica, vicina al partito repubblicano, consente ad Andreotti di lanciare un messaggio di cortesia ad un partito, il pri che, dopo decenni di partnership, è da alcuni mesi all'opposizione. Commentando qualche giorno fa la possibile designazione di Maccanico in Consob, Giorgio La Malfa ha dimostrato di apprezzare il gesto, definendolo un segnale di «rav- vedimento». Con Maccanico in Consob, Andreotti coglierebbe i classici due piccioni con una fava, e cancellerebbe il passo falso della candidatura di Carlo Sammarco, da lui proposto e poi bocciato dalle Commissioni Finanze di Camera e Senato. Insomma, la classica ciliegina sulla torta. Proprio la disavventura Sammarco gioca oggi a favore di una Consob disegnata non sulla logica di selvagge spartizioni politiche, ma di criteri professionali. E' sulla base di questi criteri che dovrebbero essere individuati anche gli altri quattro membri della Commissione. Teoricamente, uno dei commissari in scadenza, Mario Besserne, di area socialista, è rinnovabile. Ma bisogna vedere se vorrà rimanere alla Consob, o non preferirà invece tornare, dopo oltre dieci anni di lontananza, all'insegnamento universitario presso la cattedra di diritto privato all'Università della Sapienza. Forse è per questo che, al momento della approvazione dei regolamenti sulle Sim, unico fra i commissari, Bessone si è astenuto. I nomi che circolano per Consob sono molti, alcuni decisamente fuorviami, come quello del vicedirettore generale di Bankitalia, Tomaso Padoa Schioppa. O quello di Pellegrino Capaldo, presidente del Santo Spirito. Un signore che non solo è oggi impegnato nella costruzione della Banca di Roma, ma è in predicato per altre destinazioni: ad esempio, la poltrona di presidente dell'Ili. Altre candidature sono invece difficili, non per mancanza di volontà degli interessati, ma per condizioni esterne. E' il caso di Lamberto Cardia, un magistrato che, da tempo, viene ad intervalli regolari indicato come aspirante a via Isonzo. Per Cardia, infatti, varrebbero le stesse ragioni che, a suo tempo, hanno condotto alla bocciatura di Carlo Sammarco. Se non accadranno fatti particolari, se non ci saranno veti incrociati o sorgeranno liti furibonde sulla lista dei candidati, è possibile che i tempi di insediamento della nuova Commissione siano rapidi. Il fatto stesso che esista un'intesa per procedere a nomine caratterizzate da valenze professionali, dovrebbe rendere più semplice la scelta. Tuttavia non si possono escludere ostacoli imprevisti. In questo caso, una prorogatio si renderà necessaria, anche se non è chiaro se essa sia possibile, dal momento che tutti e quattro i membri della Commissione scadono. Non a caso qualcuno premeva per la nomina del quinto commissario, che avrebbe potuto rendere più facile la proroga. Valerla Sacchi Antonio Maccanico, candidato al vertice della Commissione Il presidente della Consob Bruno Pazzi

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