Le sorprese di Salazar

Le sorprese di Salazar FOGLI DI BLOC-NOTES Le sorprese di Salazar Dall'archivio del dittatore (□PPROFITTOdiunsaba- I to pomeriggio per recarli mi a visitare a Lisbona la ri nuova monumentale sede A_*J - stile Eur, qualcosa della periferia di Roma - dell'Archivio Nazionale del Portogallo: è un archivio immenso e prezioso soprattutto per la storia delle esplorazioni geografiche e anche per la storia dell'Inquisizione. II palazzo, imponente nella sua solitudine, è stato terminato da poche settimane; ci sono sale e sale dedicate alle caravelle portoghesi e alle conquiste navali di Lisbona, con tante bacheche di documenti, di sigilli reali, di decreti più o meno smentiti dal tempo. E' un popolo che si identifica, in mancanza di confini geografici, nella sua storia, che trae dalla storia il massimo titolo di legittimità. Quella certa idea del Portogallo, sempre ai confini fra l'Europa e il nuovo mondo (e anche il terzo mondo)... II direttore dell'archivio, un coltissimo funzionario di formazione francese (il padre era un grande ammiratore di Giolitti), mi informa su una clamorosa novità delle prossime settimane: arriverà a giorni tutto l'archivio di Salazar, che guidò il Portogallo dal 1928 al 1970. Quarantanni di storia: cinque chilometri di documenti, cui si aggiungono altri due chilometri costituiti dall'archivio di Marcello Caetano, che continuò per quattro anni l'opera del dittatore, fino alla grande rivolta popolare da cui trae vita la rinnovata Repubblica. Sette chilometri equivalgono, in linea d'aria, allo spazio che separa la mia villa a Pian dei Giullari, popolata di libri e di archivi, da piazza del Duomo o addirittura da piazza Santa Croce, a Firenze. Provo ad immaginare cosa sarebbe un archivio proiettato per uno spazio di sette chilometri: qualcosa di mostruoso e perfino di inumano... dittatore L'archivio Salazar, consegnato dai nipoti allo Stato con regolare convenzione (l'ex dittatore era celibe), comprende tutto. I documenti di Stato e quelli privati, che furono sempre pochissimi, per una vita riservata e schiva chiusa nel segreto della solitudine. Domando al direttore se esistono corrispondenze con i dittatori dell'Europa fascio-nazista. «Niente o quasi con Hitler, pochissimo con Mussolini»: mi risponde il funzionario. Salazar - è il contenuto della sua testimonianza - non si avvaleva mai della lettera personale, giudicata compromettente, usava gli strumenti diplomatici classici, magari mandava un ambasciatore con note verbali, oppure inviava un rapporto scritto, firmato dal titolare del dicastero. Ma senza mai compromettersi, né scoprirsi oltre un certo limite. La diffidenza prevaleva su tutto. Portugal Amordaqado. E' il titolo, emblematico e significativo, di un libro scritto a metà degli Anni 70 da Mario Soares, attuale presidente della Repubblica e animatore della resistenza antisalazariana nell'epoca della massima potenza del dittatore. E' il quadro della lunga «narcosi» salazariana: un regime non violento come i fascismi continentali, non oppressivo nella stessa misura, ma insinuante, snervante e paralizzante come e più degli Stati fascisti d'Europa. Un insieme di tradizionalismo e di paternalismo, col «no» risoluto ad ogni forma di democrazia e ad ogni forma di modernità. Una società agricola conservata in tutte le sue strutture primigenie, con le antiche convenzioni e gli antichi miti. L'industrialismo identificato col nemico; la lotta di classe col diavolo. E i conti dello Stato condotti come quelli di un grande podere, su cui si stendeva una mano vigilante e protettrice. La dittatura salazariana nasce caso unico in Europa - attraverso il ministero delle Finanze, occupato per quattro anni, fra il 1928 e il 1932, dal professore di Coimbra, col diritto di veto a tutte le spese dello Stato, piccole o grandi. Un libriccino che egli portava sempre con sé. Il presidente dell'assemblea portoghese, Moreira Barbosa De Melo, mi ricordava che nei primi anni del suo governo Salazar non aveva riscaldamento nel palazzo di Belen. Non lo voleva: anche come esempio di sobrietà e di rigore verso i suoi concittadini. E stava l'intera giornata su una poltrona con uno scaldino e avvolto da una grande palandrana. Da quella poltrona, quasi senza muoversi, controllava tutto. Salazar non uscì mai dal suo Paese, salvo per un incontro a Siviglia col generale Franco. Non visitò neanche le Azzorre, classico dominio portoghese. Detestava gli aerei; faceva tutto in casa - dai consigli dei ministri a quel po' di udienze che concedeva. Su un punto non cambiò mai: fu sempre amico degli inglesi. Rispettò la costante dell'alleanza anglo-portoghese, una costante secolare, anche nei mesi tragici dell'estate 1940 con l'Inghilterra sola, assediata e data da tutti per morta. A Coimbra mi raccontano un episodio che è più illuminante di mille discorsi. Il 19 aprile 1941, quando le previsioni sulla vittoria dell'Asse erano generalizzate e in Europa non esisteva più un solo caposaldo britannico (salvo Gibilterra), una delegazione dell'Università di Oxford si recava espressamente a Coimbra per consegnare con solennità a Salazar l'insegna di dottore honoris causa dell'Università di Oxford. Era un fatto senza precedenti negli annali della venerabile università inglese. «L'Università intera - disse allora in latino Thomas Farrant Higham, oratore ufficiale di Oxford - si compiace in questo giorno di riporre le sue insegne di dottorato ad un uomo che eccelle nell'azione come nella dot- trina». L'ipocrisia inglese era, come sempre, imbattibile. Fra le malinconiche scoperte che può riservare la visita ai negozi di libri vecchi a Lisbona, c'è quella di trovare i frammenti di Cascais, cioè i libri appartenuti ad Umberto II e rivenduti da qualcuno degli eredi agli antiquari, in una specie di inarrestabile diaspora. «Roma Cidade Unica» è l'opera di un monsignore, Fino Beja, dedicata «a sua maestà Umberto II e Maria José», edita da una libreria di Lisbona che si richiama a Francisco Franco. E nello stesso negozio trovo numerosi volumi di araldica: un'altra spia delle origini... li presidente Soares è un grande bibliofilo. Possiede tre biblioteche: quella del padre, avvocato di grido, essenzialmente giuridica, nel centro di Lisbona; quella che allieta la sua semplicissima residenza di campagna a Nà Farros, vicino a Cintara, trenta chilometri da Lisbona; un'altra, la più specializzata e la più ricca, che occupa un'altra villetta, di pari misure e dimensioni, acquistata recentemente per raccogliere archivi e documenti e costituire la base di una «Fondazione». Il libro è l'hobby del coerente militante socialista che tutte le domeniche, da solo e senza aiutanti, si intrattiene con i suoi libri, e dialoga con le ombre del passato, E' una biblioteca essenzialmente giuridico-storico-politica, ma con ampi spazi dedicati alla letteratura e all'arte. Tutta la cultura europea, e in primo luogo quella francese, è riflessa nella scelta dei volumi. Un portoghese che ha migliaia di volumi spagnoli (un'eccezione in questo Paese, dove le due lingue, pur così simili, sono alternative), un portoghese che ama l'Italia e la civiltà italiana, così intrecciata con quella portoghese. Scorgo uno scaffale di libri italiani. C'è Saragat, c'è Nenni, col suo diario, c'è Andreotti, con le sue biografie, e De Felice, con la sua vita di Mussolini, completa e studiata. E c'è un po' di storia del Risorgimento e dell'Italia moderna. Non mancano altri volumi di scienza giudirica, da Carnelutti a Calamandrei. Intravedo in alto Leon Blum, ma faccio fatica a trovare Marx. Il socialismo latino è, dovunque, lo stesso. Giovanni Spadolini Traccio la storia delle relazioni italo-portoghesi, nel discorso di Coimbra. Storia intrecciata di mille episodi già dal Medioevo, punteggiata da molti capitoli del Rinascimento e nell'età delle grandi esplorazioni geografiche. Un rapporto strettissimo con Firenze; i Medici banchieri, e feroci banchieri del re di Portogallo. Arrivo al Risorgimento. C'è il nome di una grande patriota nella storia dell'Italia albeggiante: è Eleonora Pimentel de Fonseca, martire della repubblica partenopea del 1799, tanto cara a Benedetto Croce. Mi accorgo che quell'angolo di storia napoletano-portoghese (era figlia di un diplomatico di Lisbona a Roma) è avvolto nella nebbia. Penso che occorra aumentare le non numerose traduzioni di Croce. dittatore Salazar: guidò il Portogallo dal 1928 al 70