Rischia la vita per una scappatella

Rischia la vita per una scappatella Rischia la vita per una scappatella i PADOVA NOSTRO SERVIZIO La polizia spara dieci colpi contro un'auto. Il guidatore solo allora si ferma: incolume, per sua fortuna. Poi si scopre perché non aveva rispettato l'alt: aveva a bordo una «bella di notte» e non voleva farsi identificare, perché è un notabile democristiano di Rovigo, ex segretario di una grossa sezione dove la de raggiunge la maggioranza assoluta, braccio destro di un eminente parlamentare. Si sarebbe rovinato la reputazione. Così si è rovinato soltanto il bagagliaio, le gomme e il lunotto dell'auto. La polizia di Padova, dal canto suo, per la terza volta in poche settimane, finisce al centro di episodi dove le armi «si esprimono» con una certa disinvoltura. Prima il tragico scontro a fuoco nel quale ha perso la vita il brigadiere dei carabinieri di Piazzola sul Brenta, poi l'assedio a una banca di Noventa Padovana, alla caccia di banditi inesistenti, solo per un errore di lettura di una targa al terminale del cervello elettronico del Viminale. Adesso questo equivoco sul filo del rasoio: e tutto per una scappatella. Il notabile democristiano quella notte aveva lasciato le sue terre - dove ha moglie, figli e una rispettabilità da salvaguardare - per abbandonarsi nelle braccia di una signora. L'aveva fatta sedere accanto a sé nella sua auto francese di grossa cilindrata e procedeva nel buio, verso un posticino tranquillo, per soddisfare la sua debolezza «proibita». Ma ecco che, dietro una curva, incappa in un posto di blocco. Una pattuglia delle volanti impone l'alt: l'agente estrae la paletta e indica il bordo della strada, per i soliti controlli di ordine pubblico. Il notabile democristiano intuisce il pericolo maggiore: farsi scoprire con una donna che non sia sua moglie. Lo prende l'affanno e così preme sull'acceleratore, nella folle speranza di riuscire a sfuggire ai poliziotti. Non ha fatto i conti con le pallottole. Il secondo agente imbraccia infatti la mitraglietta e spara una raffica contro l'auto. 11 lunotto va in frantumi, il bagagliaio perforato si apre, sbanda l'auto e stridono le gomme: l'automobilista a quel punto inchioda e si fa il segno della croce; la donna, pallida, resta immobile come una statua di sale. Accorrono i due poliziotti con il fiato grosso, la paura di trovarsi davanti a un malvivente. Invece c'è quel signore dall'aspetto perbene, che piagnucola scuse. Lo portano in questura, fanno i controlli: e il nome, l'indirizzo, la professione - commerciante e rappresentante -, la collocazione politica - «sono amico dell'onorevole Tal dei Tali, per carità, che non si venga a sapere» -, tutto collima. A quel punto, equivoco chiarito. Resta un solo problema: il rapporto della polizia. Bisogna giustificare quei dieci proiettili sparati. Ma in quel modo scoppierebbe uno scandalo. D'altra parte, la polizia vive momenti di imbarazzo dopo la morte del brigadiere Germano Craighero in quell'assurda sparatoria vicino al casolare di Piazzola sul Brenta: un racconto di nuovi spari che dovesse finire in pasto ai giornali potrebbe provocare guasti forse davvero irreparabili. Così, si arriva a una specie di compromesso: il notabile non sporgerà alcuna denuncia - ci mancherebbe - si arrangerà a riparare i danni e però, va da sé, non dovrà esserci pubblicità; la polizia farà un semplice rapporto interno, per mettere le cose a posto con l'armeria e - caso mai - per evitare che un domani possano sorgere nuovi equivoci. Ma, si sa, la voce fa presto a girare: ci mette qualche giorno in più, ma alla fine arriva a galla. Così adesso nel Rodigino c'è un padre di famiglia che i trema. Al suo telefono risponde una segreteria. Il suo cellulare è perennemente staccato. E se lo viene a sapere l'onorevole, sono guai. Mario Lollo

Persone citate: Germano Craighero, Mario Lollo, Tali

Luoghi citati: Padova, Piazzola Sul Brenta, Rovigo