E Frajese disse: disobbedisco, anzi mi scuso di Massimo GramelliniPaolo Frajese
E Frajese disse: disobbedisco, anzi mi scuso Il conduttore del Tgl ha tagliato una frase inserita dal vicedirettore nel servizio sulla strage dell'Autosole E Frajese disse: disobbedisco, anzi mi scuso Vespa minaccia la sospensione, poi lo «assolve» ROMA. Furibondo e pentito, sospeso e perdonato. Tutto in una notte o poco più. Torna a casa, Frajese: è stato solo un brutto sogno. Che rumore, però! Il Frajese furioso comincia a Capodanno, che il conduttore del Tgl festeggia spingendo contro il muro Bruno Palmieri, capo redattore del coordinamento. A salvare il malcapitato è Sandro Ceccagnoli, un collega provvidenzialmente nei paraggi. E Vespa? In vacanza. C'è Giuseppe Mazzei, vicedirettore in quota ai repubblicani che in assenza del capo e degli altri «secondi» Messina e Di Lorenzo ha in mano per la prima volta le redini del giornale. Trentotto anni, è approdato al Tgl nell'ottobre del '90 dal servizio politico del Grl. Tre gennaio sera, l'altro ieri: arriva la notizia del maxitamponamento sull'Autosole. Dopo un po' arriva anche Frajese, che i bookmakers della redazione davano per assente, causa influenza. Era già stato chiamato Angelini per la sostituzione. Ma Frajese stringe i denti e ce la fa. Ultime consultazioni prima di andare in onda. Mazzei legge la notizia degli incidenti e aggiunge qualche riga sulla mancanza di autoambulanze che ha costretto alcuni feriti a raggiungere l'ospedale su auto private. Sarà orgoglio ferito o eccesso di zelo nei confronti del Potere, sta di fatto che a Frajese questa storia della penuria di autoambulanze non va proprio giù. Prende la biro e la cancella. Mazzei insiste, spiega, ordina. Frajese abbozza, ma in tv quella frase non la dice. Apriti cielo! Mazzei chiama Vespa e gli fa interrompere le ferie: «Direttore., io me ne vado». «No, tu resti lì. E' Frajese che ha sbagliato. Pagherà». La sanzione è concentrata ma temibile: una settimana di sospensione. Sette, interminabili giorni senza apparire in tv. Per un anchorman non esiste tortura peggiore fin dai tempi di De Luca, quando lo scomparso direttore generale zittiva ogni lamentela con la minaccia: «Se non la smetti, ti tolgo dal video». E la smettevano tutti. Frajese rende omaggio alla tradizione. La notte porta consiglio e una letterina di scuse per Vespa e Mazzei: «Mi dispiace. Ho agito per ragioni tecniche». Che vorrà dire? «Non lo so. Chiedetelo a lui», risponde Mazzei. Una parola, perché «lui» si dà malato, stacca il telefono e corre a rifugiarsi in un albergo di Cortina, affidando alla penna le sue riflessioni conclusive: «In un mestiere in cui c'è quasi tutto di soggettivo vanno rispettati i ruoli decisionali». Frajese bussa e Vespa gli apre. Con un'altra bella letterina: «Riconoscendo le responsabilità, mi dispensi dal dare corso a provvedimenti molto sofferti». E' finita. Applaude il comitato di redazione del Tgl, che ricorda «il dovere sacrosanto della completezza e dell'imparzialità». Applaudono anche i colleghi della testata, non tutti annoverabili fra gli amici intimi di Frajese, che pure è solito chiamarli «fratelli». Il suo vero amico, in realtà era Alberto Michelini, l'ex anchorman cattolico che lo avrebbe introdotto ne¬ gli ambienti dell'Opus Dei. Paolo Frajese, l'uomo che alla «Domenica Sportiva» introdusse il telecronista ippico Alberto Giubilo al grido di «la parola ai cavalli»; che definì Gladio «un'invenzione del Tg3» e che al concorso per l'assunzione in Rai diede ai commissari una cassetta con la sua voce che intimava: «Se proprio volete esaminarmi, andate a vedervi i servizi che ho già fatto». Paolo Frajese, il democristiano di ferro che non fa mistero di puntare alla direzione del Tgl e morde il freno perché Vespa è ancora lì e a lui, nel frattempo, capita di tutto. Anche di prendere ordini da un vicedirettore di trentotto anni a cui nessuno per strada chiede l'autografo. Massimo Gramellini Paolo Frajese (foto grande) In basso Federica Sbarelli (Tg3) Qui accanto Claudio Angelini ^^^^^^^^
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