Nel caos degli scaffali vuoti

Nel caos degli scaffali vuoti Nel caos degli scaffali vuoti Iprezzi selvaggi piacciono solo alla mafia I MERCATO MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Una vecchietta, con lo scialle imbiancato dalla neve, entra nel grande «gastronom» della Smolenskaja. Quasi in punta di piedi, come se entrasse in chiesa. In mano un biglietto verde da tre rubli. La seguo nel lungo e lento giro, quasi una via crucis, tra i banchi deserti di merci e di compratori. La cronaca di questo tanto «annunciato» aumento dei prezzi, potrebbe essere tutta racchiusa in questo disperato peregrinare solitario. Ma è così dappertutto, un vagare di dannati che non trovano, di «produttori» che non hanno mai potuto diventare consumatori. E le previsioni più nere di molti si stanno pian piano avverando in questa bolgia dantesca dove le «cose» spariscono o appaiono dove non le si aspetta. E quando appaiono sono irraggiungibili come negl'incubi di chi ha mangiato troppo. La vecchietta esce con una pagnotta e con il resto di 85 kopechi. Di più non avrebbe potuto comprare con quel biglietto verde, con l'effigie sbiadita di Lenin. Ma avrebbe faticato anche se avesse avuto un portamonete pieno di frusciami banconote. Perché il «gastronom» è un arcipelago di scaffali bianchi e nudi, di frigoriferi sconsolatamente vuoti. Esco e incontro una farmacia. All'ingresso un cartello annuncia che «i prezzi di tutte le medicine sono da moltiplicare per quattro». E tutti sembrano diventati sani come pesci, perché non ci sono clienti. Nella latteria di una traversa della via Arbat c'è il burro. A 42 rubli il chilo. E i compratori si affollano, con gli occhi sgranati, a metà strada tra lo stupore e l'angoscia. Se ne può prendere solo un chilo e mézzo a testa. Ma chi potrebbe comprarne di più! E c'è solo quello. «Cosa gli dò a mio figlio domattina?». Una signora abbondante, con un cappotto di pelo sintetico, si agita sudata. Il latte non si trova. Valentina Ivanovna, la commessa, allarga le braccia sconsolata. «Ci hanno telefonato che di latte ce n'è quanto se ne vuole, ma che tutte le cisterne sono rotte, non sanno come portarcelo». E' una storia che ho già sentito affacciandomi nella latteria sotto casa. Vera, falsa? Ma anche se vera non rallegra. Domani mattina il piccolo Aleksandr non avrà di che fare colazione e, probabilmente, il fantomatico latte sarà La fUn avvemol già andato a male, perché qui le cose andavano così e così continuano a andare. E, forse - anzi probabilmente - quel latte «statale» che doveva servire per la colazione di Sasha e Varvara, figlie di Tamara Alekseevna che ha un buco nella manica del suo cappotto, è ora in vendita sui banchi del mercato centrale, quello davvero «libero», a prezzi che oscillano come mannaie, tra 33 e 50 rubli al litro. Dura lex (del mercato) che i riformatori sembrano aver già dimenticato pretendendo che il latte a due rubli il litro (già quattro volte più di quanto era l'anno scorso) venga venduto a quel prezzo e non come accade - nascosto sotto il bancone e portato il più in fretta possibile laddove può rendere ai venditori dieci, venti volte tanto. Eppure qualcosa si muove, qua e là. Una corsa in auto (adesso la benzina è tornata nei distri¬ butori, a 2 rubli al litro, dopo tre giorni di pompe ermeticamente chiuse) verso «Oceano», il negozio del pesce congelato sulla centralissima ex via Gorkij. C'è una piccola coda di gente che aspetta di comprare pesce salato a 90 rubli al chilo. Nessuno commenta o borbotta. Prendono i loro pacchetti, incartati di malavoglia, e se ne vanno in silenzio. E nel vicino negozio di prodotti dietetici si può perfino comprare della carne. A 20 rubli il chilo e tutt'altro che entusiasmante, tagliata alla spera in Dio a colpi d'accetta. Finisce presto, comunque. E chi è arrivato fin qui, come il pensionato Mikhail Efimovic, si considera fortunato. «Sono passato al Leningradskij (uno dei mercati colkhosiani, ndr) e mi hanno chiesto 250 rubli al chilo! E' più della metà della mia pensione. E, anche così, faccia lei il conto di quante volte posso permettermi il lusso di mangiare carne in un mese». Come dargli torto? Domani la carne, al «Dieta», solo un miracolo potrà riportarla. E centomila Mikhail Efimovic, con le loro pensioni da 380 rubli, dovranno correre per la città alla ricerca del cibo. E allora corriamo a vedere cosa succede in periferia, nei grandi agglomerati urbani vicino al raccordo anulare. A Tioplistan, Sud-Ovest, il latte non è arrivato né ieri, né oggi, ma ci sono le uova. A dodici rubli la decina. E c'è anche la panna acida, quella che qui chiamano «smetana»: a 37 rubli il chilo. Ma non sforzatevi a cercare di più. E all'altro lato della città, lungo la Dmitrovskoe Sciossè, si trovano di nuovo soltanto uova. Solo che i direttori dei negozi non si sono messi d'accordo. Nel primo le vendono a 18 rubli la decina, nel secondo a 14, nel terzo a 11. E in molti negozi, per schivare il caos, hanno semplicemente messo il cartello: «chiuso per revisione». Aspettano di vedere come girerà il vento. Se chiedi spiegazioni nessuno ne sa o ne vuole dare. Sembra che a decidere i prezzi siano stati i fornitori. A caso. E le autorità cittadine hanno ceduto le armi fin dalle prime ore. Chiamo gli uffici del ministero del Commer¬ a à cio di Russia e trovo soltanto funzionari muti e sordi. Al Mossoviet, il Comune, rispondono sospirando. Nessuno sa come la situazione si sta evolvendo. E i controlli? «Cosa vuole che le dica - risponde una voce maschile che rifiuta di farsi identificare - prima c'erano le ispezioni dell'ufficio antifrode del Kgb, adesso anche quello lo hanno smantellato». E l'«amico» del Caucaso, l'uomo del mercato centrale da cui compro il caviale (in dollari), mi sussurra, tenebroso e con aria di complicità: «Se lei sapesse che riunioni ha fatto la mafia in queste settimane! Controllano tutto loro». Non so, naturalmente, ma posso immaginare. L'unica cosa positiva, forse, è che ora la mole di lavoro è così vasta che potranno controllarne solo una parte e che molti produttori potranno sfuggire alle loro maglie e arrivare senza tangenti ai compratori. Ma durerà poco. Poi si tratta di vedere chi prenderà il sopravvento: se le leggi del mercato o quelle del taglieggiamento. Quel ch'è certo è che, per ora, le prime sono di là da venire. Giuliette Chiesa La farmacia è deserta Un cartello in vetrina avverte: i prezzi vanno moltiplicati per quattro Il latte non si trova Una signora protesta «E che cosa mangerà domani mio figlio?» Una donna litiga con la cassiera di un supermercato a Mosca il giorno dopo l'introduzione dei prezzi liberi in Russia [FOTOAP]

Persone citate: Commer, Giuliette Chiesa, Lenin, Mikhail Efimovic, Tamara Alekseevna, Varvara

Luoghi citati: Mosca, Russia, Tioplistan