Kohl: la Cee deve parlare anche tedesco di E. N.

Kohl: la Cee deve parlare anche tedesco GERMANIA E' diventata la lingua più parlata in Europa, nei Paesi dell'Est lo studiano 12 milioni di persone Kohl: la Cee deve parlare anche tedesco Richiesta di Bonn, oggi gli atti sono redatti in inglese e francese BONN DAI NOSTRO CORRISPONDENTE La Germania vuole che il tedesco sia affiancato all'inglese e al francese negli atti ufficiali importanti della Comunità, dove ancora ò relegato in posizione secondaria insieme all'italiano. In una lettera al presidente della Commissione Cee, Jacques Delors, il cancelliere Kohl chiede che sia elevato lo status del tedesco perché il Paese ha aumentalo il suo rilievo, geografico e politico, ma la sua, in realtà, è la richiesta di affrancare definitivamente la Germania dall'eredità del dopoguerra, di affermarne l'influenza e la potenza. La lettera di Kohl non rivela infatti soltanto un giustificato orgoglio nazionale, che pure i portavoce del governo non nascondono («Abbiamo sempre avuto il problema che l'inglese e il francese venivano prima nei documenti della Comunità, e naturalmente vogliamo che il tedesco sia riconosciuto in modo appropriato»). Cercando di pareggiare il tedesco alle due lingue «sovrannazionali», il cancelliere vuole il riconoscimento della nuova graduatoria geopolitica delle potenze occidentali emersa dai rivolgimenti all'Est e dalla riunificazione. L'ammissione formale e collettiva del valore trainante che la Germania ha assunto nell'Europa del dopo-Muro ha un presupposto obiettivo difficile da contestare. Con la riunificazione, il tedesco è diventato la lingua più diffusa d'Europa: lo parlano centoventi milioni di persone almeno, dalla Germania all'Austria alla Svizzera. Una cifra consistente ma destinata ad aumentare in fretta, soprattutto grazie alla diffusione nei Paesi dell'ex Patto di Varsavia, dove il tedesco ha ormai la stessa importanza dell'inglese. All'Est sono già dodici milioni gli studenti di tedesco, e le sedi del «Goethe Institut» - la più rinomata scuola di lingua tedesca per stranieri - sono prese d'assalto un po' dovunque, da Varsavia a Mosca, da Praga a Bratislava, mentre premono per averlo San Pietroburgo e Vilna, Riga e Kiev, Minsk e Alma Ata. Perfino l'americana «Cnn», la televisione di notizie in continuato, pensa a programmi in lingua tedesca per i quali investirà miliardi ma dai quali si aspetta di ricavare ottimi guadagni. Insomma tedesco superstar, seguendo il corso prorompente di un Paese che in due anni ha compiuto un balzo di enormi proporzioni. Se il tedesco si afferma come mezzo multinazionale di comunicazione e di scambio in tutta la Mitteleuropa - com'era ai tempi degli Asburgo - è perché una porzione abbondante del continente gravita ormai nel¬ l'orbita di Bonn, per ragioni economiche e politiche. L'area del marco si è estesa rapidamente a Est, dopo l'unificazione; gli investimenti e gli interessi tedeschi nell'ex Unione Sovietica e negli altri Paesi dell'ex Patto di Varsavia sono molti e rilevanti. E avvenimenti recenti hanno mostrato che il peso della nuova Germania è salito anche a Ovest. Nella crisi jugoslava, le pressioni del governo federale sui partner della Cee hanno affrettato il riconoscimento della Slovenia e della Croazia; anche i Paesi che si opponevano alla «fretta tedesca» hanno dovuto adeguarsi, per evitare pericolose fratture all'interno della Comunità. In precedenza Bonn aveva mantenuto un profilo netto nella crisi nel Baltico; la Germania era stata il primo grande Paese europeo a riconoscere Estonia, Lettonia e Lituania, [e. n.]

Persone citate: Asburgo, Goethe, Jacques Delors, Kohl