L'Algeri laica dice no agli islamici di Enrico Benedetto

L'Algeri laica dice no agli islamici Nasce un cartello interpartitico per fermare i mullah nel ballottaggio elettorale L'Algeri laica dice no agli islamici Trecentomila in piazza: democrazia PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un milione secondo gli organizzatori, 135.000 per la polizia, 300 mila a sentire osservatori neutrali. Comunque sia, l'Algeria anti-islamica ieri è infine scesa in piazza. Con grande determinazione ma non senza allegria, un'arma che i barbuti integralisti temono più del carcere. «Buon Anno e Democrazia» scandivano gli slogan, oppure: «Non vogliamo la tristezza al potere». Certo, se il Fis di Abassi Madani vincerà anche il secondo turno (16 gennaio), gli algerini dovranno rinunciare al veglione, cui il fondamentalismo non perdona le gioie alcolico-pagane. E la festa per la democrazia diverrebbe il suo funerale. Malika Boussouf, tra le più note giornaliste del Paese, ha paragonato la vittoria Fis a un emergente «fascismo arabo». Con lei, ieri pomeriggio, erano migliaia le donne in corteo, non solo giovani. La marcia, pacifica, voleva raggiungere «Piazza dei Martiri», feudo integrista nella capitale, ma la folla ha preferito sciogliersi prima, in modo da evitare scontri. Così il bilancio non registra neanche un torbido. Il «Comitato per la salvaguardia dell'Algeria» può cantare vittoria. Nato martedì quale cartello interpartitico dal largo appoggio sindacale, trasformando la dimostrazione pubblica in un successo, si candida oggi quale principale avversario del Fis nelle piazze. Ai seggi, invece, lascerà che si battano per la democrazia l'Fln e il Fronte Socialista guidato da Hocine Ai't-Ahmed. Vecchi nemici come possono esserlo un partito-regime gover¬ nativo e la sua opposizione di sinistra, ora si ritrovano sulla medesima sponda. Potrebbero siglare una Santa Alleanza antiislamica, magari sottobanco. Trattative sono in corso. «L'Algeria integralista non rappresenta una fatalità» ripete¬ va anche ieri, aprendo il corteo, Ai't-Ahmed. «Nulla è perduto. Il nostro Paese ha bisogno di elettrochoc positivi per reagire. Questo ci proponiamo sfilando nelle strade. Bisogna ridare speranza, fiducia al nostro popolo. E mobilitare gli astensionisti». Non sarà facile. Il giorno di Santo Stefano in ben 5 milioni hanno disertato le urne, lasciando che Abassi Madani razziasse 188 seggi (la maggioranza assoluta è a 316). Ora il tempo stringe. Alcuni notabili Fin o intere forze politiche quali la comuni- sta Pags, insistono che il Fis venga messo fuorilegge per brogli e comportamento anticostituzionale, ovvero le operazioni di ballottaggio siano rinviate sine die. Il Fronte Socialista vi si oppone con grande energia. «Siamo garantisti. Occorre offrire una chance al processo elettorale, pur salvaguardando la pace civile. Interromperlo significa legittimare un potere che combattiamo da 30 anni». Ma le venature golpiste o autoritarie affiorano nell'esercito come tra gli uomini Fin. Il ministro Aboubaker Belkai'd avrebbe promesso soldi ai giornali che appoggino la fine prematura della competizione elettorale. E lasciano perplessi le notizie ufficiali su gruppi islamici clandestini smantellati à Mascara: ghiotto alibi per gettare le basi d'un golpe militare. Enrico Benedetto Un gruppo di donne velate e non guida il corteo ad Algeri contro il rischio di uno Stato fondamentalista Nella foto piccola il leader del Fronte socialista Alt Ahmed parla alla folla di oltre 300 mila persone [FOTO AP)

Persone citate: Abassi Madani, Algeri, Hocine, Malika

Luoghi citati: Algeria, Parigi