A Berlino dovrebbe sorgere un centro commerciale di E. N.

«Non sfrattate il museo del Muro» Non sarà rinnovato l'affitto al direttore-fondatore che vuole resistere «Non sfrattate il museo del Muro» A Berlino dovrebbe sorgere un centro commerciale BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il museo del check point Charlie, o almeno la sua parte più recente - quella aperta proprio dov'era il Muro, subito dopo la scomparsa del più famoso «punto di passaggio» fra le due Berlino - rischia lo sfratto. Uno dei simboli più drammatici e vistosi della divisione ricomposta della storia sta per essere cancellato da un Centro d'Affari Americano, quattro piani di uffici, negozi e ristoranti da 400 milioni di dollari, che la municipalità sommersa dai problemi non può permettersi di rifiutare o rinviare. Ma Rainer Hildebrandt, il settantenne direttore, fondatore e proprietario del museo più famoso della Germania, non vuol saperne e minaccia una resistenza tenace come è stata la sua vita: dalla notte in cui «nacque il Muro» nell'agosto del '61, Hildebrandt ha raccolto «mille attimi di storia difficile e crudele» nelle stanzette affacciate alla Friederichstrasse, l'inventario incredibile degli «strumenti per la fuga», con foto originali, piantine della rete fognaria e delle cantine della zona, automobili dal doppio fondo e apparecchi surreali inventati per evitare le pallottole dei vopos. Nella fascia di terreno che il Comune gli aveva assegnato subito dopo la caduta del regime, Hildebrandt ha raccolto invece immagini e simboli di quel passato diviso e doppio, difficile da dimenticare: un pezzo di Muro, un bunker delle truppe di frontiera, il cancello che segnava il valico al check point Charlie, i cartelli che in 4 lingue annunciavano l'uscita dal settore Usa. Entro la metà dell'anno, se il Comune non cambierà idea, Hildebrandt dovrà trovare un altro posto per i frammenti di passato che considera il proprio «tributo alla storia». L'ufficio finanziario della città lo ha informato infatti che la concessione di affitto,non sarà prolungata, adesso che il gruppo americano guidato da Ronald Lauder, ex ambasciatore in Austria ed erede della dinastia produttrice di cosmetici, ha in programma il Centro d'Affari e pensa a un monumento proprio sul terreno del nuovo museo. Hildebrandt annuncia di voler combattere come sempre ha fatto, in passato. Ha già respinto una donazione di 3300 dollari che Lauder aveva offerto al museo, e accusa il rappresentante del finanziere americano, Mark Palmer, di aver rinnegato la promessa di non cacciarlo mai. L'amministrazione della città spera ancora in una soluzione, ma quasi certamente Hildebrandt dovrà accontentarsi di quel che aveva «prima», quando ancora c'era il Muro: il suo caso, in fondo, è soltanto uno dei centomila contestati, nella città tornata unita. [e. n.]

Persone citate: Hildebrandt, Lauder, Mark Palmer, Rainer Hildebrandt, Ronald Lauder

Luoghi citati: Austria, Berlino, Germania