Leggi e soldi ci sono ma non sappiamo cogliere le occasioni

Leggi e soldi ci sono ma non sappiamo cogliere le occasioni IL CASO-TORINO Le cose da fare: scrive Bonsignore Leggi e soldi ci sono ma non sappiamo cogliere le occasioni Il 1992 è un anno decisivo per Torino. Sono in cantiere opere di respiro europeo, l'avvio del piano regolatore apre la porta al ridisegno della città. Resta il problema delle risorse, dei mezzi necessari a trasformare i progetti in realizzazioni. Su questo tema si stanno misurando le forze politiche, ed è già polemica tra chi sollecita una forte azione del governo centrale e quanti sostengono che Torino e il Piemonte non hanno bisogno di assistenze speciali. La Stampa ospita da oggi una serie di interventi: il parlamentare de Vito Bonsignore, che aveva avanzato una proposta per Torino subito contestata dal ministro Bodrato, riprende e illustra la sua posizione. QUAL è l'orgoglio che serve a Torino? Cogliendo lo spunto da una delle ultme note del «Conte Verde» considero molto proficuo che intorno al «caso Torino» si sviluppi un dibattito il più ampio possibile per cercare i modi di uscire dalle secche della crisi. Mi sembra tuttavia pretestuosa la contrapposizione tra il ministro Bodrato e me a proposito di come affrontare il problema. E non è neppure accettabile, se un organo di stampa vuole essere il più credibile possibile, la piccola «cattiveria» di vago sapore leghista che presenta me come democristiano immigrato a Torino e Bodrato democristiano di Torino. I valori, così come le scelte di «servizio», non possono essere catalogati secondo frusti stetii h fnn reotipi che fanno riferimento alla latitudine del paese in cui uno nasce. Ma torniamo a ragionare un attimo sulla mia proposta. In primo luogo non mi sono mai sognato di invocare, per far fronte ai nostri malanni, il varo di una legge straordinaria che chieda aiuti al governo. Le leggi ci sono, dobbiamo soltanto utilizzarle. Se Torino vuole competere con le aree forti d'Europa ha bisogno di nuovi strumenti: li offrono gli articoli 14 e 15 della Legge 241 varata nel '90 h d '90, che prevedono, appunto, la possibilità di creare «intese di programma» per singole città e regioni. Non è esatto dire che nella nuova Finanziaria non ci sono soldi. Il discorso è diverso: i fondi ci sono, a disposizione dei vari ministeri, per averli basta arrivare in tempo, presentando progetti organici e finalizzati. E' proprio questo il male di cui noi soffriamo: non saper utilizzare le risorse che vengono messe a disposizione. E allora perdiamo i finanziamenti per le linee metropolitane perché non c'è accordo fra le parti; non riusciamo a sostituire con altre attività tutta la siderurgia che ha chiuso i battenti; si continua a dire che la Torino-Savona e l'autostrada della morte, ma non si decide il raddoppio perché non arriviamo in tempo ad usufruire degli stanziamenti a pioggia disposti dal ministro dei Lavori Pubblici; la legge per la Sanità prevede la possibilità di trasformare parte degli ospedali in Istituti a carattere scientifico: Milano ne usufruisce in maniera massiccia, noi per niente; le aziende continueranno a spendere ogni anno grandi risorse per la formazione professionale interna perché i corsi pubblici non sono adeguati alle loro necessità; il Piemonte ha bisogno di lavoratori a bassa qualificazione, ma di fronte alle nuove ondate immigratorie non si riesce ad organizzare una loro sistemazione appena dignitosa; Torino perde (ormai da 12 anni) 20 mila abitanti l'anno e nessuno fa niente contro questo innegabile impoverimento della città. Senza parlare dei consorzi per l smalti per lo smaltimento dei rifiuti che non sono mai diventati operativi, della Sipra che si trasferisce a Milano, dei 650 addetti delle officine grandi riparazioni delle Ferrovie che vanno in Meridione. A meno che questo star zitti e lasciar andare le cose al loro destino non abbia un preciso scopo: trasformare Torino in una media città adagiata sui suoi trascorsi sabaudi, chiusa, dalla protezione delle Alpi, narcisisticamente specchiantesi nei suoi rinomati fiumi. Una città, secondo le proiefih idtt pzioni demografiche, ridotta a 600 mila abitanti che espellerà i più deboli, farà fuggir via gli imprenditori più dinamici. Contro questa prospettiva mai mi zittirò e non perderò occasione per combatterla. Fra Bodrato e chi scrive non esiste alcuna contrapposizione. Siamo perfettamente in linea sulle grandi questioni di prospettiva e sono certo che, avviato un «tavolo» di questo genere, il ministro Bodrato con l'intelligenza che lo contraddistingue, farà alla grande la sua parte. Insieme, trasformeremo quella che oggi è «un'idea per Torino», come l'ha definita lo stesso presidente del Consiglio Andreotti, in un progetto di lavoro concreto e idoneo a delineare le nuove frontiere di sviluppo e di crescita per la nostra comunità. Vito Bonsignore

Persone citate: Bodrato, Bonsignore Leggi, Conte Verde, Vito Bonsignore