Il 1992 è arrivato ma l'Italia dov'è?
Il 1992 è arrivato ma l'Italia dov'è? In marcia a tappe forzate verso l'Europa Il 1992 è arrivato ma l'Italia dov'è? ROMA. E così, piaccia o no, il fatidico '92 è arrivato. Ce la farà l'Italia a uscire dal tunnel e tenere il passo con l'Europa? Come al solito, i giudizi sono divergenti, persino contrastanti. Se da Washington Massimo Russo, direttore europeo del Fondo Monetario internazionale, l'uomo che ogni anno dà le «pagelle» ai Dodici, manda segnali incoraggianti («La situazione italiana è difficile, perché la crescita è bassa e l'inflazione non scende ma l'Italia può farcela»), cinque «osservatori» na¬ zionali e internazionali (Cer, Cse, Iseo, Ocse e Prometeia) lanciano invece segnali tutt'altro che rassicuranti, almeno per il '92. Avvertendo però che questo scenario (naturalmente di colore grigio) potrebbe schiarirsi o al contrario incupirsi in relazione ai comportamenti dei soggetti pubblici e privati e all'andamento della congiuntura internazionale. A pesare sulle «previsioni» le variabili sono molte: si va dal tipo di maggioranza che nascerà dalle urne a primavera (quindi dalla sua ca¬ pacità di affrontare i problemi strutturali dell'azienda-Italia: deficit, inflazioone, stabilità del cambio, costo-lavoro, etc) al dato ormai scontato che nei prossimi due anni l'economia italiana crescerà a tassi moderati, sicuramente inferiori a quelli delle seconda metà degli Anni 80 e degli altri Paesi europei. Resta poi la capacità di ripresa del sistema internazionale: i più sono convinti che qualche segnale ci sarà già a primavera. Ce la farà l'Italia ad agganciarsi?
Persone citate: Washington Massimo Russo
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