La rivincita della Fantasia di Gianni Rondolino

La rivincita della Fantasia Tornano i suoi grandi film: smentiti i critici, battuti i giapponesi La rivincita della Fantasia Walt Disney, record in videocassetta successo masenza prece- ARE un spettato, denti. Più di un milione di copie della videocas- setta di Fantasia di Walt Disney vendute in Italia, più di dieci milioni negli Stati Uniti. Non solo, ma i film disneyani continuano a dominare il mercato dei disegni animati, sia il recente Bianca e Bernie nella terra dei canguri, sia soprattutto le riedizioni dei suoi precedenti. Una ricerca di Ferraù sul Giornale dello Spettacolo c'informa che negli ultimi ventiquattro anni, dal 1967 a oggi, i film d'animazione di Disney e della sua casa di produzione, fra riedizioni e novità, hanno incassato decine di miliardi, sopravanzando di gran lunga tutti gli altri prodotti consimili, europei, americani, giapponesi. E Fantasia, in particolare, si è collocata al primo posto quando uscì nuovamente nella stagione 1973-74, mantenendo ancora ottime po¬ sizioni nelle successive stagioni 1978-79, 1981-82 e soprattutto 1986-87 e 1990-91. Si assiste a una «Disney Renaissance»? A un ritorno in massa, non solo presso il pubblico infantile, dei suoi film a disegni animati tratti dalla favolistica mondiale o ispirati alle storie e alle avventure che da sempre hanno popolato la fantasia dei bambini? A una riconsiderazione, anche critica, della sua opera, fuori delle antiche lodi o dei successivi biasimi, in una prospettiva più ampia, che tende ad abbracciare l'intera sfera del «disneysmo» come un modello spettacolare non legato al proprio tempo, ma considerato quasi una categoria cinematografica sempiterna adatta ad ogni pubblico, ad ogni luogo, ad ogni età? Sono passati venticinque anni dalla sua scomparsa, un quarto di secolo che ha segnato non soltanto lo sviluppo e l'ampliamento del suo cinema - nato negli Anni Venti ed impostosi internazionalmente nel decennio seguente -, ma anche l'affermazione di una teoria e una pratica del disegno animato che, nonostante i tentativi di opposizione messi in atto dai suoi concorrenti, spesso più moderni e geniali di lui (dai fratelli Fleischer a Bosustow, da Tex Avcry a John Hubley), si è dimostrata tuttora vincente. Come se il suo disegno leccato e rotondo, il suo gusto piccolo-borghese, le sue favole edificanti, l'esplicito Kitsch dei suoi prodotti fossero le uniche strade da seguire per fare del cinema d'animazione un prodotto di largo consumo. Come se il disegno animato - nato prima di Disney e sviluppatosi in diverse direzioni, dalla critica di costume alle ricerche dell'avanguardia, dal piacere dello sberleffo all'analisi delle forme - non potesse che affermarsi sub specie disneyana. Ed è significativo il fatto che, se un tempo la sua fama e la considerazione dei critici erano legate ai film di Topolino e Paperino e alcune poetiche Silly Simphonies, oggi si preferiscono i lungometraggi favolistici come Cenerentola o Bambi, Il libro della giungla o Red e Toby nemici amici, o naturalmente Biancaneve e i sette nani. Ma soprattutto ci si entusiasma per un film come Fantasia che, rea- lizzato nel 1940 e rieditato numerose volte, ha sempre incontrato le critiche più severe. Non foss'altro perché il tentativo di Disney di «nobilitare» i suoi disegni animati usando i grandi musicisti, da Bach a Ciajkovskij a Dukas a Stravinsky a Beethoven a Ponchielli a Musorgskij, come «compositori per film» e le loro musiche come supporti sonori alle immagini, non poteva che sortire un risultato artistico deludente, addirittura un vero e proprio crimine estetico. Oggi quel risultato pare invece incontrare il gusto del pubblico (e della critica), quel presunto crimine non sembra più tale, anzi. Forse perché la diffusione della musica classica a tutti i livelli, dal film commerciale allo spot pubblicitario, ha livellato verso il basso la stessa pratica dell'ascolto musicale. Forse perché la musica, qualunque essa sia, è sentita oggi come elemento intrinseco dell'immagine, come dimensione sonora di un universo fantastico che, attraverso il grande schermo del cinema o quello piccolo del «videoclip», ci immerge a poco a poco nel sogno, nell'immaginazione. Ma può esserci anche un'altra spiegazione, che tiene conto delle modificazioni del gusto visivo e di quello musicale, della contaminazione dei diversi livelli dell'arte e della pubblicità, della mescolanza dei generi spettacolari, del consumo quotidiano di immagini e suoni. E più ancora tiene conto della diffusione capillare, che possiamo definire post-moderna, della parodia, intesa letteralmente come «travestimento comico di una composizione o di un contenuto serio» (Zingarelli). Nel senso che la realtà - quella deformata e trasfigurata dei disegni animati o quella esaltata e dilatata del cinema spettacolare - ci appare ormai come un'immagine paro¬ dica della quotidianità, una sua rappresentazione fortemente caricaturale. Da questo punto di vista la «serietà» dell'operazione disneyana di nobilitazione culturale dei disegni animati, la presunta e dichiarata «artisticità» di Fantasia, non è altro che il risultato di una parodia: o almeno così oggi appare. Il Kitsch che orna le inquadrature animate della Pastorale di Beethoven o della Sagra della Primavera di Stravinsky (per tacer d'altro) è probabile che sia oggi recepito come una demistificazione di quella «serietà» che fu invece, allora, il presupposto estetico del film. Non si tratterebbe più di Kitsch, di cattivo gusto, ma di una sorta di autocoscienza del brutto, di smascheramento autoironico dell'Arte con la maiuscola. Forse, invece, è solo il frutto questo successo duraturo e certamente sorprendente - di una rivincita postuma di Walt Disney, bistrattato dalla critica proprio a partire dal 1940, l'anno di Pinocchio e di Fantasia. Una rivincita che potrebbe confermare quel livellamento del gusto, quell'appiattimento della sensibilità estetica, che pare dominare la nostra società multimediale, policentrica e relativistica. Gianni Rondolino Il Rinascimento di Topolino con le musiche dei classici. Vendute negli Usa 10 milioni di copie e in Italia oltre un milione

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