Prezzi liberi, a Mosca la grande paura

Prezzi liberi, a Mosca la grande paura Ma gli esperti sono scettici: è come operare un malato senza anestesia, qui rischiamo la guerra civile Prezzi liberi, a Mosca la grande paura Parte la riforma-choc di Elstin in un Paese alla fame MOSCA DAL NOSTRO INVIATO La tempesta, il tornado, l'inondazione dei prezzi liberi vortica nei cieli di Russia e dilaga oltre i confini, nelle Repubbliche della «Comunità», che non hanno ombrelli per ripararsi. A due giorni dalla burrascosa riunione di Minsk, dove gli undici Capi di Stato non sono riusciti a varare un documento economico comune, tutte le Repubbliche hanno dovuto piegarsi alla decisione di Eltsin. Anche l'Ucraina - che aveva annunciato di posticipare gli aumenti al 10 gennaio - ha ceduto, per «difendere la propria economia», e liberalizzerà i prezzi da oggi. Ma Kiev e tutte le altre capitali non possono rispondere all'aggravamento del debito pubblico. Secondo gli esperti ucraini, ad esempio, la liberalizzazione dei prezzi costerà all'economia repubblicana qualcosa come 16 miliardi di rubli. E la banca centrale russa - che mantiene il controllo sull'emissione - ne ha concessi soltanto 5. Così il governo ucraino annuncia misure di difesa: da oggi introdurrà «tagliandi riutilizzabili» che, di fatto, escluderanno l'uso del rublo per acquisti sul mercato interno. E' facile prevedere che nel volgere di qualche giorno barriere doganali verranno innalzate da tutte le Repubbliche per evitare che le merci fuggano verso il miglior offerente. E la Russia, a sua volta, dovrà cercare d'impedire che miliardi di rubli, inutilizzabili oltre i suoi confini, si rovescino a valanga sul proprio mercato, già asfittico di beni. La determinazione di Eltsin (che ieri ha anche conferito «poteri speciali» al sindaco di Mosca, Gavril Popov) di accelerare la riforma non ha, del resto, alternativa. E' una mossa obbligata per cercare di invertire il crollo definitivo dell'economia. Ma - come scrive l'economista radicale Nikolai Shmeliov - il governo russo ha varato una «terapia choc» simile a «un'operazione senza anestetico». Per giunta su un «paziente che non ha le mani legate» e che potrebbe «afferrare un coltello per avventarsi sul medico». Decine di milioni di persone, già ai limiti minimi di sussistenza, dovranno affrontare da oggi un «mercato selvaggio» senza alcuna protezione. Una liberalizzazione dei prezzi non accompagnata dalla privatizzazione dell'economia e da misure di compensazione per gli strati indifesi della popolazione non sembra in grado né di riempire gli scaffali vuoti dei negozi, né di fare da volano per una ripresa produttiva. I russi hanno già subito un'inflazione del 650% nel 1991 e l'inflazione potrebbe ora raggiungere livelli del 40-50% mensile. Nel pacchetto di Eltsin le uniche misure «difensive» sono, in pratica, la totale eliminazione dei tetti salariali per le imprese private e l'aumento del 90% dei salari, a partire da gennaio, nelle imprese statali, insieme alla fissazione del salario minimo (e del minimo di pensione) a 342 rubli. Una goccia nel mare dei bisogni popolari, mentre la banca centrale russa è costretta a riconoscere che, per comprare un dollaro, occorrono oggi 120 rubli. Il salario medio con cui un cittadino russo dovrà affrontare il caos si aggirerà dunque attorno alle 5 mila lire mensili. E siamo di fronte ad aumenti che porteranno a 2 rubli un litro di benzina (da 40 copechi), un litro di latte a quasi 3 rubli (da 70 copechi), un chilo di pane a 1,5 rubli (da 50 copechi), un litro di vodka a oltre 100 rubli (da 20 di ieri). E si tratta solo del pacchetto di prezzi «amministrati». Ma, a meno di un controllo militarizzato della distribuzione razionata dei beni essenziali (che nessuno sembra in grado di realizzare), la gran parte della popolazione non troverà nei negozi molto di più di quanto trovava fino a ieri. Le speranze di un aiuto alimentare straniero sono - secondo le valutazioni di un funzionario del governo russo - del tutto illusorie. Ciò che è stato previsto dai governi occidentali non supera, complessivamente, le esigenze di consumo di 24 ore. Affrontare una tale svolta in queste condizioni appare impresa insormontabile. La tardiva (del 26 dicembre) e limitata decisione del governo di avviare la privatizzazione di commerci e servizi e delle piccole e medie imprese non sembra del resto in grado di avviare la ripresa produttiva. Almeno non nelle proporzioni e nei tempi previsti dal vicepremier russo Egor Gaidar. Privatizzare significa trovare compratori. Ma un mercato d'affari dotato di risorse finanziarie ancora non esiste e le imprese secondo il decreto governativo dovranno essere acquistate in contanti o con l'apporto di crediti finanziari assai esigui. E gl'investitori stranieri non sembrano per ora entusiasti di acquistare imprese obsolete, che producono merci inesportabili. Il vicepremier russo si dichiara convinto di poter rimpinguare le casse statali con 92 miliardi di rubli quest'anno e con oltre 350 miliardi di rubli l'anno venturo, ma sono pochi a credergli. Così come nessuno pensa che la stabilizzazione dell'economia potrà cominciare nel prossimo autunno e l'inflazione potrà essere ricondotta nei limiti «fisiologici» del 7-10% addirittura nei prossimi tre mesi. Previsioni che, lungi dal tranquillizzare, sembrano dimostrare che incompetenza e approssimazione dominano tra coloro che sono chiamati a prendere decisioni cruciali per la sopravvivenza del Paese. E i brindisi di fine d'anno, a Mosca coma a Kiev, a Dushanbè come ad Ashkhabad, in tutti i territori del Paese dell'Incertezza, sono stati pieni di prognosi oscure. Giuliette Chiesa Le altre Repubbliche costrette ad adeguarsi Ma con Kiev si profila una guerra commerciale Prevista un'inflazione del 50 per cento al mese Concessi poteri speciali al sindaco della capitale I fuochi d'artificio di Capodanno illuminano il Cremlino e la cattedrale di San Basilio. A sinistra un gruppo di moscoviti rovista nell'immondizia in cerca di oggetti riciclabili ^^^^^^^^^^^ Srl ' Per avete un'idea de!: rapporto fra prezzi di Stato e prezzi liberi, ecco un confronto per alcune voci, tenendo presente che il salario medio dell'operaio è di 350 rubli al'mese e che, in base all'attuale tasso di cambio libero, equivale all'incirca a tre dollari o 3500 lire. Un rublo vale cioè circa 13 lire, Accanto ad ogni voce, il prezzo statale al chilo vigente alla fine del.-.91, il prezzo del mercato libero e l'equivalente di ore di lavoro necessarie per guadagnare la necessaria somma di rubli, in base a un orario medio mensile di 175 ore. LA SPESA: LE CIFRE DELL'INCUBO Prezzo statale Prezzo libero Ore lavorò^ SALSICCIA AFFUMICATA 78 150 75 P0LL0 34 80 40 BURR0 10 120 60 PASTA 2,50 20 10 PANE BIANCO 0,50 1,5 1 ZUCCHER0 [tesserato] 2,40 non disponibile PESCE FRESCO [carpa] 12 non disponibile LATTE [al litrol 0,70 3 1,5 SIGARETTE [20 di marca Yava] 0,55 8 4 PAI0 Dl SCARPE DA DONNA 420 1500 750 PAI0 DI SCARPE DA U0M0 250 1000 500 PAIO Dl SCARPE DA BIMBI 15 300 150 PAIO Dl COLLANT 15 120 60 GONNA 200 1500 750 BENZINA SUPER [allitro] 0,40 2 0,7 I fuochi d'artificio di Capodanno illuminano il Cremlino e la cattedrale di San Basilio. A sinistra un gruppo di moscoviti rovista nell'immondizia in cerca di oggetti riciclabili

Persone citate: Egor Gaidar, Elstin, Eltsin, Gavril Popov, Nikolai Shmeliov