Parliamone

Parliamone Parliamone EDITORI E MASS MEDIA CONTRO LA POESIA n i LI in ENIAMO informati che la poesia «non fa notizia». Da chi? Da coloro i quali tracciano il profilo del lettore immaginario, e stabiliscono dunque di somministrargli soltanto ciò che gradisce. Peccato, ahimè, che non si siano preoccupati di chiederglielo, onde la somministrazione equivale alla tassesca medicina dolce sull'orlo del bicchiere, ma amara nella sostanza, e naturalmente benefica per l'«egro fanciul». Fuor di metafora: abbiamo sulla scrivania l'agile ed elegante Primo quaderno inglese nella eccellente e benemerita collana di poesia contemporanea della Guerini e Associati, e il quattordicesimo numero del mondadoriano Almanacco dello Specchio, curato da Marco Forti con una ricca messe di poeti, fra i quali, Tony Morrison, in comune con il quaderno di Guerini. Per una creatura che vigorosamente nasce, un'altra tristemente muore. Nell'editoriale dell'Almanacco, Forti giustamente rivendica i meriti non indifferenti di questa finora indispensabile pubblicazione, ne propone un misurato e coerente bilancio, e insieme ne annuncia stoicamente la morte. Dovremo accontentarci dei volumi della gloriosa collana, Lo Specchio appunto, che escono ormai con il contagocce. Il lettore immaginario, senza diritto di parola e in certo senso violentato, si domanda invano il perché, visto che, al contrario, in Italia la poesia gode di perfetta salute, dai giovanissimi vegliardi come Attilio Bertolucci ai rigogliosi anziani come Giovanni Giudici, alle più recenti leve benissimo rappresentate proprio nell'Aimanacco. Per tacere degli stranieri da riscoprire (quando mai Yeats entrerà in circolo nella cultura italiana?) o da scoprire. Prendiamo il caso di Seamus Heaney, forse il maggior poeta vivente di lingua inglese, egli pure presente nei due volumi cui ci riferiamo. Station Island, una straordinaria sequenza, è apparsa nel '93 nello Specchio. Potremmo sommessamente chiedere alla Mondadori quale budget è stato fissato per pubblicizzarlo? Il libro ha mantenuto una sorta di clandestinità, e ne chiamo a testimoni i nostri lettori. Specularmente, però, bisogna chiamare in causa i recensori: di Station Island non ha parlato virtualmente nessuno. Non basta. A Heaney è stato attribuito il premio internazionale MondeDo, e il poeta ha trascorso tre giorni a Palermo in settembre. Gli intervistatori lo hanno quasi completamente ignorato; in maggioranza, neppure incontrato, e sì che Heaney, irlandese cattolico del Nord le cui tensioni si riflettono drammaticamente nel testo poetico, avrebbe offerto più di una occasione di discorso. L'attenzione è stato polarizzata da un altro premiato, il giapponese Kenzaburo Oe, scrittore di notevole statura ma narratore e in grado di fornire un tocco di (supposto) esotismo. Insomma, faceva notizia. Persino gli addetti ai lavori vengono coinvolti in questa involontaria complicità. L'Almanacco presenta appropriatamente la canadese Margaret Atwood, poeta non meno che narratore, ma un'ampia scelta era apparsa da tempo, anunirevolmente curata da Alfredo e Biancamaria Rizzardi presso Bulzoni, in una collana che passa tra l'inditTerenza pressoché generale. Mi sembra proprio il caso di fare più credito al lettore immaginario, e di evitare di espropriarlo suo malgrado. La poesia, per raggiungerci nella sua integrità, non deve essere necessariamente povera e nuda. n i LI in ENpochciaim ni LI in ciaim Claudio Gorlier Ai lettori Auguri di Buon Anno Il prossimo Tuttolibri sarà in edicola con La Stampa sabato 8 gennaio.

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