1994 sarà un'avventura

sarà un'avventura sarà un'avventura La Padovani per «l'Utopia creatrice» Galimberti: «Si torni alla ragione» poliziotto del Sistema e sul Corriere della sera scriveva "cultura Rusconi" per dire cultura di destra ovvero pattume e pazienza se in quel periodo proprio Rusconi pubblicava un gigante come Tolkien, venendo comunque subito scomunicato. Anni disgustosi in cui furono fatte saltare le fondamenta di un'università italiana sino allora impeccabile anche se già minata dalla persecuzione comunista. Oggi l'università è distrutta, il che vuol dire aver distrutto culturalmente il secolo che sta per cominciare. Ce n'è abbastanza, per disperarsi? Altro che chiedere meno ore di tv...». (Forse bisognerebbe chiedere a Zolla se resta anche convinto che i comunisti mangiassero i bambini...). Cattiva tv brutta politica Invece, secondo Dorfles, i conti con la tv è necessario e urgente farli: «Dalla tv nel '94 non vorrei più maggiorate al silicone, varietà abbietti, insopportabili esibizioni di cultura da strapazzo: il miglioramento dei costumi in Italia passa inevitabilmente, e forse prima di tutto, attraverso il video. Vorrei invece vedere un canale tv dedicato al sapere, un canale radiofonico serio, una televisione sganciata dalla pubblicità». Se questa non è utopia... «Venerabile utopia, quanto assurda - è l'opinione di Rella -. La tv è lo specchio per eccellenza della indecifrabile tensione tra bene e male del nostro tempo, dell'opacità che è dentro di noi, degli enigmi di un secolo che ci ha dato Auschwitz, la Bosnia, il caos dell'ex Urss. La tv siamo noi, per ora incapaci di vedere indicazioni che ci conducano a superare l'angosciosa sensazione di "non futuro" che accompagna soprattutto i giovani, a trovare strade non bloccate. Strade che sono certo troveremo, anche se non subito. Assistendo di recente ad un convegno di filosofia e astronomia mi sono convinto che la ragione umana ha risorse immense, impensabili, riesce a tener botta anche con il cielo...». Ma bisogna saperla usare e purtroppo Galimberti, al momento, valuta zero la possibilità di vederla al servizio della società italiana: «Siamo infelici, abbiamo cattivi libri, cattiva tv, cattivi rapporti con il prossimo, una cattiva vita politica: tutto perché da un millennio, nella sfera pubblica, invece di coltivare la cultura della ragione coltiviamo la cultura dei valori. Certo, cambiare non è facile, i tempi saranno lunghi». E poi, c'è «bestseller Alberoni». Nel '94 ci consigliano di dimenticarlo; ma via, ce lo lascino amare, ancora per un po'. Siamo italiani... re la salvezza del mondo ai ragazzini. Non a quelli astorici, barbarici (a Camporesi piacerebbero, forse) di Elsa Morante, ma ai protagonisti di una Jurassic school seria e determinata «dove - così spera Volponi - la protesta non finisca con qualche aggiustamento di comodo, ma dove si sappiano assumere vere responsabilità. Perché i giovani oggi possono e devono fare la "loro" politica sapendo che i figli non hanno nulla da aspettarsi dai padri». Quei padri che 30 anni fa hanno rovinosamente fallito, secondo Zolla l'apocalittico, anche sul terreno culturale: «Il ricatto politico veniva chiamato impegno e non si aveva neppure la decenza di dire che questo impegno significava pei, il che dava modo ai ricattatori di prosperare. Una casa editrice come Einaudi ha rappresentato per decenni la cultura italiana sacrificando ogni scelta sull'altare del marxismo. E non dimentichiamo Umberto Eco che, negli Anni 70, faceva il

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