Un'odissea a Sarajevo

L'anziana donna, di Brescia, ora verrà aiutata a ritornare in Italia BOSNIA wmmmmmmmzim L'anziana donna, di Brescia, ora verrà aiutata a ritornare in Italia Un'odissea a Sarajevo Soccorsa l'ultima nostra connazionale SARAJEVO. Dopo mesi di ricerche, lieto fine per l'ultima italiana rimasta a Sarajevo, rintracciata in una casa nel centro della città. Si chiama Rosaria Bartoletti, ha 69 anni ed è originaria di Brescia, dove i suoi genitori vivevano prima di trasferirsi a Sarajevo. All'inizio della guerra in Bosnia, nell'aprile del'92, era stata costretta a lasciare la sua casa che si trova sul fiume Miljacka, proprio sulla linea del fronte tra serbi e musulmani. Da allora è vissuta in una casa del centro storico, ospite di una donna bosniaca che le ha offerto una stanza. E' stato un funzionario italiano dell'Unprofor, Andrea Angeli, a trovare ieri mattina Rosaria Bartoletti e a consegnarle i mille dollari messi a disposizione dall'ambasciata italiana a Belgrado come sussidio straordinario per lo persone in stato di indigenza. Commovente l'incontro: la donna, assai provata, ha accolto il funzionario in lacrime e ha raccontato che sinora si era nutrita con quel poco che lei e la sua ospite bosniaca riuscivano ad ottenere dagli aiuti delle Nazioni Unite. «Oltre a patire la fame - ha raccontato Rosaria Bartoletti - la sofferenza più forte in questi mesi è stata provocata dal freddo. Per difendersi si sta sempre in casa coperti con tutto ciò che si trova». In questi venti mesi Rosaria Bartoletti aveva tentato più volte di raggiungere il quartier generale dell'Onu, ma non era mai riuscita a superare i posti di blocco. «Avevo anche paura dei cecchini - ha detto al funzionario dell'Unprofor - sono troppo vecchia, non ho più le gambe e il fiato per correre». La donna, che ò in possesso di un passaporto italiano, potrà comunque lasciare Sarajevo. Anche se le pratiche richiederanno settimane, le autorità bosniache non hanno mai ostacolato l'uscita di cittadini stranieri. «La signora vorrebbe tornare in Italia - ha spiegato Andrea Angeli - ma non ha più parenti tranne l'ex marito, Ivan Molo, che vive a Rovereto in provincia di Trento, e dal quale è separata da parec¬ chi anni. Si tratta ora di trovarle una sistemazione. Per tornare in Italia è anche disposta a trovare un lavoro». Intanto ieri è felicemente finita l'odissea dei novecento profughi di Sarajevo diretti a Spalato. Con un convoglio di 16 autobus, donne, vecchi, bambini e infermi hanno finalmente lasciato la Bosnia diretti verso la città dalmata. Prostrati nel fisico da tre giorni stipati in pullman per un viaggio di neanche 200 chilometri, il gruppo di croati e musulmani ha dovuto attendere tre ore e mezzo prima di ottenere via libera al posto di confine tra Bosnia e Croazia. Erano da mesi in lista di attesa per essere evacuati dalla capitale bosniaca in balia della guerra, della fame e del freddo. Martedì si erano messi in viaggio, ma dopo pochi chilometri erano stati bloccati nel sobborgo serbo di Lukavica. Sul fronte delle ostilità, la giornata è stata abbastanza tranquilla, tanto da alimentare la speranza che si possa finalmente instaurare la tregua promessa. [Ansa-Agi]

Persone citate: Andrea Angeli, Ivan Molo, Rosaria Bartoletti